Di Cecilia Emiliozzi
Dalla profonda convinzione che la “gravissima crisi” che il settore sta attraversando si può fronteggiare soltanto collaborando, nasce “Confindustria Hospitality”, un nuovo coordinamento che vede insieme Confindustria AICA e Confindustria Alberghi. Sotto la grande ala di Confindustria, “Hospitality” si propone di allacciare contatti, di creare sinergie, di potenziare la rappresentanza ed il peso dell’industria alberghiera allo scopo di promuovere una politica davvero “di sistema”. Tante sono le questioni ancora aperte, e a ben guardare quasi tutte riconducibili allo stesso problema: la mancanza di un coordinamento nazionale, o, meglio, di una direzione unitaria delle varie istituzioni in materia di turismo. Torna, sottolineato con forza da Elena David, Presidente di Confindustria AICA, l’annoso problema della classificazione alberghiera, che di questa mancanza di unità è forse l’esempio
più lampante: se ne parla da anni e non si è ancora riusciti a stabilire criteri nazionali, validi in tutto il paese, per attribuire in modo coerente le famose stelle. E ad avere bisogno di una certa “uniformità delle norme” non sono solo le imprese (si pensi alle catene, che nelle loro strutture devono rispettare regole diverse a seconda di quello che stabilisce la legislazione regionale) ma anche i clienti: come è possibile vendere un “prodotto Italia” che ha caratteristiche sempre differenti? Come ci si può orientare, soprattutto oggi, in un mercato sempre più esigente e con concorrenti sempre più agguerriti, senza neanche delle regole valide per tutti? Anche Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Confindustria Alberghi, è convinta della necessità di dare al turismo in Italia una certa “compattezza”, che si traduca in un colloquio fra imprese ed istituzioni, anche, magari, improntato su un certo buon senso. Va anche detto infatti che stabilire le regole è solo il primo passo: il secondo, che dovrebbe essere immediatamente successivo, è farlo tenendo presente la realtà ed un necessario pragmatismo. E’ più importante, ad esempio, per una struttura ricettiva, tenere il bar aperto a lungo o avere un’efficiente assistenza clienti? E’ più importante avere una reception ampia o fornire informazioni dettagliate, magari in collaborazione con gli enti locali? Sostenere politiche associative, promuovere azioni di marketing coerenti, convogliare ed unire le forze: la soluzione sembra sempre la stessa, e sempre a portata di mano. Purtroppo però, alla fine, è una colpevole e forse un po’
sospetta frammentazione che vince sempre. E fa perdere il paese. Chissà se è lecito pensare che la ragione risieda nel famoso motto classico: “divide et
impera”?
Cecilia Emiliozzi