A poco più di un anno di distanza dalla rinascita della “fenice” iniziano a delinearsi i piani per cercare di dare un ruolo alla nuova Alitalia. E dobbiamo dire che come originalità c’è da rimanere alquanto delusi. Dopo che in una delle passate gestioni, per l’esattezza nel 2005, Alitalia aveva acquistato Volare per usarla come sua sussidiaria low cost (e ironia della sorte in quell’occasione Air One si era opposta); dopo che a Novembre dello scorso anno Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, aveva detto in una trasmissione televisiva che non era intenzione di Alitalia fare di Air One una low cost, ora finalmente sappiamo che il brand AirOne e buona parte della sua flotta sarà utilizzata per fare concorrenza ai vettori low cost. Il piano partirà dal 28 marzo prossimo in concomitanza con l’avvio del summer schedule.

Come si vede, dopo un altalenarsi di notizie contraddittorie, alla fine è stata presa una decisione non nuova e alquanto discutibile.

Il nuovo piano prevede che la base di Malpensa venga usata per il lancio di nuovi collegamenti nazionali e internazionali a carattere europeo; contestualmente dallo scalo lombardo saranno cancellati i collegamenti per San Paolo, Algeri, Tripoli, Tel Aviv e Kiev. Sulle nuove rotte le tariffe saranno concorrenziali a quelle già offerte dai vettori low cost.

Ovviamente, come da prassi consolidata, quando un vettore tradizionale vuole cimentarsi nel far concorrenza alle low cost annunciando tagli di tariffe, lancia però quello che potremmo definire il suo segno di distinzione, quel particolare cioè che dovrebbe indurre l’utenza a preferire i suoi servizi invece di quelli delle low cost che già operano.

Puntualmente, ecco pertanto l’annuncio contestuale che “l’offerta di Alitalia-Air One sarà di tipo low cost nel prezzo, ma non nei servizi: ci sarà la pre-assegnazione del posto, nessuno dovrà correre per sedersi, il check-in sarà gratuito, il bagaglio a mano sarà incluso nel prezzo, e il volo sarà cumulabile sul piano Millemiglia”.

“Siamo una compagnia più aggressiva, più vicina ai low cost senza essere low cost” ha avvertito Colaninno durante la presentazione.

In poche parole saremmo in presenza di un vettore dai connotati tradizionali che decide di lanciarsi nella sfida alle low cost. Evitiamo di tediare il lettore ricordando che tutti quelli che ci hanno provato hanno fallito, evitiamo di rispolverare il motto low cost si nasce e non ci si improvvisa, e limitiamoci ad osservare i fatti.

L’Italia e gli italiani, prima dell’avvio della rinata compagnia, si erano sempre lamentati che dai due principali aeroporti italiani mancavano i collegamenti diretti sulle destinazioni a lungo raggio. Nessuno, o davvero pochi, si lamentavano della mancanza di collegamenti sul corto medio raggio, anche grazie alla capillare invasione attuata sui nostri scali dai due principali vettori low cost europei, Ryanair, EasyJet, e non certo solo da loro. In questo senso e da questa ottica dobbiamo annotare come la nuova Alitalia, nata dalla confluenza dei due maggiori vettori nazionali, non ha significato alcun cambiamento pratico. Gli italiani che debbono recarsi in Australia, nello Sri Lanka, in Pakistan nelle Filippine o nelle principali destinazioni dell’Africa, Sud e Nord America dovranno continuare – loro malgrado – a cambiare aereo a Parigi, Francoforte, Londra, Madrid, Amsterdam o in un punto del medio oriente. E qui non si tratta semplicemente di non voler volare con un vettore straniero invece di uno italiano, quanto piuttosto di sottolineare che dovendo cambiare aereo, il viaggio è più lungo e più scomodo.

Decisamente di tutto si sentiva il bisogno meno che di qualche vettore che si dedicasse su rotte del tipo Palma di Majorca, Creta o Rodi, lasciando il mercato intercontinentale italiano in mano agli altri.

Quindi l’Alitalia ha deciso di far guerra alle low cost senza però essere, lei, una compagnia low cost, ciò significa un dedicarsi, un puntare a quella tipologia di collegamenti i quali – a detta di tutti gli analisti – sono ormai interamente controllati dalle LCC. La scelta si commenta da sola.

Però dire che Alitalia non fa nulla sul lungo raggio non sarebbe esatto, infatti è stato annunciato che

i due nuovi A330 che entreranno in flotta il prossimo giugno saranno dotati di nuove poltrone letto nella classe Magnifica, inoltre verranno introdotti una ventina di posti dedicati ad una classe intermedia tra la business e l’economica.

Insomma il nuovo vettore che ha iniziato a solcare i cieli nel gennaio del 2009 offre servizi che spaziano dal lusso della magnifica, ai voli low cost, come dire che vuol essere presente in ogni segmento del mercato, come dire di tutto un po’ senza specializzarsi in nulla, volendo con ciò intendere una area o una tipologia di mercato ben precisi. Decisamente un vettore dai connotati variegati.

La perdita del 2009 dovrebbe aggirarsi sui 270 milioni di euro, nel 2010 è previsto il pareggio, anche questi dati sono stati forniti in occasione dell’annuncio delle “nuove” rotte; ma rimane irrisolta la domanda fondamentale. In un settore ove tutti gli ex vettori di bandiera o sono scomparsi o si sono venuti consolidando intorno ai tre poli di Parigi, Francoforte e Londra, quale futuro può avere un Alitalia-magnifica e una AirOne-lowcost?

Antonio Bordoni