Il sito neolitico di Çatalhöyük, in Turchia, circa 60 km a sud della città di Konya, è stato nominato l’undicesimo sito turco Patrimonio dell’ Umanità. Due colline formano il sito che si estende per un’area di 34 acri, nell’altopiano dell’Anatolia meridionale. Il tumulo più alto, posizionato ad est, contiene 18 livelli di insediamenti neolitici che risalgono al periodo tra il 7400 e il 6200 a.C. e che comprendono dipinti murali, rilievi, sculture e altre figure simboliche ed artistiche.

 

Ci sono anche raffigurazioni di divinità, specialmente femminili, legate al culto domestico della fertilità e della generazione. Presi nel loro insieme, questi livelli testimoniano l’evoluzione dell’organizzazione sociale e delle pratiche culturali nel momento in cui gli uomini si stavano adattando ad una vita sedentaria. Il tumulo posizionato ad ovest mostra l’evoluzione delle pratiche culturali nel periodo del Calcolitico, quindi dal 6200 al 5200 a.C.

Çatalhöyük fornisce un’importante prova della transizione dai villaggi – ormai consolidatisi – all’agglomerato urbano che si è mantenuto nella stessa posizione per più di 2000 anni. È composto da un unico insediamento di case senza strade, addossate l’una all’altra con l’accesso al tetto negli edifici.

Essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l’ingresso su quest’ultimo era l’unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L’assenza di aperture verso l’esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell’epoca. L’unica via d’accesso all’intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo.