Rispolveriamo un editoriale di maggio 2009…

Questo articolo di fondo non è molto vecchio, risale infatti a maggio 2009, ma lo “rispolvero” volentieri perché fa luce su un aspetto del settore al quale nessuno fa mai riferimento. Quando, infatti, l’agente di viaggio diventa un cliente, come si comporta con l’agenzia con la quale ha prenotato il suo viaggio scontato nel caso in cui accada qualcosa – qui si parla di vera e propria malafede e del volersi approfittare di una situazione della quale ci si dovrebbe soltanto vergognare. L’articolo di fondo raccontava i fatti accaduti nel corso di una vacanza a Mauritius mentre oggi vi racconto che, a distanza di quattro anni, l’agenzia di viaggi e l’operatore (che aveva fatto la sua proposta di risarcimento, chiaramente rifiutata) hanno ricevuto una notificazione di atti giudiziari con una richiesta di risarcimento danni pari ad Euro 196,00 (la differenza del cambio tipologia camera) più 10.000,00 – avete letto bene: diecimila per “danno da vacanza rovinata!!!

Per chi ha già letto questo editoriale, queste righe sono solo un aggiornamento della storia. Per gli altri…ritengo che sia istruttivo perché fa capire che in questo settore ci sono anche delle “mele marce” e sono quelle che poi rovinano il comparto. Ma quale professionalità! Ma quale coscienza umana e lavorativa può avere gente del genere? E si parla tanto delle scorrettezze dei clienti! Quelle degli ADV sono ancora più gravi proprio perché sanno come funziona il settore e perché…da ciò che leggerete nell’articolo, vi renderete conto che questa persona non merita di essere definita agente di viaggio ma semplicemente…una miserabile approfittatrice  – lasciatemi usare il termine forte. A voi il giudizio!

Se l’ADV è il cliente… Il caso “topolino”

Il fatto: un agente di viaggio prenota per le sue vacanze un soggiorno in un’isola tropicale, in una struttura a 5*, chiedendo anche la sistemazione ‘fronte mare’, per la quale paga un supplemento di circa 200 euro. L’adv parte a metà settembre 2008 insieme al marito e, dopo alcuni giorni dal suo rientro, fa presente all’agenzia di viaggi presso la quale ha confermato e pagato la sua vacanza, di aver avuto un piccolo inconveniente nel corso del suo soggiorno.

Rientrando una sera nella sua camera, aveva trovato un topolino sul divano. Contattata immediatamente la reception, e preso atto che non vi erano altre camere fronte mare disponibili, veniva alloggiata in una camera ‘vista mare’ situata non più al piano terra – come la fronte mare – ma al primo piano e senza supplemento. L’adv, faceva presente all’agenzia che, non avendo usufruito della sistemazione richiesta, richiedeva la differenza pagata prima della partenza. Il tutto veniva raccontato in maniera piuttosto tranquilla e scherzosa e senza esternare alcuna pretesa se non, appunto, quella di riavere indietro il supplemento pagato. Invitata dall’adv, che aveva curato la sua pratica, a mettere per iscritto la sua richiesta di risarcimento – da spedire al tour operator gestore della struttura alberghiera e per conoscenza all’agenzia stessa, l’adv-cliente, inviava successivamente una lettera di poche righe con la richiesta di quanto dovuto, definendo il ritrovamento del topolino “inconveniente” e niente di più.

L’adv-cliente, a fine novembre, ripartiva nuovamente per un’altra vacanza al mare di Sharm el Sheikh, , prenotata sempre nella stessa agenzia e in una struttura appartenente sempre allo stesso tom e jerryT.O. dei Tropici il quale, il 1 dicembre 2008 – dopo aver effettuato le verifiche del caso ‘topolino’– inviava una lettera all’adv-cliente e per conoscenza all’agenzia intermediaria – nella quale si dichiarava disponibile a restituire la somma del supplemento (Euro 196,00 totali) sotto forma di un buono da utilizzare entro ottobre 2009 – esclusi periodi di alta stagione come Natale-Capodanno-Ferragosto.

La cosa strana è che da dicembre a fine febbraio l’adv-cliente aveva richiesto altri preventivi di viaggi all’agenzia senza mai accennare alla lettera di risposta del T.O. In una delle telefonate di risposta ai preventivi richiesti, però, l’agente dettagliante chiese all’adv-cliente se aveva ricevuto la lettera del T.O. e cosa avrebbe fatto. L’adv-cliente rispose che andava bene ma che non sapeva quando sarebbe ripartita.

Tutto questo accadeva a fine febbraio, dopodiché silenzio da parte dell’adv-cliente (d’altra parte aveva effettuato 2 viaggi nel giro di 2 mesi e non si poteva pretendere che ripartisse subito).

Ma sapete qual è stato l’epilogo della storia? Ebbene, verso il 20 di maggio 2009, è arrivata al T.O. e all’agenzia dettagliante una notificazione giudiziaria nella quale l’avvocato dell’adv-cliente , con dovizia di particolari e con un pathos degno di un film dell’horror, raccontava di un grandissimo shock riportato dalla sua cliente a causa di quel topolino (?1?) e di tutta una serie di problemi psicologici e fisici sorti a causa a quel ritrovamento in camera (neanche fosse stato un cobra!). Ovviamente, come è di moda ormai, l’avvocato ha evidenziato che questo grave episodio ha rovinato la vacanza dei suoi clienti quantificando il danno ( e qui c’è da rimanere schifati…) in ben 10.1096,00 Euro + tutte le spese processuali e avvocatizie!

Vi assicuro che se non ci fosse da rimanere di stucco nel leggere quanto scritto da quest’avvocato, ci sarebbe proprio da ridere per il testo della notificazione. Ho letto con vero stupore le mere stupidaggini – riportate in modo tanto ridondante e più adatte a una catastrofe nucleare che ad un imprevisto che può accadere – e che accade a chi abita in campagna o a chi ha l’abitazione circondata da tanta vegetazione. Il tono della citazione, tanto esagerato quanto poco credibile, mal si addice a chi si accorge tardivamente di poter sfruttare a proprio vantaggio (ma sarà poi così?) una situazione che di tragico e scioccante ha soltanto il comportamento dell’adv-cliente. La cosa che più mi lascia perplessa, però, è la seguente: qual è la molla che ha fatto scattare una decisione così pesante, fuori dalle righe, fuori luogo e a distanza di 8 mesi? Perché mai se l’adv-cliente aveva riportato uno shock così grave non l’ha mai riferito né verbalmente al suo ritorno, né quando ha prenotato un altro viaggio, né per iscritto al T.O. e all’ADV dettagliante?

E perché mai sull’accaduto ci aveva anche scherzato con l’operatore che aveva seguito la sua prenotazione? Se non andava bene il bonus dell’operatore – era padronissima di non accettarlo –  sarebbe bastato farlo presente perché quest’ultimo le avrebbe restituito tranquillamente i soldi. Nessuno è così sciocco da perdere un cliente per 196,00 euro, soprattutto se il cliente è un agente di viaggio! E poi, se realmente la vacanza era rovinata (ma basta così poco ai nostri baldi giovani per far andare di traverso la vacanza? Che tristezza!), perché non dirlo subito – come accade normalmente?

Mi dispiace dirlo, ma io definirei certi comportamenti, sfortunatamente sempre più frequenti, come “storie di ordinaria follia”, una follia che contagia anche chi lavora nel settore e dovrebbe sapere come vanno le cose, a chi competono le responsabilità – quando ci sono.

Però, vi assicuro, che ci sarebbe veramente da escludere dal settore chi ci lavora ma si comporta poi come il peggiore dei clienti che “ci prova”. Sì, infatti non c’è altra spiegazione all’accaduto: l’adv-cliente, consigliata da chissà chi (forse l’avvocato, perché tanto qualcuno alla fine lo pagherà comunque?), ci sta provando nella maniera più indecorosa e biasimevole. Esistono tante sentenze di giudici – non di pace – che, analizzati i fatti, hanno condannato coloro che hanno avviato la causa. Mi auguro che una lezione esemplare venga data a queste persone indegne di essere definite “agenti di viaggio”.

A proposito, sapevate che in Italia l’assicurazione contro l’annullamento costa più che in altri paesi europei e che la maggior parte dei nostri operatori l’ha inserita d’obbligo nei pacchetti di viaggio?

I nostri “viaggiatori”, purtroppo, si distinguono da anni per essere quelli che prendono meno sul serio le condizioni generali di contratto di vendita di pacchetti turistici. Naturalmente quando sono a loro sfavore. Di solito “non l’hanno letto bene” quanto è riportato sui cataloghi, oppure, fateci caso…c’è sempre un avvocato disponibile a contestare anche i regolamenti che dovrebbero essere “legge” per chi vende e per chi acquista.

Poveri noi!

Liliana Comandè