Di Liliana Comandè.

 

L’invito a disdire le crociere, non è stato raccolto da troppi clienti che, per fortuna sono più intelligenti di chi ha gridato “al lupo, al lupo!”

Sono figlia di un ufficiale di Marina e sono cresciuta vedendo intorno a me uomini con la divisa da marinaio e da ufficiale. Sono molto attaccata alla Marina e, sin da piccola, ho amato tutto ciò che era correlato ad essa: gli uomini di mare, le navi, la preghiera del marinaio, il rito dell’alza e ammaina bandiera e il mare, del quale mio padre diceva sempre “E’ amico, ma può diventare il tuo peggior nemico. Bisogna amarlo ma anche temerlo”. Ho avuto la fortuna di salire tante volte sulle navi e, da adulta, ho effettuato ben 18 crociere, una anche su una rompighiaccio che effettuava spedizioni nell’Antartide. Quello che è successo qualche giorno fa non mi ha fatto assolutamente cambiare idea sulla sicurezza delle navi e sulle crociere in generale.

Trovo sciocco avere paura di una nave perché è accaduto un incidente, che per fortuna avviene così raramente da potersi contare sulle dita di una mano da quando si effettuano crociere per vacanza.

Lo trovo anche ingiusto perché è come se tutti noi decidessimo di non guidare più la macchina perché TUTTI I GIORNI accadono incidenti nei quali muoiono centinaia di vittime, oppure non prendessimo più il treno, perché ogni tanto qualcuno deraglia, oppure non volassimo più perché, purtroppo, anche in questo caso, qualche incidente si è verificato.

Ma se facciamo il conto su quanti di questi mezzi di trasporto sono in circolazione, ci accorgiamo che gli incidenti sono veramente un’inezia. Ma la sciagura fa notizia e ci si possono riempire per giorni e giorni le pagine dei giornali, i telegiornali e ore di trasmissioni televisive!

Ormai sappiamo tutto sulla disgrazia della Costa Concordia, per lo meno quello che ci hanno riferito i media.

L’incidente è accaduto perché la nave si trovava troppo vicina all’isola del Giglio, su una rotta che non era quella stabilita. Proviamo molto dolore e commozione per le vittime e tanta gratitudine per chi ha permesso che un incidente del genere non si trasformasse in una tragedia di dimensioni ben più grandi (non dimentichiamo che a bordo c’erano circa 4.500 persone!).

Il Comandante Schettino, secondo le registrazioni ascoltate e avvenute con De Falco, Comandante della Capitaneria di porto di Livorno, ha dimostrato di essere l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Ha mostrato di essere un uomo leggero, codardo, senza alcun codice morale e privo anche dell’etica che regola i rapporti tra un uomo di mare e la “sua” nave.

Ha evidenziato palesemente di non avere coraggio, di essere un uomo meschino, senza…attributi e di non essere stato all’altezza della grave situazione. Altre persone, un ufficiale soprattutto, si è adoperato per portare in salvo molti passeggeri anche in una situazione non facile da gestire per via del panico che, giustamente, regnava fra i passeggeri. Un ufficiale, ma non il Comandante che ha, come regola di dover essere l’ultimo a lasciare la nave.

Schettino era proprio l’uomo meno adatto ad essere promosso Comandante e ad aver avuto il comando di una nave così grossa (ma. forse, anche di una più piccola non avrebbe cambiato niente! ) .

Un Comandante che si rispetti, avrebbe dovuto avvertire immediatamente i passeggeri su ciò che era avvenuto perché, in questo caso, avrebbe avuto tutto il tempo di far evacuare la nave prima che si adagiasse a 90° e avrebbe dovuto lanciare subito il “may day”. E’, quindi, lecita la domanda: “perché non ha avvertito subito che la nave era andata a sbattere sugli scogli? Possibile che né lui, né gli ufficiali, né tutto il personale addetto alle sale macchine si fossero resi conto dello squarcio che si era aperto sul fianco della nave e che, prima o poi, la nave si sarebbe adagiata su un fianco?”

Credo, in verità, che il ritardo nel comunicare la gravità della situazione sia stata la causa della morte di alcune persone, che avrebbero potuto salvarsi come gli altri e poi…la conversazione fra Schettino e De Falco ha fatto capire che il Comandante della Costa Concordia era su una scialuppa quando ancora molti passeggeri erano ancora a bordo. Errore gravissimo, da grande disonore per un uomo di mare.
Il tono perentorio di De Falco e quello quasi balbettante di Schettino, ha messo a confronto due caratteri ben diversi. Ma dobbiamo evidenziare che uno aveva appena subito lo shock (oso sperare che sia così) di un suo enorme errore che aveva causato un danno gigantesco ai passeggeri, (addirittura la morte), poi alla nave e al buon nome della Compagnia di navigazione, mentre il secondo era nel suo ufficio a terra e stava registrando una conversazione che sarebbe stata trasmessa in tutto il mondo, avrebbe costituito una prova di accusa per l’abbandono della nave e…non voglio aggiungere altro…

Con questo non sto scusando affatto Schettino, ma non mi piace che ci sia gente che abbia scritto “impicchiamolo” e altre terribili parole. Non sono una “forcaiola” e fino a quando tutta, ma proprio tutta la verità non sarà venuta a galla, dobbiamo comportarci da essere civili – anche in presenza di incolpevoli morti.

Certo non vorrei trovarmi nei panni di Schettino…nel momento in cui ritornerà in sé.Il rimorso per ciò che ha fatto non lo abbandonerà mai e ci sarà sempre chi gli ricorderà quello che è accaduto a causa sua.

Tutti dobbiamo avere un pensiero di sincera pietà per i morti, i feriti  e le loro famiglie.

Nessuno di noi, però, può sapere come avrebbe reagito nel momento in cui si fosse reso conto di aver causato un disastro del genere. Siamo esseri umani e non robot. A parole, poi, siamo tutti bravi e coraggiosi, ma messi di fronte a certe situazioni…chi può dire come reagiremmo? Facciamo i giudici di noi stessi prima di esserlo per gli altri!

Perché le Associazioni dei Consumatori non si dimostrano all’altezza della situazione?

Nei giorni successivi alla sciagura, il segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, aveva dichiarato che, dopo quanto era successo, i clienti che avevano prenotato una crociera avrebbero potuto cancellarla tranquillamente senza alcun addebito.
Io capisco che sotto la spinta dell’emotività si possano dire anche cose non molto ragionate, come questa, ma mi sembra assurdo che un’Associazione nazionale non si renda conto che, comunque, chi aveva paura di prendere una nave, non c’è mai salito, mentre chi aveva già effettuato varie crociere, non aveva affatto dato disdetta.

Ripeto: stando al ragionamento di Dona, non dovremmo più guidare neppure una bicicletta (ogni tanto qualche ciclista viene investito e muore!). Perché, mi domando sempre, si deve “condannare” una Compagnia di navigazione, tutto il comparto crocieristico in generale e punire tutti coloro che lavorano non solo in questo settore, ma anche tutto l’indotto che una crociera ha dietro? Solo di biglietteria aerea, le compagnie crocieristiche fanno vendere alle compagnie aeree ben 25mila biglietti l’anno! E tutte le migliaia di persone che lavorano a bordo cosa fanno, vanno ad aggiungersi ai disoccupati che già abbiamo in numero elevato? E gli operatori che forniscono le escursioni a terra? E le agenzie di viaggio che vendono le crociere? E le guide turistiche? Li mandiamo tutti a casa? E i negozi di souvenir, i ristoranti, i bar ecc…li vogliamo privare dell’entrata di denaro contante? Perché certa gente prima di parlare non collega il cervello con la bocca? Perché è sempre così facile sparare a zero sul settore delle vacanze?
Qualche volta si farebbe una gran bella figura a tenere la bocca chiusa. Ma a certe persone sfugge il valore del silenzio.

Liliana Comandé