Vita difficile per le agenzie di viaggio. Le preoccupazioni per il settore agenziale che genera un fatturato di 45 miliardi di euro, emerse nel corso di un Convegno promosso dalla Fiavet.
“E’ ora che il Governo intervenga. Ci siamo stancati dei proclami sulle cose che si debbono fare. Aspettiamo decisioni coraggiose e atti concreti“. Con questa esortazione il Presidente della Fiavet, Giuseppe Cassarà, ha concluso i lavori del Convegno “Prospettive economiche e di sviluppo per le Agenzie di Viaggio in Italia”, organizzato dalla Federazione a bordo della Costa Serena. In realtà dall’indagine condotta dall’Unità Nazionale di Ricerca e Promozione per il Turismo (UNaRT), in collaborazione con l’Ufficio Studi della Fiavet diretto da Adriano Biella, al fine di comprendere le fonti di redditività aziendale, le variabili che maggiormente incidono sull’andamento degli affari e quali iniziative realizzare per far fronte alla crisi e alla concorrenza, emerge che l’attuale situazione delle Agenzie di Viaggio in Italia non è delle più rosee. Chiusa la stagione estiva con perdite piuttosto rilevanti, quella invernale 2008/2009 sembra aprirsi all’insegna del pessimismo più nero. Solo il 3% degli intervistati, infatti, ritiene che la domanda turistica possa ritornare a crescere. Le motivazioni, prima ancora della concorrenza di internet e della propensione ad organizzarsi da sé il proprio viaggio, è la crisi economica e la contrazione dei consumi a preoccupare maggiormente gli agenti di viaggio. Dall’indagine emerge che l’intermediazione turistica riesce ancora a generare utili, che però continuano a ridursi in maniera davvero preoccupante. Valutato in 45 mld di euro l’ammontare dei consumi turistici delle famiglie e considerato che il profitto delle agenzie di viaggio non supera mediamente l‘1% (in quelle più piccole può scendere allo 0,5%), l’utile da suddividere per tutte le agenzie di viaggio sparse sul territorio nazionale, non supera i 4,7 miliardi di euro. Agenzie che ammontano complessivamente a 9.500 circa, di cui il 50% di nuova apertura, avvenuta dopo la liberalizzazione attuata nel 1998 dal Decreto Bersani. Utili nel complesso risibili che non sono però omogenei su tutto il territorio nazionale. Le agenzie di viaggio con le migliori performance, infatti, le troviamo nel nord-est, dove la domanda è rilevante e la rete distributiva non ancora capillare come in altre località italiane. Di contro le agenzie che soffrono di più questo stato di cose sono quelle del centro, dove il mercato non è particolarmente elevato e la rete piuttosto estesa. Altra variabile che emerge dallo studio è quella relativa alla grandezza delle agenzie. Dallo studio si rileva, infatti, che quelle più grandi realizzano maggiori profitti. Non solo per il maggiore potere contrattuale nei confronti del fornitore, quanto soprattutto per le economie di scala e di centralizzazione che riescono ad ottenere, a tutto vantaggio di numerose voci di spesa. Sul fatto, quindi, che le Agenzie di Viaggio debbano crescere, tutti si sono trovati d’accordo. Sulle modalità da perseguire sono state sostanzialmente due le ipotesi più accreditate: crescere in dimensioni per abbattere i costi di alcuni servizi, oltre che ottenere migliori condizioni di acquisto, ovvero investire nella propria attività, oppure aderire ad un network che sembra essere la novità più rilevante di quest’ultimo decennio nel mondo agenziale se è vero che il 50% circa delle nuove aperture sono state realizzate in forma associata (principalmente in franchising). E’ stato valutato che se le agenzie di viaggio di piccole dimensioni, attraverso le due ipotesi formulate, riuscissero a ridurre del 20% il gap che le separa da quelle più grandi, il loro utile di esercizio potrebbe addirittura raddoppiare.
“Sui possibili rimedi, ha ricordato Paolo Bertozzi, Docente IULM e Amministratore Delegato Tradelab, curatore della ricerca, la maggior parte degli intervistati (circa il 57% con punte del 63%) ritiene che per sopravvivere le agenzie di viaggio dovranno puntare sulla qualità dei servizi, sulla capacità di adeguare il proprio assortimento e vendere “viaggi su misura (15%), sulla politica dei prezzi (12%), sulla fidelizzazione (8%) e, infine, nella comunicazione e nel marketing“.
Dal campione analizzato è emerso inoltre che nel loro complesso il sistema agenziale italiano è rappresentato per il 40% da agenzie affiliate ad un network e per il 60% indipendenti, operanti principalmente nel settore leisure: le loro vendite sono composte per il 38% da vacanze individuali, il 36% di gruppi, il 14% deriva dalla vendita di biglietteria e per la rimanente percentuale dal business travel e altri servizi.
“Sugli squilibri a livello territoriale, ha detto ancora Cassarà, e sulle altre aree di criticità, da tempo la Federazione ha rappresentato alle istituzioni competenti le possibili strategie da adottare e suggerito rimedi come, ad esempio, le procedure per la destagionalizzazione dei flussi turistici e incentivi alla internazionalizzazione delle imprese sui mercati esteri. O come quelli relativi alla detraibilità dell’IVA relativa alle prestazioni alberghiere e di ristorazione dalla quale restano esclusi i clienti delle agenzie di viaggio. Vicenda che, com’è noto, ha registrato un parere negativo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Su questo e sugli altri punti chiediamo al Governo di trovare una soluzione interpretativa nelle more della riapertura del negoziato per la modifica della direttiva europea sull’IVA. Credo che le soluzioni ci siano, basta attuarle. Personalmente, ha concluso il Presidente della Fiavet, non rinuncio a quella che deve essere la vertenza turismo nel nostro paese per trovare le soluzioni più opportune alla nostra crisi”.