di Cecilia Emiliozzi.

Esiste un’Associazione senza scopo di lucro, l’AITR, che si occupa di promuovere, divulgare, qualificare e tutelare il cosiddetto “turismo responsabile“. “Turismo responsabile” significa turismo che rispetti principi di giustizia sociale ed economica, oltre che l’ambiente e la cultura dei paesi ospitanti.

Fanno parte dell’AITR associazioni, ONG e cooperative che aderiscono a questa filosofia e che sostengono questo modo di viaggiare, sempre attentissimo a non sfruttare o snaturare le risorse, anche umane, di un luogo. Ecco perchè in relazione ai recenti fatti che hanno riguardato i viaggiatori italiani in India l’AITR ritiene importante ribadire alcuni dei propri principi ispiratori. Nel sottolineare di non avere alcun rapporto con i diretti interessati, l’Associazione condanna in generale i “safari umani”, ovvero tutti quei viaggi che cercano di carpire immagini della vita di popolazioni senza che ci siano precise finalità scientifiche.

Il turismo dovrebbe sempre tenere conto, secondo l’AITR,  delle caratteristiche delle comunità locali, ed eventualmente anche del loro diritto “d’immagine”. Fotografare, ad esempio, non è sempre un gesto consentito e prima di farlo si dovrebbe chiederne il permesso. E’ un bel modo di viaggiare, quello che sostiene questa Associazione, e forse il più vicino allo spirito autentico della scoperta: il rispetto dell’altro da sè, il rispetto della diversità. Fa parte dello stesso concetto anche evitare le zone a rischio segnalate dal Ministero degli Esteri.

La ricerca morbosa di frontiere inesplorate infatti, senza tenere conto della storia di alcuni paesi o della loro situazione politica, è anch’essa una forma di prevaricazione, al di là dei rischi che comporta. L’AITR esorta ad informarsi sempre nel modo migliore possibile prima di intraprendere un viaggio e ricorda che, nel caso particolare, l’India è, a parte le zone di guerriglia, una destinazione assolutamente sicura.

Cecilia Emiliozzi