di Liliana Comandé.

Un Natale in linea con il 2012: il peggiore in assoluto dall’inizio della crisi economica

 

A volte si avrebbe voglia di non alzare quella serranda o di non aprire la porta della propria agenzia. Ci sono alcuni giorni nei quali, al solo pensiero di andare al lavoro, si prova una fitta allo stomaco e si vorrebbe rimanere a letto e non iniziare una delle solite deludenti giornate. Da tempo, ormai, si prova un enorme sconforto pensando alle giornate da trascorrere dentro i propri uffici “girandosi i pollici” o rispondendo a preventivi che, al 99,9 per cento dei casi, non verranno  mai concretizzati. C’è veramente da aver paura, non sul futuro di questo settore, ma sul domani. Sì, proprio il domani, perché è da troppo  tempo che, nella stragrande maggioranza dei casi, le agenzie perdono soldi. Ne escono, infatti, più di quanti ne entrano. E quel magro incasso estivo, per chi lo ha avuto, sta andando a “farsi benedire” sotto gli occhi desolati degli agenti. Sono tante, troppe, le telefonate che ricevo da ADV demotivati e stanchi di aspettare che qualcosa cambi. Che ci sia quella benedetta inversione di tendenza che tutti auspicano ma della quale non si  vede neppure l’ombra.. Sui Social Network  quali Facebook, sui quali scrivono gli ADV, è così evidente questo stato di gravissima crisi e di depressione generale, così come è evidente che nessuno ha “l’asso” giusto fra le mani da “calare” sul tavolo. Le agenzie –e di conseguenza anche i T.O. – lavorano poco e lo stato d’animo di chi opera nel turismo non è sicuramente dei migliori, anzi, direi che è fra i peggiori che abbia mai avuto. E le ragioni ci sono tutte! E poi, quali sono le prospettive per il 2013?  C’è qualche schiarita all’orizzonte? C’è da poter essere ottimisti o le previsioni danno ancora un anno ancora negativo  per il turismo? Da come si prospettano le cose, l’anno che sta per arrivare farà ancora versare lacrime amare…

UN 2013 ANCORA NERO?

L’aumento del costo della vita, la stangata dell’Imu, la perdita del posto di lavoro di tante persone, la chiusura di tante aziende, non lasceranno tanti soldi nelle tasche degli italiani. E le priorità in una famiglia sono ben altre che un viaggio, che può essere benissimo sacrificato e rimandato a tempi migliori. La caduta del Governo, per ciò che riguarda il turismo, non toccherà minimamente il settore. Chiunque si sia dovuto occupare di Turismo, Ministro o altro “personaggio” politico, ha sempre fallito. L’ultimo, addirittura, è stato addirittura inesistente e sono sicura che pochissimi si ricordano il suo volto, così come lo ricordo a malapena anche io.

La cosa che mi fa più arrabbiare è che ho l’impressione che il settore sia entrato in un tunnel il quale, anziché far vedere un po’ di luce laddove finisce, diventa sempre più stretto impedendo a chi opera nel turismo di poter uscire e vedere un po’ di chiarore.

I media, e qualche giornale di settore poco informato, hanno riferito di un certo movimento di persone partite per le feste natalizie. Siamo abituati a sentir raccontare frottole, ma non si riesce a capire perché si dicano sempre inesattezze sul settore. A volte vengono dati veramente i numeri, ma non si capisce perché vengano dati soprattutto quando si parla di turismo.  Forse è proprio questo comparto a ispirare le persone a raccontare “pallonate”.

 

I SONDAGGI…

Il nostro è il paese dei sondaggi. Stiamo facendo diventare milionarie le società che si occupano di intervistare le persone le quali, si sa, molto spesso, pur di togliersi “dalle scatole” il sondaggista, sarebbero disposte a dichiarare qualsiasi scemenza o a inventarsi di avere i soldi per fare il giro del mondo!

Per fare un sondaggio sul turismo, anziché intervistare gli agenti di viaggio o gli operatori , si intervistano telefonicamente – a campione – persone che sono a casa e, come ho già detto prima, sono tutt’altro che attendibili! Mi viene in mente che il turismo è uno sconosciuto del quale si parla poco, male e a sproposito, giornalisti del settore compresi, i quali, invece, dovrebbero fare interviste personalmente e non affidarsi ai risultati diffusi dalle società che si occupano di sondaggi.

Tranne chi ci lavora, e non parlo della stampa, di solito nessuno conosce la categoria e chi ne fa parte. Nessuno può mai porre l’accento su quanto sacrificio personale si regga questa industria che, solo se venisse gestita bene a livello legislativo e governativo, consentirebbe all’Italia di vivere bene quasi soltanto sfruttando le sue risorse archeologiche, storiche, culturali, paesaggistiche e di accoglienza. Un tempo eravamo maestri proprio nel senso dell’ospitalità, un’arte che oggi è andata in soffitta come l’educazione e il rispetto per il prossimo.

 

 INCOMING: COME VIVERE DI SOLO TURISMO…

Quando si parla di industria, di lavoro e di lavoratori, il turismo non viene mai menzionato come se fosse un settore inesistente o non fosse un’importante industria per il paese. E invece lo è, anzi, se avessimo gente intelligente e lungimirante al Governo (antichi romani dove siete!!!) dovrebbero interessarsene e considerarla per quello che rappresenta: la principale industria italiana. E allora diciamolo chiaramente perché ne abbiamo le scatole piene…ma quale industria automobilistica! Ma quale industria siderurgica! Ma quale industria manifatturiera!  Oggi queste industrie devono competere con paesi dove gli operai e gli impiegati guadagnano veramente una cifra molto bassa rispetto a quanto prendono i nostri lavoratori, ma più o meno equa per vivere nei loro paesi, e, quindi, tutto ciò che produciamo non è competitivo.

Questo determina la chiusura di grosse e piccole aziende, con i lavoratori che si trovano da un giorno all’altro senza lavoro e incominciano a fare scioperi della fame o azioni eclatanti per avere visibilità. Ma questo è ciò che accade anche nel nostro settore, solo che non fa notizia: nessuno fa lo sciopero della fame, nessuno va dal Papa per farsi notare dai media, nessuno sale sul Colosseo o su qualche altro monumento minacciando di buttarsi di sotto. Il nostro è proprio un settore sempre più invisibile che sta morendo lentamente! Intervistati dai giornalisti televisivi, i “disperati” dichiarano tutti di avere una famiglia da mantenere ed è per questo che sono disposti a sacrificarsi per loro.

Ma pensate un po’, nel turismo, invece, sono tutti single. Nessuno “tiene famiglia” e tutto rimane nell’ombra, solo nell’ambito del settore e basta. Denunce, lamentele, tutto rimane lettera morta e non esce al di fuori dei Social Network. Perché accade questo? Perché se un negozio apre abusivamente gli altri negozianti sono pronti a denunciare l’abusivo, mentre nel turismo gli abusivi imperversano, togliendo lavoro e soldi a chi invece è dotato di regolare licenza, e, nonostante le denunce non accade mai niente?

 

VIGE L’ANARCHIA PIU’ ASSOLUTA

Dalle associazioni senza scopo di lucro, ai Cral, alle chiese, ai singoli “praticoni”, ognuno fa il “porco” comodo proprio senza che nessuno li tocchi. L’Italia è proprio la terra dell’anarchia, nel senso peggiore della parola, però! E gli ADV subiscono senza mai alzare la testa!!!

Ma se gli altri settori in crisi hanno alle spalle tutti i sindacati, chi dovrebbe esserci dietro i lavoratori del turismo? Da chi dovrebbe partire e chi dovrebbe organizzare manifestazioni “importanti” per portare all’attenzione dei giornali e delle televisioni la “paralisi” di questo settore che ha già visto la chiusura di tanti tour operator grandi e piccoli e agenzie di viaggio in ogni regione italiana? Pensiamoci bene, ma nel 2012 oltre 500 agenzie di viaggio hanno chiuso i battenti nella sola Sicilia!  Ma questo non interessa a nessuno. I lavoratori del turismo sono di serie B e non meritano attenzione!

Anche se c’è qualcuno che continua a dare la colpa ai T.O. e agli agenti di viaggio per gli errori commessi – (ma chi non ne ha mai commessi?) – e perché non sono stati al passo coi tempi che cambiavano velocemente, ormai non si tratta più di addossare responsabilità a tizio o a caio ma di venire fuori da queste “sabbie mobili” che rischiano di inghiottire tutto il settore che comprende T.O. e ADV dettaglianti.

Sono cambiati i tempi, e ne siamo tutti consapevoli. Sono cambiate le regole del gioco, e ne siamo consapevoli. E’ cambiato il modo di fare turismo, e ne siamo consapevoli. Non basta più solo la professionalità, e ne siamo consapevoli. Internet ha ribaltato tutto il modo di intendere il turismo. Si è sostituito alle persone, e di questo ne siamo consapevoli.

Oltre ad una campagna di controinformazione, come ho già scritto altre volte, e come detto al presidente Astoi Nardo Filippetti nel corso di No Frills, c’è bisogno anche di un ritorno al passato, di un ritorno al contatto umano, all’essere nuovamente i consulenti di fiducia di una volta. E’ strano, ma anche in tempi di crisi c’è ancora chi riesce a lavorare con i gruppi perché riesce a coccolarli, a farli sentire importanti, a stabilire un rapporto di cordialità con le persone che, però, paga. E per queste persone fidelizzate non c’è Internet che tenga.

IL CLIENTE E’ SACRO…

E’ la personalizzazione, oltre alla bravura, a mantenere intatto per anni un rapporto di fiducia con i clienti. Peccato che molti se lo siano dimenticato ed abbiano demandato solo ai propri impiegati i contatti con i clienti. E questo non piace alla clientela, soprattutto se ha una certa età. In tempi di magra bisogna ripensare al proprio modo di lavorare, bisogna “spremersi le meningi” ed escogitare qualcosa di nuovo per riportare i vecchi clienti in agenzia. Se non c’è nessun aiuto da parte del Ministro e delle Associazioni di categoria, se ci si vuol salvare, l’unico sistema è quello di rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo o reinventarsi il proprio mestiere. Se l’unione fa la forza, ma non è il caso degli agenti di viaggio perché non conoscono la parola “unità”, bisogna andare avanti da soli, altrimenti il fallimento non è solo un’ ipotesi, ma una realtà. E neppure troppo lontana!

Liliana Comandè