Nelle scuole di ragioneria, anni sessanta, vi era una domanda che gli studenti ingenuamente e immancabilmente rivolgevano al professore: per quale motivo lo Stato non stampa e mette in circolazione abbastanza cartamoneta per far vivere tutti i cittadini decentemente ?

La risposta che giungeva metteva a tacere qualsivoglia dubbio: lo Stato deve mantenere un rapporto costante tra la massa monetaria in circolazione e le sue riserve auree. Infatti –aggiungeva il professore tirando fuori dalle sue tasche una banconota- come vedete su ogni banconota è riportata la dicitura “pagabili a vista al portatore”.

Argomento chiuso che non ammetteva repliche; era in vigore la moneta cartacea fiduciaria, il cui valore dipendeva dal fatto che  la banca centrale dello Stato garantiva la convertibilità in metallo prezioso.

Nel 1971 però avvenne qualcosa che forse avrebbe meritato ben più attenzione. Il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon svincolò l’obbligo di conversione tra banconote e oro, inaugurando un nuovo sistema che avrebbe preso la denominazione di moneta cartacea convenzionale.

A quel punto veniva a decadere quel vincolo che era il motivo esimente ma, come tutti sappiamo, nulla è cambiato, anzi a ben vedere le cose sono peggiorate, dal momento che a indebitarsi non sono più solo i comuni cittadini con le ormai antidiluviane cambiali, ma soprattutto lo Stato e le strutture pubbliche grazie agli innovativi strumenti di “ingegneria finanziaria”  i quali hanno la caratteristica di essere di difficile se non impossibile comprensione da parte di chi ne fa uso: è di questi giorni la notizia delle indagini in corso presso la Procura di Roma  per l’inchiesta sui “derivati” e stessa cosa è avvenuta anche per il Comune di Milano.

Dire che  oggi siamo ossessionati dalla finanza, dalla economia e dai conti che non quadrano mai è dir poco: ci svegliamo con il giornale radio della mattina che ci informa su come ha aperto Wall Street, andiamo a letto la sera con le informazioni su come sta andando la piazza di Tokyo. Ma quanti fra noi, comuni mortali e gente che lavora, sono coloro veramente interessati all’andamento delle Borse ?

Ai servizi sull’andamento delle borse si alternano poi le notizie di aziende in crisi, di aziende che chiudono, di aziende che se ne inventano una al giorno per cercare di tagliare e risparmiare. Ormai l’obiettivo primario non è tanto quello di produrre al meglio il bene o servizio, quanto piuttosto di assicurare la quotidiana sopravvivenza.

E su questo fronte, dobbiamo riconoscerlo, le aerolinee si distinguono per la loro genialità.

Unioni e alleanze impazzano, ultima in ordine di tempo British Airways-Iberia, con esse si ottimizzano le rotte ma peccato che contemporaneamente si riduce la concorrenza (e il personale), e malgrado questi punti non certo secondari, tutti osannano alla notizia che due compagnie si stanno unendo.

Non poche aerolinee poi, dopo aver chiuso gli uffici passeggeri e aver costretto gli utenti ad acquistare solo tramite carta di credito nei siti web, si accorgono ora che le carte hanno un costo e pertanto sarebbe il caso di rivedere questo metodo di pagamento, magari trasferendone i relativi costi al passeggero o all’agente di viaggio.

Fino ad arrivare poi all’apoteosi della genialità, proponendo il viaggio in piedi o la hostess al posto del secondo pilota sempre, ovviamente, avendo quale obiettivo primario quello di risparmiare sui costi e ottimizzare il carico pagante.

In effetti in qualsivoglia azienda se qualcuno ha idee per risparmiare sui costi è ovviamente sempre il benvenuto.

Tuttavia crediamo sia difficile non concordare sul fatto che una tale politica risulta accettabile e comprensibile quando si tratta di risparmiare sullo spreco di ciò che risulta in eccesso,  in un certo qual modo sul superfluo tagliando il quale si ottengono risparmi senza procurar disagi o deterioramento del servizio.

Quando si rimane nell’ambito di tali limiti, il taglio alla spesa è fisiologico e non può che venir apprezzato.

Purtroppo però ai giorni nostri i tagli assomigliano sempre più  a “trovate” che non ci sembra puntino ad eliminare lo spreco, mentre di certo incidono sulla qualità del servizio o prodotto offerto, quando poi non si tratta di escamotage –come quella delle unioni- per poter assicurare la sopravvivenza.

Di certo si può dire che il mondo finanziario e commerciale non si è evoluto in termini positivi. Si era sempre detto che nel campo dell’industria aerea ad esempio, privatizzazioni e deregulation avrebbero permesso al migliore di rimanere sul mercato escludendo concorrenti che non sapevano offrire un servizio normale a prezzi decenti, con relativa scomparsa di chi pretendeva di vendere lo stesso servizio a prezzi eccessivi, magari per mantenere in essere i privilegi della categoria. Ebbene oggi di compagnie aeree con dipendenti privilegiati  è difficile vederne traccia, tutte operano ossessionate dai risparmi sui costi e, parlando di qualità del servizio offerto, stendiamo un velo pietoso sull’argomento. Piuttosto una domanda rimane senza risposta: quale sarebbe il vettore migliore, come servizio e come tariffe, che doveva rimanere da solo, vincitore, sbaragliando tutti gli altri ? Ovunque ci rigiriamo noi non vediamo altro che aerolinee che  sono solo l’ombra di quelle che una volta erano le Compagnie Aeree.