“ L’arte esprime cioè che è represso, ed è lo stile, l’originalità del modo di esprimersi che conta e che svela l’inconscio” diceva Alberto Moravia.” L’arte ha la funzione del sogno. Non si può sognare collettivamente, o in pubblico. Ma senza sognare si muore”. Sul tema del sogno a Perugia si apre un sipario virtuale nelle monumentali sale della Galleria Nazionale dell’Umbria e fino al 9 gennaio 2011 va in scena l’onnipotenza del sogno, ovvero il trionfo dell’immaginazione e del pensiero, liberato da ogni vincolo spazio-temporale. Nel percorso espositivo, allestito da Luca Beatrice, come dietro le quinte di un palcoscenico, prendono posto oltre 100 opere di alcuni protagonisti assoluti delle arti figurative e del cinema dal primo Novecento al contemporaneo, rappresentati anche simbolicamente da Marc Chagall e Federico Fellini.
Nel pieno centro storico di Perugia, nella grande tradizione quattro- cinquecentesca dell’arte umbra, si continua a sognare lungo un percorso che incarna la più bella delle realtà: l’universo onirico dell’arte. Wladimiro Boccali, Sindaco di Perugia, introduce così la mostra: “ La scelta di una tematica articolata e cronologicamente dilatata, qual è quella presentata nella mostra Teatro del Sogno da Chagall a Fellini, accompagna una visione prospettica di città ed evidenzia i caratteri di una politica culturale che, nonostante le contingenti ristrettezze imposte dai pesanti tagli al settore cui ci costringe la recente manovra finanziaria del Governo, è assunta a struttura portante del rilancio del capoluogo umbro. L’intenzione e l’impegno dell’Amministrazione sono finalizzati, infatti, a trasformare Perugia, da sempre meta turistica di rilievo nel circuito delle città d’arte italiane, in un polo culturale a tutto tondo. Perugia è in grado d’intercettare le sollecitazioni e le richieste del nostro tempo, rispondendo a esse con una serie di proposte e una rete di relazioni in grado di collocare la città in una reale prospettiva europea”.
Luca Beatrice ha organizzato un percorso attraverso il Novecento artistico, dalla pittura al cinema, alla scoperta delle molteplici forme ed espressioni assunte dall’immaginario contemporaneo nel corso dei decenni. Aggirarsi tra Marc Chagall e Federico Fellini, fra Renè Magritte e Luis Bunel, tra Man Ray e Andy Warhol, tra Umberto Boccioni e Alfred Hitchcock è una presa di coscienza che il mondo e la vita sono troppo ricchi per lasciarsi includere dentro formule irrigidite. Spiega Beatrice: “La mostra, divisa in quattro sezioni che sbordano l’una nell’altra, prende avvio proprio dai Simboli, una sorta di anteprima a ciò che sarà lo sviluppo centrale del Novecento attorno al Surrealismo. Il cuore dell’esposizione porta il titolo di Surrealismi e non poteva essere altrimenti, non tanto per l’implicito rapporto tra il fantastico e le sue rappresentazioni, suggerito fin dalla parola, quanto perché il Surrealismo è l’unica corrente delle avanguardie storiche disponibile a esprimersi con le immagini: per i sogni il solo linguaggio teorico non basta”.
Nella terza sezione, ”Celluloidi”, il cinema deborda nell’arte e si fa largo un’estetica di “cinema geneticamente modificato” che assume il linguaggio delle avanguardie contaminandole con gli stili della fiction. Dalì, Hitchock, Samuel Beckett con Buster Keaton segnano il passaggio del cinema dall’era del sogno a quella del sonno e del suo corrispettivo dell’insonnia, motivo ricorrente nell’arte contemporanea. Continua Beatrice: “ Ci avviamo dunque alla sezione conclusiva della mostra, che esemplifica alcuni contributi Contemporanei. La quarta sezione si apre con il gigantesco dipinto ‘La notte etrusca’ di Pinot Gallizio, che già alla fine degli anni Cinquanta si pone il problema della fine della pittura e di un suo ripensamento moderno, pur in una chiave d’intuizione improvvisata e naif com’era nelle corde espressive dell’artista “farmacista” albese. L’opera simbolo che si pone da ideale conclusione della mostra è il billboard di Felix Gonzalez-Torres, scomparso da quasi vent’anni, in cui il sogno ha lasciato il posto alla realtà, smaterializzando il peso fisico in un’ombra destinata a scomparire. Evaporare, dissolversi, come la notte alle prime luci del giorno. Senza più sonno e senza sogni”.