Di Antonella Pino D’Astore

Il Nilo occulto, magico, religioso

Imbarcarsi e navigare sul Nilo: un viaggio attraverso il setaccio della storia che filtra l’eterno dualismo tra tenebre e luce, caos e ordine, occulto e rivelato. È il 1426 secondo il calendario lunare dei musulmani; ed è proprio la luna piena che dona riflessi argentati alle acque che scorrono calme sotto le imbarcazioni.

Lungo le sponde del Nilo, nella calda notte di Luxor, le palme e le abitazioni dei pescatori appaiono ancora più misteriose e arcaiche.

Sul ponte della modernissima e lussuosa motonave ci si chiede com’è possibile che in queste regioni, nella notte dei tempi, è apparsa improvvisamente una fiorente civiltà.

Continuano ad affiorare testimonianze dell’Egitto dinastico, eppure gran parte della storia di questo paese è ancora avvolta nelle nebbie dell’incertezza.

La valle dei Re: luce e tenebre

Al mattino, il viaggio nella XVIII dinastia del Nuovo regno si apre con il colpo d’occhio dei Colossi di Memnon: una luce intensissima scolpisce i guardiani del tempio mortuario di Amenhotep III, 1387-1350 a.C.

Tebe, l’antica città delle cento porte segna il confine dall’Alto Egitto, che termina con il Sudan; i faraoni indossavano la corona bianca con il fiore di loto.

Il Basso Egitto o Basso Nilo si estende fino al territorio de Il Cairo e del delta: il simbolo di questo regno era la corona rossa e il papiro.

Tra le colonne perfettamente conservate del tempio della temeraria regina Hatshepsut, ad Al-Deir Al- Bahari, si possono rivivere i riti sacri in onore di Iside, Osiride, Horus, Set e Nephtys (1515 a.C.).

Nella Valle delle Regine anche le bambine tra i 10 e i 12 anni, quando morivano, venivano sepolte qui; questa è stata l’ultima dimora di Nefertari, bella tra le belle, moglie di Ramesses II.

Il faraone della XIX dinastia poteva vantare un’invidiabile longevità: Ramesses II ha regnato per 67 anni, ha avuto 70 donne e 120 figli.

Il controllo delle nascite è ancora un grande problema per l’Egitto dei nostri giorni.

In un altro sito archeologico, un silenzio irreale avvolge la Valle dei Re: i guardiani della nostra epoca hanno i visi scolpiti dalla storia e bruciati dal sole.

Sono i custodi dei segreti degli antichi sacerdoti e dei faraoni, considerati semidei, figli di Horus.

Custodiscono i misteri della vita di Tutankhamon, il faraone-ragazzo, morto diciannovenne, dopo solo otto anni di regno.

Tre preziosissimi sarcofaghi hanno protetto la mummia del faraone fino al 1922, quando il volto di Tutankhamon apparve in tutto il suo splendore d’oro massiccio, pietre dure, quarzo e pasta vitrea. Gli scopritori non poterono godere a lungo della scoperta perché morirono tutti in circostanze misteriose.

Così racconta Adel, guida egiziana, che cattura l’attenzione dei visitatori tra miti, leggende, e verità scientifiche.

A Karnak una lunga fila di sfingi dalla testa d’ariete è disposta lungo il sentiero fino all’entrata del tempio di Ammon

Queste creature leonine scolpite in arenaria rosa, sembrano pronte al ruggito e allo scatto felino.

Ancora una notte di navigazione sul Nilo, ancora tesori da scoprire alla luce del sole tropicale.

 

Il tempio di Horus: caos e ordine

I venditori egiziani con le loro tipiche tuniche Gallabya, sono pronti all’assedio del turista: tra suoni, odori e colori intensissimi, vendono scarabei turchesi, stoffe, papiri e faranno tutti dei buoni affari.

Sulle bancarelle gli abiti per le danzatrici del ventre, dai colori sgargianti, contrastano fortemente con i veli che avvolgono le donne egiziane.

Come macchie nere informi, le donne scompaiono dietro le casupole e le piantagioni di canna da zucchero, mentre i loro uomini e i bambini schiamazzano davanti ai siti archeologici.

Fatima, Nour, Nada, Hassan, chiedono caramelle e monetine; disegnano sulle mani del turista misteriosi geroglifici e scappano via con i loro segreti.

Nel caos d’incredibili variopinte carrozze, si raggiunge ad Edfu il tempio di Horus: l’epoca greco-romana ha lasciato il segno sull’armonia dell’architettura egiziana del dio falco.

L’occhio di Horus è un portafortuna: il figlio di Osiride lo ha perso in battaglia, nella lotta contro il male.

Rimane un mistero l’occhio blu di Horus: leggende e miti fanno pensare che gli antichi egiziani abbiano interagito con un popolo dalle caratteristiche scandinave e nord-europee (gli abitanti di Atlantide?).

Nel tempio di Horus, gli antichi sacerdoti studiavano la costellazione Sirio ed erano i custodi di un profondo e misterioso sistema sapienzale legato all’alternanza delle stagioni e alla piena del Nilo.

Con il cartiglio, una sorta di carta d’identità arcaica, l’anima riconosceva il corpo del defunto, attraverso la lettura del nome in geroglifici.

Continuando a navigare sul Nilo, più a Sud, dopo la grande diga di Assuan, si raggiunge in feluca l’isola di Philae, una perla dell’Egitto dinastico.

Qui la magia e l’ordine è rappresentato dal numero sette: tante le colonne atoriche del tempio dedicato ad Iside, mamma di Horus.

La diga di Assuan segna la fine della crociera e del viaggio nel regno dell’Alto Egitto dinastico.

Per volere del governo egiziano e per motivi di sicurezza, le crociere non possono proseguire fino a Il Cairo.

L’ordine e la serenità dell’esperienza sul Nilo, sono garantite da scorte di polizia, massiccia presenza su ogni sito archeologico.

 

Le piramidi di Giza: occulto e rivelato

Tombe, luoghi d’adorazione, rifugi durante un cataclisma o capsule del tempo? Le piramidi di Cheope, Chephren e Macerino, insieme alla Sfinge, sono i monumenti dell’antichità che hanno suscitato il maggior numero di congetture.

Su un solido letto di roccia, la piramide di Cheope svetta fino a 149,5 metri d’altezza: dimensioni, angoli e proporzioni coincidono magicamente con misure cosmiche, come la distanza del sole dalla terra.

L’imponenza delle Piramidi fa da cornice all’enigmatica Sfinge: l’allineamento coincide con quello di Orione e Sirio, ancora una magia degli antichi egiziani. Giza: gli occhi umani convergono sulle forme geometriche e sul volume; più di 10.000 anni fa, l’occhio di Horus misurò le fasi lunari, la dimensione spazio-temporale.

I visitatori più temerari penetrano nelle viscere della piramide inconsapevoli di camere ancora nascoste e inesplorate, di segreti che gelosamente custodiscono la sapienza dell’antico Egitto.

All’ombra delle Piramidi, il faraone incarnava il dio-figlio Horus sulla terra, trasfigurandosi nel dio-padre Osiride morto e rigenerato nel mondo sotterraneo dell’Aldilà.

L’imperturbabile Sfinge dal corpo leonino offre il volto umano, ritratto di Chephren, nel silenzio delle ultime dimore dei faraoni; le grida dei cammellieri riportano alla realtà.

In lontananza si scorge il profilo de Il Cairo, affollata, caotica e rumorosa con i suoi tanti milioni d’abitanti: caos moderno che si contrappone all’ordine, all’armonia, alla magia dell’Egitto dinastico.

Il viaggio attraverso le dinastie dell’Antico Regno d’Egitto continua nel Museo Egizio del Cairo, dove sono tutelati i tesori dei faraoni, al riparo da bramosie straniere e depredazioni selvagge.

 

Museo Egizio del Cairo: la quarta piramide

Gli egizi temevano il mondo sotterraneo, lì dove il corpo senza vita s’imbarcava per il viaggio nell’aldilà.

Il mondo esterno non è meno temibile: tutte le tombe dei faraoni sono state profanate e saccheggiate.

Tutte, tranne quella di Tutankhamon.

Il deserto ha restituito agli egiziani i tesori del faraone- ragazzo.

Nel 1863, con l’inaugurazione del Museo Egizio del Cairo, gli egiziani hanno mostrato al mondo intero i gioielli del loro passato.

Una truppa di lancieri egizi, guerrieri della Nubia, introducono il visitatore nella stanza di Tutankhamon, al primo piano del museo.

Inquietante, il dio Anubi, l’elegante cane nero con la testa di sciacallo, protegge il sonno del faraone; con fierezza l’animale accompagna le esequie dei re.

Sul tabernacolo, in legno stuccato e dorato, è adagiato il contenitore dei vasi canopi: qui erano riposti separatamente il cuore, il fegato, l’intestino, lo stomaco.

Oro massiccio, pietre preziose, quarzo, pasta vitrea blu, turchese e rossa: la maschera funeraria e i tre sarcofaghi di Tutankhamon lasciano senza respiro.

È forte la tentazione di impressionare tale meraviglia in una foto: bisogna affidarsi alla memoria perché, per preservare simili tesori, è vietato fotografare.

Chi ha infranto questa legge, ha dovuto fare i conti con la leggenda della maledizione di Tutankhamon.

Nel museo egizio, si può avere la sensazione di essere osservati, scrutati: sono gli occhi, incredibilmente vivi, in cristallo di rocca, del sindaco di Kaaper.

Anche Rahotep e Nofret sembrano voler raccontare la loro vita coniugale attraverso i profondi sguardi in quarzo e cristallo.

Il trionfo della bellezza, dell’armonia è disegnato sull’inconfondibile profilo della regina “bella venuta da lontano”.

Il fascino e il mistero dell’Egitto arcaico rimarranno eternamente scolpiti sul volto di Nefertiti.

 Antonella Pino d’Astore