Non c’è niente da fare, dal quel terribile settembre 2001, il corso della vita mondiale è cambiato. Volenti o nolenti, da quell’anno, dobbiamo fare i conti con un’economia internazionale che è andata sempre peggio e con sconvolgimenti di vario genere – guerre incluse.
Da quel fatidico anno, la vita nel settore turistico non è stata più quella di prima e, sfortunatamente per noi, le cose non riescono a mettersi nel giusto verso.
La crisi c’è e sembra ben intenzionata a caratterizzare le nostre vite anche per il 2009, ed è un quadro abbastanza desolante quello che ha definito l’anno in corso.
Piangono gli albergatori, ma piangono anche gli operatori turistici e i dettaglianti e con loro anche tutto l’indotto collegato al turismo si lamenta per lo scarso lavoro e, quindi, per le modeste entrate economiche.
Sono tanti – troppi – gli italiani che hanno scelto (o sono stati obbligati  per la mancanza di soldi) – di non andare in vacanza. Ma anche gli stranieri, evidentemente, combattono contro le difficoltà economiche, in quanto ci sono stati meno arrivi nel nostro paese degli anni passati. Gli albergatori, infatti, hanno registrato un decremento sia delle presenze italiane che straniere e ciò fa capire che l’Italia e l’estero hanno patito in eguale misura uno stato di congiuntura economica, che ancora persiste.
La cosa non ci fa assolutamente piacere perché in questo caso il detto: ‘ al comune, mezzo gaudio’ non ci porta alcun sollievo ma, al contrario, ci spaventa maggiormente.
E’ di questi ultime settimane la notizia della grandissima crisi delle banche americane che, come nel gioco del domino, sta trascinando nella spirale della paura anche le altre ‘pedine’ europee. E con queste premesse, aggiunte ad una situazione nostra interna poco brillante, è chiaro che la gente si lascia influenzare sul proprio futuro e sulle proprie possibilità di spesa. E’ difficile ormai fare previsioni sia a medio che a lungo termine su quelle che saranno le conseguenze di questa situazione, non è proprio il caso di azzardare alcunché. Sta di fatto, però, che ogni avvenimento – terroristico o finanziario – si riflette immediatamente in modo negativo sul turismo.

Abbiamo perso l’appeal…

Sembra che il nostro Paese non abbia più il giusto appeal sui turisti stranieri, oppure dobbiamo convincerci che le nostre destinazioni turistiche non sono in grado di offrire ai suoi ospiti la qualità delle risorse, la dotazione delle infrastrutture, la cultura dell’ospitalità e prezzi competitivi rispetto all’agguerrita concorrenza di altri paesi – emergenti e non.
Da anni si parla (ma non si va oltre il parlare…), della necessità di assumere iniziative concrete e comuni da parte le istituzioni locali, governative e private. Puntualmente, poi, ad ogni cambio di Governo, il settore spera in un’attenzione che, duole dirlo, fino ad oggi non c’è mai stata.
Si fanno conferenze, convegni, ma una bella riflessione sulle gravi difficoltà che vive da 7 anni il turismo e sulla necessità di prendere con urgenza provvedimenti concreti (siamo stanchi di sentire chiacchiere), ancora non l’ha fatta nessuno.
Qualche anno fa si diceva che il turismo sarebbe stato una delle più grandi attività economiche del mondo ma, a quanto pare, in Italia non ce ne siamo ancora accorti.
Eppure, il nostro è ancora il Belpaese e, sinceramente, abbiamo tutto ciò che può attrarre un turista: mare, montagne, laghi, terme, beni culturali, città, siti archeologici e paesaggi unici al mondo.
Abbiamo un patrimonio culturale e naturalistico di cui essere molto fieri, ma non sappiamo ancora come sfruttarlo. Il nostro paese dovrebbe essere ‘invaso’ dai turisti tutto l’anno, ma sembra che nessuno ‘delle alte sfere’ l’ha mai considerato con la dovuta attenzione, né ha mai pensato al settore turistico come ad una enorme risorsa economica e occupazionale in grado di dare ‘un grosso respiro’ alla nostra malmessa cassa, sempre deficitaria – e al nostro Pil.
Fare sistema, collaborazione fra i vari soggetti, maggiore rappresentatività: sono queste le belle e abusate parole che si sentono spesso nei vari convegni ma…al dunque, al di là, appunto, delle belle parole e dei bei proponimenti, tutto rimane immutato. Da una parte c’è chi parla, e dall’altra c’è chi vive alla giornata con la speranza che avvenga una specie di ‘miracolo’. Ma quale? Il credo che tutti sperino che ‘chi di dovere’ si accorga che esiste un’industria turistica in forte sofferenza e, per il momento, incapace di uscire da sola da questa ennesima, pesante situazione.

Le nuove tecnologie: amiche-nemiche della filiera

E’ sempre più segnata la crisi del ruolo dell’intermediazione turistica, anche se questa estate, secondo i risultati di una indagine statistica, si sia verificata una piccola inversione di tendenza che dava il ritorno dei clienti nelle agenzie di viaggio a scapito delle prenotazioni on-line.
La tecnologia, è fuori discussione, ha fortemente condizionato tutto il turismo e l’e-commerce, nonostante una piccola battuta di arresto, segna sempre dei punti in più rispetto alla vendita tradizionale tramite agenzie di viaggi.
Spesso mi domando come facciano a resistere quei Tour Operator che hanno nella loro programmazione esclusivamente le capitali europee. La concorrenza è diventata veramente spietata e Internet offre la possibilità di costruirsi il semplice pacchetto comprensivo di volo più hotel in pochi minuti e senza spostarsi da casa.
Anche gli agenti di viaggio, ormai, si sono dovuti adeguare a queste nuove realtà e, per sopravvivere, sono diventati venditori di prodotti, acquistati online proprio dai loro grandi concorrenti. Ma se si vuole andare avanti, bisogna adeguarsi, anche se diventa difficile competere con aziende che mettono in grave difficoltà non solo l’intermediario ma anche il T.O..

Concorrenza selvaggia…

A cosa mi riferisco? È presto detto. Un T.O. , che possiede anche più di un’agenzia di viaggi e che ha un sito molto visitato, vendeva nel mese di agosto – non in maniera ufficiale – dei soggiorni balneari in Italia con la formula 2 x 1. Nel sito, però, veniva riportato un prezzo più alto, che corrispondeva al prezzo del catalogo meno un 10%. Ma quando si chiamava al telefono, veniva detto invece che c’era un’offerta speciale con un 50% di riduzione.
Interpellato il T.O., proprietario del villaggio, su quanto stava accadendo, quest’ultimo spiegava che l’agenzia aveva acquistato un vuoto-pieno e, trovandosi a non vendere quanto pagato in anticipo, lo stava svendendo sottobanco.
Il T.O., invitato a prendere un posizione di fronte ad una situazione che, oltre a mettere in cattiva luce tutti i dettaglianti, perché passavano per quelli che ci guadagnavano tanto – danneggiava l’operatore stesso che pubblicava – invece – il prezzo pieno, si dichiarava impotente in quanto il prezzo pubblicato nel sito (e, quindi, ufficialmente) non era più basso di quanto veniva pubblicizzato da altri network nazionali.
La stessa cosa è accaduta a settembre con un altro grosso e noto network il quale, infischiandosene altamente dell’etica professionale, ha pubblicizzato nel proprio sito dei prezzi ribassati quasi del 50% su una destinazione estera. Anche qui, stessa indagine e stessa richiesta di spiegazione al T.O. gestore della struttura e stessa risposta, con la sola differenza che, avendo il network acquistato in vuoto-pieno solo la struttura alberghiera e non il volo, visto che non riusciva a venderla a prezzo normale, ha letteralmente regalato il soggiorno. Immaginate cosa può essere successo alle agenzie che avevano dei clienti prenotati al prezzo da offerta e questi ultimi, navigando in internet, hanno visto l’offerta venduta sottocosto dal network!

Tempi sempre più duri…

Ecco, questi sono 2 piccoli esempi di come la vita del dettagliante stia diventando, giorno dopo giorno, sempre più difficile, ma sono anche esempi di come ci sia oggi una spregiudicatezza che non porta giovamento a nessun altro che all’utente finale.
Si dice che con i propri soldi ci si fa quello che si vuole e che se da una parte ci si rimette da un’altra ci si dovrà pure guadagnare.
E’ anche vero che si è in un libero mercato ma, in ogni caso, in un commercio sano ci devono essere delle regole da rispettare.
La concorrenza è giusta e ammissibile quando è sana e leale. In questi ultimi tempi non lo è più, perché si sta assistendo ad una sorta di sbranamento dei topolini da parte dei leoni, sempre più con la pancia piena ma con l’ingordigia di voler mangiare più di quanto potrebbe ingerire.
Cari Tour Operator, non pensate che sia il caso di ridimensionare la vostra offerta di posti in modo da evitare di dover puntualmente svendere i vostri prodotti a chi è quasi – o forse senza il quasi – più forte e più ricco di voi?
Visti i tempi che corrono, non sarebbe più opportuno affidarsi al buon senso e tornare a stare con i piedi per terra?

È l’umiltà che manca…

Da un po’ di anni a questa parte abbiamo assistito, con preoccupazione e sgomento, alla ‘morte’ di qualche operatore, anche storico e, all’apparenza, anche solido. È accaduto a loro e accadrà anche ad altri se si persevererà su questa strada.
Bisogna mettersi in testa che questi non sono più i tempi dell’apparenza, ma solo quelli della sostanza e della lungimiranza.
Per evitare una ‘Caporetto’ non ci vuole molto, non serve neppure un’intelligenza sovrumana.
Il nostro settore è già abbastanza abbandonato a sé stesso per non rischiare di andare alla deriva.
Evitiamo di essere noi stessi gli artefici di questo sfacelo e di quest’autodistruzione, perché è questo che stiamo facendo.

Liliana Comandè