Caro Direttore,

giovedì scorso hanno telefonato dicendo:
“Oddio devo andare a Istanbul,  sarà pericoloso ora che la c’è il terremoto”
Questa frase è il ritornello di questi giorni, e lo prendo come esempio per denunciare  una situazione  che rende  il nostro  lavoro  veramente difficile ed imprevedibile
Mi domando se sia mai possibile che le persone non si rendano conto di come questi chiamiamoli  “infortuni” abbiano luogo solamente in una certa area del globo o in una certa area di un Paese,  senza coinvolgere minimamente il resto dell’area o del Paese in cui avvengono.
Prendiamo per esempio la Giordania, Paese calmissimo,  dove niente è successo negli ultimi anni ma che, a causa di tumulti nei Paesi vicini, ha avuto ingiustamente  un grosso calo turistico in questo ultimo anno, o la stessa Istanbul, penalizzata da un tremendo terremoto lontano centinaia di chilometri;  o l’Islanda  dove un anno fa nessuno è andato a causa di un vulcano che ha dato fastidio a tutta  Europa mentre nel Pese stesso tutto è proceduto regolarmente come se niente stesse succedendo.  E con questo potremmo andare avanti all’infinito.
Mi domando se quando c’è stato il terremoto a L’Aquila, o in questi stessi giorni in cui purtroppo dalla Liguria giungono notizie tutt’altro che confortanti, i turisti che avevano o hanno scelto l’Italia come destinazione della loro vacanza abbiano cancellato tutto l’itinerario italiano a causa della piccola area del Paese in crisi: non mi risulta proprio!
Possibile che gli italiani siano così digiuni dal lato geografico della situazione da poter pensare che un Paese o un’area geografica  sia  cosi piccola  da compromettere in toto una loro visita  in luoghi tanto lontani  da quelli previsti?
Ebbene,  sì,  il nostro lavoro è veramente difficile. Grazie per l’ospitalità.
Franco Fenili, 4Winds.