Di Liliana Comandè.

Feste sottotono e Capodanno si prospetta male. Una richiesta al nuovo Ministro del Turismo.

Tanti anni fa avevamo abolito, tramite un referendum, il Ministero del Turismo. Già allora lo ritenevamo un Ente inutile. Un carrozzone che serviva a chi ci stava dentro ma non a chi stava fuori. Il Governo Berlusconi aveva deciso per noi che bisognava istituire un Ente che si occupasse di questo importante settore per il Pil, per la bilancia dei pagamenti, per l’occupazione, per il paese, insomma. Ci è stato fatto un grande “dono”. E’ stato ripristinato una specie di Ministero, chiamato Dicastero, e ci è stata data come interlocutrice una Ministra: Michela Vittoria Brambilla.

Chi aveva votato per l’abrogazione del Ministero non aveva digerito bene quest’imposizione, ma chi era stato contrario alla sua eliminazione, aveva appreso con soddisfazione questa novità,  ipotizzando una svolta positiva per il settore turistico.

Finalmente c’era qualcuno che avrebbe ascoltato le istanze dei T.O. e degli agenti di viaggio tramite le Associazioni di categoria.

Finalmente c’era una persona, in carne ed ossa, a preoccuparsi del settore del quale era a capo e che, sicuramente, avrebbe aiutato nei momenti di sofferenza.

Il Governo Berlusconi non c’è più, così come non c’è più la Brambilla a capo del Dicastero del Turismo.

E meno male! Mi piacerebbe sapere cosa ha fatto realmente in questi anni per il settore che, assieme all’Italia, è “ruzzolato” giù per le scale in mala maniera.

Abbiamo avuto un Ministro “fantasma” del quale si parlava soltanto per le conferenze stampa, che organizzava a destra e a manca, e nelle quali venivano ribadite le solite e scontate cose che anche l’ultimo impiegato arrivato in un’agenzia ben conosceva.

Onestamente, le uniche cose che ha fatto sono state quelle di aumentare i costi del suo dicastero. Fra corsi inutili per la famosa “innovazione Turistica”, un pessimo portale Internet, la carta dei diritti del turista, un sito dedicato agli amanti degli animali (pagato, chiaramente con i nostri soldi), la Ministra ha speso 15 milioni di euro. Soldi buttati al vento e che non sono serviti minimamente a risollevare le sorti del turismo incoming e outgoing.

Credo che verrà ricordata più per i suoi reggicalze e per l’amore per i cani che per tutto ciò che avrebbe dovuto fare e non ha fatto.

Ed ora? Diventati orfani della Brambilla ci ritroviamo un nuovo Ministro – sempre senza portafogli – (ma le spese che fanno da quale portafoglio li prendono?) definito “tecnico”, perché abbiamo un Governo tecnico di emergenza.

 

Il nuovo Ministro si chiama Piero Gnudi, bolognese, con una laurea in economia e Commercio e titolare di un importante studio commercialista nella “città dotta”.

Nel suo curriculum di tutto rispetto, si legge, fra le tante cose, che Gnudi è stato presidente di Enel e ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’Iri. Non so se ho decifrato sempre male, ma non mi sembra di aver mai letto qualche articolo che parlasse di una qualsiasi sua precedente competenza nel campo turistico.

E allora? Se si fa il commercialista o si assumono cariche importanti in Enti pubblici, cosa c’entrano con il Turismo? E’ come se da un giorno all’altro il salumiere si mettesse a fare il muratore o se un medico si adattasse a fare il commercialista. Nessuno saprebbe fare il lavoro dell’altro e nessuno saprebbe da quale parte incominciare per capirci qualcosa.

Nulla di personale, per carità, ma è possibile che fra tanti tecnici turistici in circolazione non ce ne fosse uno “degno” di diventare Ministro?

Dottor Gnudi, mi faccia la cortesia, convochi al più presto le Associazioni di categoria e anche qualche giornalista che , però, non le sparga i petali di rose quando cammina  e si faccia raccontare per filo e per segno come funziona – anzi, non funziona – questo settore da troppi anni abbandonato a sé stesso e che versa in una crisi così grave che è già moribondo.

Si distingua da tutti quelli che l’hanno preceduto sia a livello governativo, regionale, provinciale, comunale.

E incominci a chiedersi: ma chi è che opera nel turismo e di cosa ha bisogno? Quante persone lavorano in questo comparto e quanto lavoro producono all’indotto?

E poi, mi scusi, ma so che di solito si tende a circondarsi di “consiglieri” che, spesso, non sanno consigliare perché non conoscono la materia.

Anche qui, la pregherei di accettare un suggerimento. Chiami i tecnici come lei, ma quelli veri,  che conoscono il settore perché ci lavorano e cercano di viverci – anche se da anni ci sopravvivono, quando sono fortunati. Si informi su quanti operatori, piccole e medie agenzie hanno chiuso l’attività in questi ultimi 4 anni.

Noi siamo disponibili a darle la nostra consulenza gratuitamente e stia tranquillo che, sicuramente, apprenderà la verità su come se la passa il settore e, se ce lo permetterà, potremmo suggerirle come poter “alleggerire” la nostra crisi infinita.

Organizzi degli incontri ad hoc, periodici, per conoscere le evoluzioni o le ulteriori involuzioni di questo bistrattato settore, che dovrebbe essere la prima industria del paese e che, invece, è sempre stato un “fantasma” privo anche del lenzuolo. Un settore invisibile, praticamente.

Perché non istituisce una Consulta, formata oltre dai politici,  anche da esperti operatori del settore?

La prego ancora: sia il nostro Ministro!

Liliana Comandè