È un grido d’allarme quello che si è alzatoda Taormina doveè avvenuta la 62^ Assemblea della Federalberghi, alla presenza di oltre 200 delegati. “I primi tre mesi dell’anno -afferma il Presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca– certificano come il turismo italiano sia in recessione, zavorrato dal drastico crollo della domanda italiana.
“Ciò ha comportato un diffuso calo delle tariffe alberghiere -prosegue Bocca- che pur invogliando in modo quasi scomposto la domanda straniera, ha costretto le imprese a razionalizzare anche i costi di gestione, intervenendo sulle assunzioni sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato dei nostri collaboratori.
“Segnali evidenti di uno stato di crisi del settore, -denuncia il Presidente degli Albergatori italiani- che se non immediatamente supportato da iniziative specifiche, potrà costituire un ulteriore tassello in meno per l’economia nazionale.
“Il turismo rappresenta infatti, a regime, il 10% del prodotto interno lordo -ricorda Bocca- ma di questo passo rischiamo di perdere almeno un punto percentuale, che aggraverebbe ulteriormente il Pil 2012 già previsto dal Fmi al -1,9%.
“Inoltre, se la tendenza al ribasso dovesse rimanere per l’intero anno, -precisa Bocca- i 2 milioni di persone che lavorano nel settore subirebbero un calo di almeno 50 mila unità. Ecco quindi l’urgenza di misure straordinarie -sollecita Bocca- volte a fermare l’emorragia di lavoratori e l’istituzione di un tavolo tecnico col Governo per studiare forme di rilancio del settore e dell’immagine Paese.
“Se dovessimo fallire un simile obiettivo -conclude Bocca- potremmo compromettere una delle poche attività economiche che pur in anni di crisi epocale, è riuscita a mantenere alto il nome dell’Italia nel mondo”.
DATI CONGIUNTURALI E PROBLEMATICHE
I mesi da gennaio a marzo, turisticamente parlando, hanno fatto segnare una preoccupante flessione nelle presenze alberghiere della componente interna.
I dati sono relativi al consueto monitoraggio mensile effettuato dalla Federazione (l’inchiesta è stata svolta dal 2 al 9 aprile, intervistando con metodologia internet 1.206 imprese, distribuite a campione sul territorio nazionale).
Il marcato calo delle presenze alberghiere registrate dagli italiani (rispetto allo stesso periodo del 2011) pari ad un -3,5% rispecchia le preoccupazioni che come un macigno sono precipitate sui consumi delle famiglie all’indomani delle varie misure adottate per favorire il rientro del debito pubblico.
Mentre, al contempo, la forte crescita degli stranieri, pari ad un +9,1% di pernottamenti (rispetto allo stesso periodo del 2011), denota come il sistema turistico italiano abbia potenzialità enormi.
Va tuttavia evidenziato come il turismo estero sia fortemente caratterizzato dai gruppi, che portano grandi numeri di presenze ma producono scarsi incrementi di fatturato a causa di tariffe a pacchetto dettate al ribasso dai grandi tour operators internazionali, pronti a sfruttare la scia della crisi mondiale.
Sul fronte infine dei collaboratori alberghieri si evidenzia purtroppo un calo generalizzato del -2,5% (rispetto allo stesso trimestre del 2011), con una flessione del 2,3% per i lavoratori a tempo indeterminato ed un parallelo decremento del 2,7% per i lavoratori a tempo determinato, che testimonia come il calo della componente turistica italiana si sia riverberato sulla forza lavoro occupata.
– GENNAIO: +0,3% di presenze: -4,1% italiani, +9,2% stranieri
– -2,5% di lavoratori occupati: -1,1% indeterminato e -5,2% determinato
– FEBBRAIO: -1,1% di presenze: -7,8% italiani, +9,7% stranieri
– -3,9% di lavoratori occupati: -4,1% indeterminato e -3,6% determinato
– MARZO: +3,8% di presenze: 0% italiani, +8,6% stranieri
– -1,3% di lavoratori occupati: -2,1% indeterminato e 0% determinato
– TOTALE: +1,4% di presenze: -3,5% italiani, +9,1% stranieri
– -2,5% di lavoratori occupati: -2,3% indeterminato e -2,7% determinato
Inoltre il consuntivo delle settimane bianche ha chiuso con un -16% di vacanzieri ed un -31% di giro d’affari e quello di Pasqua ha fatto segnare un -10% di vacanzieri ed un -4% di giro d’affari.
Fin qui i dati congiunturali, ma l’elenco dei problemi non può sottacere l’insieme delle misure varate dal Parlamento, per far quadrare i conti dell’impresa Italia e che nella loro genericità rischiano di rappresentare un ulteriore pesantissimo aggravio per le imprese turistiche.
IVA + IMU: l’Iva dal 1° ottobre di quest’anno rischia di passare per il turismo dal 10% al 12% ed essa, affiancata all’Imu, nella sua rinnovata versione, potrebbe provocare per le sole imprese ricettive 600 milioni di euro di aggravio fiscale.
IMPOSTA SOGGIORNO: l’imposta applicata a tutti i comuni turistici uccide la gallina dalle uova d’oro, in quanto scoraggia il turista che soggiorna e porta ricchezza reale al territorio. Essa appesantisce le tariffe alberghiere, rendendole meno competitive e fa perdere complessivamente attrattività alla località.
TASSA DI SBARCO: è apprezzabile per l’emendamento approvato lunedì dalla Camera dei Deputati, che consente ai comuni delle isole minori di istituire, in alternativa all’imposta di soggiorno, una tassa di sbarco che chiede un contributo anche agli escursionisti, in pratica a coloro che visitano il territorio senza fermarsi.
SOPPRESSIONE BUONI VACANZA: si tratta di un vero e proprio controsenso. I BVI (Buoni Vacanza Italia) erano nati due anni or sono per favorire le famiglie meno abbienti ed incentivare il turismo in periodi di bassa stagione. La loro cancellazione creerà un danno generalizzato.
PREVENZIONE INCENDI: il Governo ha opportunamente concesso una proroga fino al 31 dicembre 2013 per l’adeguamento alla prevenzione incendi nelle strutture ricettive. Alcuni adempimenti imposti alle imprese, tuttavia, appaiono in evidente contrasto temporale in considerazione anche del fatto che la stagione estiva è ormai alle porte e moltissime strutture stagionali hanno urgenza di ospitare la clientela e non di aprire cantieri.
RIFORMA LAVORO: l’aggravio dei costi e la stretta sulla flessibilità in entrata penalizzano fortemente le attività turistiche. Va inoltre rivista la definizione di stagionalità, che non dipende unicamente da fattori climatici e in ogni caso non può essere ancorata ad una normativa definita nel 1963 quando la situazione del mercato era completamente diversa.
CONCESSIONI DEMANIALI: l’uso di aree demaniali costituisce per alcune attività ricettive un’utilità strettamente inerente all’impresa, tale da comportare in caso di separazione un pregiudizio grave e irreparabile.