Il testo della manovra economica approvata ieri ha mantenuto inalterata la previsione della “tassa di soggiorno”, presentata come un prelievo sul turista. Non è in realtà così. “La tassa di soggiorno così come è stata formulata – afferma il Presidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo – è una tassa sulle imprese che colpisce le aziende alberghiere e con esse l’intera filiera di settore proprio in un momento di gravissima crisi come quello che stiamo vivendo”.

“I dati relativi ai primi cinque mesi dell’anno, rilevati dall’Osservatorio AICA, sono chiari – dichiara il Presidente di Confindustria AICA Elena David – a fronte di un recupero dell’occupazione nella città di Roma (+12,7% rispetto all’analogo periodo 2009) le tariffe alberghiere sono in netta contrazione. Dopo un 2009 archiviato con una flessione del prezzo medio praticato per la vendita di una camera del 15,4%, il dato consuntivo al 31 maggio 2010 conferma tale andamento, con un’ulteriore diminuzione dell’8,0 %.”

Tale trend è peraltro confermato a livello nazionale per l’intero comparto alberghiero che, come riportato dall’Osservatorio STR Global, registra nel 2010 un calo del 5,5% dei prezzi medi.

La situazione è critica e la conferma ci arriva dalla Banca d’Italia. La bilancia dei pagamenti turistica, pubblicata oggi presenta una riduzione delle spese dei viaggiatori provenienti dalla Unione Europea con una punta del -13,7% delle spese dei viaggiatori provenienti dal Regno Unito.

La tendenza è chiara, valori come quelli ipotizzati nella manovra, con 4 o 5 euro in più a persona, graverebbero esclusivamente sulle imprese andando ad eroderne i ricavi.

“In termini operativi poi – aggiungono le due Presidenti di Confindustria AICA e Confindustria Alberghi – questo ruolo di “sostituto di imposta” affidato agli alberghi comporterebbe ulteriori costi gestionali ancora una volta in capo alle aziende, oltre alle controversie che inevitabilmente comporterebbe per contratti già definiti con Agenzie e Tour Operator”.

Al comune di Roma abbiamo chiesto di considerare soluzioni alternative e sappiamo che quanto meno si è aperta una riflessione a riguardo, ma l’approvazione del testo così come formulato nella manovra, apre la strada alle richieste di tanti comuni che potrebbero considerare la tassa sul turismo, come una facile soluzione per ripianare i propri bilanci, senza sapere che il mercato del turismo è estremamente sensibile e un aumento così significativo ed improvviso muoverebbe i flussi verso altre destinazioni più competitive sul fronte dei prezzi e dei servizi.

“L’industria turistica italiana – commenta il Presidente di Federturismo Confindustria Daniel John Winteler – già oggi è chiamata a pagare un prezzo molto caro nel confronto con altre destinazioni che presentano costi d’impresa nettamente inferiori, energia, costo del lavoro, iva, tassazioni e burocrazia. Tutti elementi che ci vedono perdenti nel confronto, non solo delle destinazioni emergenti, ma anche delle stesse principali realtà europee concorrenti che operano in un contesto nettamente più favorevole.

L’adozione di questo provvedimento rischia di colpire un settore produttivo che si trova a vivere un momento davvero delicato e difficile ed è evidente il contrasto con le dichiarazioni solo di qualche mese fa del Governo, quando si proponeva un raddoppio del pil turistico come ricetta per la crescita economica ed occupazionale dei nostri territori.

Invece di programmare altri aggravi fiscali, sono necessari interventi come quelli sulla destagionalizzazione da noi proposti in varie sedi con piani operativi e testimonianze dirette, che porterebbero anche risultati positivi con vantaggio diretto anche per l’erario”.

E’ necessario un immediato ripensamento su un intervento che inasprisce la crisi di un settore e che rischia di determinare serie ripercussioni sul fronte occupazionale.