di Liliana Comandè.
Siamo confinati a casa. Chi non ha uno stipendio fisso a fine mese, sta soffrendo perchè da 3 mesi non ci sono entrate.
Le spese (le uscite) continuano ad esserci. Nessuno fa sconti e nessuno viene in aiuto di chi, piccolo imprenditore, non ha le spalle coperte per resistere per i mesi che si prospettano duri e senza entrate.
I messaggi si rimpallano da un post all’altro. Vogliamo sorridere per esorcizzare la paura di contrarre il virus e per sopravvivere una volta finita l’emergenza.
Quando si parla di imprenditoria si pensa a Berlusconi, Olivetti, Tronchetti Provera, Benetton e tantissimi altri dai patrimoni miliardari più o meno conosciuti. Ci sono tanti milionari sconosciuti che tengono ben stretto il cordone delle loro borse.
Ma la realtà italiana è ben diversa da chi non ha problemi per il presente e per il futuro.
E’ la realtà fatta dalle piccole imprese e dai piccoli o medi imprenditori che lavorano gomito a gomito con i propri dipendenti – a volte uno solo.
Ecco, questa è la realtà di chi sta vivendo sulla propria pelle la grande paura di non riuscire a farcela ad uscire dal tunnel nel quale si sono trovati, loro malgrado, e non vedono spiragli per sorridere e affrontare il futuro con un po’ di serenità.
Il Governo ha preso delle iniziative (poche, insufficienti e a tempo) che vanno in aiuto di chi può contare su una o più entrate a fine mese. La cassa integrazione in deroga per 9 settimane aiuta chi dovrà usufruirne, di uno stipendio all’80% di quello percepito normalmente, se poi si viene licenziati, per due anni si prenderà il sussidio di disoccupazione.
Va bene tutto, è giusto che sia così, ma il piccolo imprenditore su quali sussidi può contare? Come viene aiutato?
In realtà il piccolo imprenditore non ha sussidi, non ha entrate fisse mensili, quindi, se non ha avuto guadagni elevati tali da poterne garantire la sopravvivenza per il futuro, può “morire” tranquillamente senza che il Governo venga in suo aiuto, perché, in questo momento, il Governo non ha emanato nulla che possa garantirgli di restare in vita.
Questo al pari delle partite IVA, di chi lavora in nero, di chi non ha potuto contare su entrate fisse perché agganciato alla produzione.
Ecco, io dico che in Italia, oltre ad esserci sempre stata la corsa al posto fisso o al posto sicuro per le entrate mensili, si è sempre dimenticata di quella categoria che, in fondo, è l’ossatura di questo paese.
E’ la categoria che rischia in proprio; che paga mutui o debiti per tenere in piedi un proprio lavoro e che, molto spesso, da lavoro ad altri.
E’ quella che un mese può stare tranquillo, ma non sa se il mese successivo può esserlo.
E’ quella che appena gli impiegati escono dagli uffici, continua a stare all’interno a lavorare.
E’ quella che la notte pensa a cosa fare il giorno dopo per incrementare il lavoro ed avere più entrare.
E’ quella che il sabato e la domenica ha il lavoro a casa. Non stacca mai la spina.
E’ quella che, spesso, è vista con invidia, da chi pensa che viva in maniera miglire e più agiata della sua.