di Liliana Comandè.
Dispiace leggere certi articoli basati sul…nulla e sull’assoluta mancanza di “conoscenza” di come va il mondo agenziale.
Ritorna di moda parlare delle fees da applicare sui preventivi che vengono richiesti quotidianamente agli agenti di viaggio. C’è un giornalista di una rivista di settore che ha scritto che non si devono applicare perché il lavoro dell’agente di viaggio è anche questo e, quindi, non è giustificata la richiesta delle fees. Io vorrei dire, però, che i tempi sono cambiati e i cosiddetti clienti sono diventati così poco rispettosi del lavoro altrui che si permettono di chiedere anche a 10 agenzie le quotazioni per un viaggio, portandosi dietro ogni volta il preventivo più basso e chiedendo un ulteriore sconto. Sono oltre 30 anni che si parla di questa tassa da far pagare – e da scalare nel momento in cui il viaggio viene prenotato – e qualche agenzia l’ha anche applicata con successo. Ma siamo italiani, e ciò che poteva diventare un riconoscimento per il lavoro svolto a vuoto dalle le agenzie, e un sistema “educativo” per i clienti, è andato a farsi friggere. La mancanza di unità del settore ha sempre fatto tutto il resto e, quindi, ancora oggi ci troviamo a discutere su questo quesito: applicare le fees? Sì, no, forse…
Da quando le compagnie aeree non riconoscono le commissioni agli ADV, da quando molti operatori “bypassano “ gli intermediari, da quando c’è la crisi economica, le entrate delle agenzie sono drasticamente diminuite e la sopravvivenza di molte è appesa ad un filo.
Lo scorso anno hanno chiuso oltre 2.000 agenzie di viaggio, ma non sembra che i media abbiano mai dedicato un servizio alle migliaia di lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Colpa di chi? Di chi non ha informato nel giusto modo i giornalisti di quello che sta accadendo da anni nel settore? Sì, credo che una parte di colpa se la debbano assumere tutte le Associazioni di categoria che non informano – o non si fanno sentire abbastanza “rompendo le scatole “ ad oltranza a chi si occupa dell’informazione – del buco nero che si apre ogni giorno di più sotto i piedi di lavora nel turismo.
A ognuno il proprio mestiere…
A volte, chi non lavora in un’agenzia di viaggi non si rende conto di come funzioni questo lavoro e, dalla sua scrivania pontifica e scrive quello che gli/le passa per la testa, dispensando “consigli” su ciò che si dovrebbe fare e come si dovrebbe lavorare. Ora, a prescindere che vige ancora la regola del “a ognuno il proprio mestiere””, dispiace leggere certi articoli basati sul…nulla e sull’assoluta mancanza di “conoscenza” di come va il mondo agenziale.
A Roma si dice “apri bocca e je dai fiato” e, spesso, è solo fiato quello che mi capita di leggere su certi giornali di categoria e non. Ma ritorniamo al discorso fees. Come dicevo, c’è chi è d’accordo sulla sua applicazione, perché così diventa una integrazione di denaro visto che ne hanno perso già tanto per le motivazioni che conosciamo bene, e c’è chi pensa, invece, che possa essere un autogol perché ritiene (a ragione) che non tutte le aziende la applicheranno e, pertanto, i clienti – abituati come sono a cercare sempre di risparmiare – si rivolgeranno a quelle ADV che non la faranno pagare.
La motivazione della fee…
A mio parere è giusto far pagare una tassa, ma non per colmare “il buco” creato dalle commissioni che ormai non ci sono quasi più. È vero che è diventato sempre più difficile andare avanti e mantenere in piedi un’attività come quella turistica, però è anche vero che la motivazione di una tale richiesta debba risiedere nel fatto che gli agenti di viaggio sono (o dovrebbero) essere dei consulenti e, come avviene per le altre categorie, le consulenze si pagano.
Già nel numero di Travelling Interline del lontano novembre 1996 scrissi un editoriale – del quale riportiamo il testo per intero – nel quale auspicavo l’introduzione di una quota fissa da far pagare per i servizi resi alla clientela (soprattutto per far cessare la cattiva pratica della richiesta di preventivi a 10 agenzie) ma, soprattutto, perché avrebbe qualificato la professionalità della categoria.
Auspicavo, in pratica, una consulenza retribuita, proprio come avveniva – e avviene tutt’oggi – per le altre categorie di professionisti o anche pseudo tali. Non so quanti dei nostri lettori ricordano il mio articolo – certamente lo rammenteranno sia i più attenti ai problemi del settore fin dal 1996, sia tutti quelli che risposero lamentando proprio la scarsa considerazione e visibilità degli addetti al turismo.
Oggi si cavalca da più parti l’onda dello scontento per la scarsa redditività di un’attività che impegna moltissimo anche in termini economici. Oggigiorno tutti s’improvvisano dispensatori di consigli e di ricette magiche mentre c’è anche chi dimentica di aver contestato – parecchi anni fa – proprio quegli agenti che, non volendosi sentire semplici “venditori di prodotti”, facevano pagare ai propri clienti una parcella per la consulenza che prestavano loro.
Mi risulta che in alcuni paesi europei chiunque entri in una qualsiasi agenzia di viaggio ed usufruisce di un qualsiasi servizio debba pagare una quota fissa. Non è, forse, anche questa una valida ricetta per evitare (e, perché no!) debellare quella cattiva abitudine che hanno preso i clienti di fare il giro di tante agenzie per chiedere un preventivo? Quante ADV e T.O. lavorano a vuoto su un progetto di viaggio, per il quale opzionano i voli per essere sicuri di trovare i posti nella classe di prenotazione giusta, e poi il cliente-“ballerino” e maleducato sparisce dalla circolazione perché ha richiesto un ulteriore preventivo ad altre agenzie modificando, però, un po’ l’itinerario abbassando la categoria degli alberghi e cambiando anche la compagnia aerea?
Tutto ciò accade più frequentemente di quel che si pensi e senza che il cliente telefoni alle prime agenzie per comunicare che ha prenotato da un’altra parte. Se esistesse una tassa fissa anche da noi, non pensate che il comportamento della clientela non sarebbe assolutamente quello di oggi? A parer mio i clienti sarebbero più responsabilizzati e, proprio se non sono soddisfatti del preventivo della prima agenzia, ne contatterebbero soltanto una seconda. Questo significherebbe meno perdita di tempo, meno perdita di soldi per tutta la filiera e più rispetto per chi lavora.
Ma lo sdegno che nuovamente infiamma “le penne” degli ADV mi fa pensare che sia solo una questione di soldi, dunque, quella fa muovere la categoria (perlomeno a parole). Eppure quante cose storte ci sarebbero da raddrizzare nel mondo turistico e quante cose si potrebbero fare se si pensasse realmente al bene del settore e non dei singoli individui! Dovremmo ormai essere abituati a questa situazione di scarso interesse da parte di tutti (agenti compresi), eppure non è molto difficile riscrivere delle semplici regole (da far rispettare, però!) che potrebbero evitare ulteriori gravi scossoni al settore da troppo tempo in crisi.
Problemi vecchi…
I problemi sono aumentati negli ultimi anni ma, in realtà, ci sono sempre stati. Il guaio è che i problemi si vedono e si affrontano soltanto nel momento in cui diventano tanto grandi da non poter essere più ignorati. Ma se una casa ha una crepa, anche piccola, si dovrebbe correre subito ai ripari per evitare che la struttura possa subire danni maggiori. Perché allora non succede la stessa cosa in questo settore? Sono ormai troppe le crepe che fanno scricchiolare la già fragilissima impalcatura turistica. Non è il caso di correre ai ripari prima che sia troppo tardi e che ci si ritrovi tutti a rimpiangere di non aver saputo mettere i puntelli al momento giusto?
Perché il settore agenziale non riesce mai ad essere unito e costruttivo? Perché si chiacchiera tanto e non si concretizza niente? Dobbiamo giustificarlo col fatto che “siamo italiani e da noi funziona tutto così? ” (Ovvero non funziona niente!). Possibile che si sta sempre sulla riva del fiume solo per osservare ciò che succede? E’ normale che questo settore, soprattutto l’outgoing, conti “come il due di coppe a briscola quando regna bastoni?”.
E’ come se uno schiacciasassi stia passando sul settore senza che nessuno dica a chi lo guida di fermarsi! E subisce ogni forma di porcherie che, chi di dovere, non riesce – o non gliene importa niente, forse è questa la realtà – a debellare? Ad iniziare dall’abusivismo, per arrivare alla concorrenza sleale anche fra T.O. e dettaglianti, tutto avviene alla luce del sole ma chi dovrebbe vedere tutto e prendere provvedimenti è sempre accecato da questo sole.
E tutto procede come sempre…fra lamentele e…lamentele…e basta!
Questo è l’articolo scritto e pubblicato sulla rivista cartacea Travelling Interline nel 1996, ben 17 anni fa. Non vi sembra ancora attuale?
Ma gli agenti di viaggio valgono meno dei fabbri o degli idraulici?
Quanti di noi hanno avuto la necessità di chiamare un fabbro o un tecnico delle lavatrici o dei frigoriferi e si sono sentiti chiedere una tot cifra per la chiamata e successivo preventivo? Sembra strano ma siamo ormai abituati a pagare la quota che ci viene richiesta perché giustifichiamo il fatto che “l’omino” si sposti dal suo negozio (anche se a 200 metri dalla nostra casa) e perda comunque tempo. Se troviamo giusto retribuire il “disturbo” di uno di questi professionisti perché non riteniamo giusto compensare il lavoro di un professionista del turismo? Perché non far pagare ai clienti i preventivi che vengono richiesti e che impegnano non solo il personale delle agenzie dettaglianti ma anche il tour operator?
Molto probabilmente chi entra in un’agenzia di viaggio e chiede un preventivo non si rende conto di mettere in moto un meccanismo tale da far impiegare tempo e denaro a chi si trova al di là della scrivania, trant’è che lo richiede a molte altre agenzie che si attivano per cercare il miglior prezzo.
Telefonate, fax, solleciti e cambiamento di preventivi ai vari tour operator specializzati (che si vedono richiedere lo stesso programma da molte agenzie), e personale che segue queste pratiche hanno un costo che si “accolla” esclusivamente l’agenzia dettagliante e l’operatore. Poiché su 100 preventivi solo una minima parte viene concretizzato con un viaggio, il risultato è che spesso si “buttano” i soldi al vento. E allora perché non far pagare una quota X all’ipotetico cliente, da defalcare al momento della conferma del viaggio?
Perché non far capire al cliente che un agente di viaggio cerca sempre il miglior rapporto qualità/prezzo e non è giusto che, una volta ottenuto il preventivo lo stesso cliente faccia nuovamente il giro delle agenzie per farsi ridurre il costo del viaggio con le fatidiche parole, che suonano quasi come un ricatto, “Mi hanno dato questo prezzo, voi quanto mi potete scontare di più?”. L’attività dell’agente di viaggio non è come quella dell’ambulante al mercato delle pulci.
Non si devono contrattare i prezzi né dimenticare che le agenzie sostengono delle spese che vanno ammortizzate proprio con le commissioni che rappresentano l’unica forma di guadagno. Ci risulta che molte agenzie dell’Emilia Romagna e del Veneto si facciano pagare dai clienti le spese di prenotazione (fra le 35.000 e le 45.000 lire). Quando accadrà la stessa cosa in tutte le altre Ragioni italiane?
Quando il settore turistico si renderà conto di doversi qualificare come tutte le altre categorie? Aspetto dai lettori qualche parere.
Liliana Comandè
La motivazione di base all’applicazione delle fees , come si suol dire ” non fa una piega”; tutti i professionisti, vedi avvocati, notai etc chiedono un compenso anche per scrivere due righe… e gli agenti di viaggio che per ogni preventivo minimo devono contattare 10 operatori,corrispondenti, sollecitarli più volte al telefono per poi dare ai clienti il preventivo “all’osso” ed attendere una risposta, quando si degnano di darla, dopo che hanno a loro volta girato altre 10 agenzie per farsi dare la quota ancora più scontata!
Forse noi agenti non siamo considerati professionisti? Che tristezza. Buona Pasqua.
Carissima Liliana, quando leggo i tuoi editoriali è come fare un flash back nel tempo, è come riavvolgere la bobina di un film sbiadito, è come ascoltare un vecchio 45 giri cantato da quel fantastico duo che era Alberto Lupo e Mina: “parole, parole” ed ovviamente la critica non è verso di te ma verso tutto il nostro settore, me compreso ovviamente, che continuiamo a lamentarci, mentre quel mondo che noi dovremmo essere i primi a conoscere, visto che vendiamo il mondo, gira intorno a noi ad una velocità quasi superiore alla luce. Non mi resta altro che riconfermarti tutta la mia stima per quello che cerchi di far arrivare a chi ti ti dovrebbe leggere ed ascoltare, per la tua costanza e colgo l’occasione di questo commento per augurare a te, alla tua redazione e a tutti i colleghi agenti di viaggio una Serena Pasqua
Grazie Santo, a volte mi sembra di “parlare, o meglio, scrivere al vento”. I problemi sono tanti e sono tutti vecchi, ma nessuno di loro è stato risolto, anzi, con il passare degli anni sono aumentati…e aumenteranno ancora. Grazie per gli auguri che contraccambiamo. Buona Pasqua anche a te.
cara liliana, è sempre un piacere leggerti, e ricordo bene anche il tuo vecchio articolo. Però continuo a pensare che senza il fabbro resto fuori di casa, che senza l’idraulico il bagno rimane allagato, senza agente di viaggio… parto lo stesso, basta avere una carta di credito e avere una connessione internet. Vorrei sapere come si regolano i colleghi per i loro acquisti, perché se devo comprare un’auto, giro per concessionarie e mi faccio fare dei preventivi, così se devo acquistare i mobili della cucina, far ritinteggiare il soggiorno, eccetera. Questi preventivi sono sempre gratuiti. Credo che rientri nel rischio di impresa il dispensare informazioni utili a un potenziale cliente, anche se poi la vendita non va a buon fine e questi acquista dalla concorrenza. Mi sembra che le agenzia ultimamente siano solo capaci di ribaltare sul cliente i costi che li opprimono (talvolta senza dare valore aggiunto, altro che consulenti). Al collega che sull’altra testata parlava di “lotta”, forse la lotta bisognava farla quando AZ tagliò le commissioni, quando gli operatori hanno cominciato a farci stampare documenti di viaggio ed etichette da ritagliare e incollare, o certi rappresentanti di categoria pensare più alla poltrona che alla lotta all’abusivismo.
e poi scusa, ci lamentiamo tutti dello scarso lavoro, fare qualche preventivo contribuisce a tenerci in allenamento, no?
Ad maiora!
Caro Andrea, so benissimo che oggi le prenotazioni si possono fare su Internet e si può benissimo eliminare l’intermediazione. Ma dire così significherebbe che la figura dell’ADV non serve più a niente ed è giusto che scompaia. Io credo ancora nel discorso della professionalità (certamente quando c’è) e sulla sicurezza di acquistare un viaggio in agenzia e sulla garanzia di avere sempre un referente pronto ad entrare in azione se dall’altra parte dell’Oceano o in Europa il cliente incontra qualche problema. In quanto ai preventivi gratis…io posso dirti che ho dovuto chiederlo ad un idraulico perché la caldaia mi ha abbandonato nel momento di maggior freddo. L’idraulico, distante circa 200 mt da casa mia, per farmi il preventivo mi ha addebitato ben 50 euro per il disturbo. E magari era nel suo negozio a rigirarsi i pollici. Sicuramente hai ragione quando parli di interessi di poltrone, da parte delle associazioni di categoria. Per il resto…forse hai ragione, preparare preventivi tiene in allenamento il cervello e il fisico. Peccato soltanto per la delusione che si prova quando non si vede concretizzato e quando il cliente, dopo averti chiesto duemila modifiche, sparisce senza dirti neppure grazie. Buona Pasqua.
Io lavoro in agenzia da circa 10 anni e sono pienamente d’accordo con quello che dici. Anche noi avevamo pensato a mettere una fee sui preventivi ma da quando abbiamo messo il cartellino fuori l’agenzia, non è più entrato nessuno. Eppure c’era scritto in caratteri grandi che IN CASO DI CONFERMA la fee veniva scalata dal prezzo. Avevamo chiesto 20 euro a preventivo. Ebbene… nessuno entrava più, l’abbiamo dovuta togliere di corsa. Purtroppo, fare un preventivo nel 2013, non è più solo una prerogativa dell’agenzia di viaggio. Oramai, il cliente va su internet, su uno dei grandi portali che escono fuori come funghi, e grazie ad un sito facilissimo da utilizzare, che anche un bambino non potrebbe fare errori, si fa il suo preventivo Gratis, e, a buon bisogno … PRENOTA PURE! Quindi se noi mettiamo le fee, ecco che i soliti non li metteranno e saranno sempre quei soliti a vendere.
Purtroppo siamo sempre allo stesso discorso. Per me va bene applicare delle fee come fanno altri impiegati di altri settori. Ma lo faremo tutti ?! Io credo proprio di no. Non siamo ne coesi ne soprattutto coordinati. Le associazioni di categoria sono totalmente inutili a mio avviso.
Cara Liliana, si … mi dispiace ammetterlo, ma è così… Gli agenti di viaggio valgono meno di idraulici e fabbri. Sai perchè? Perchè quelli sono lavori manuali e perchè bisogna saperli fare e non sono intermediari. Sono loro che materialmente ti fanno il lavoro. Noi, essendo intermediari, non veniamo visti come consulenti o parte integrante per fare una bella vacanza, ma soltanto come un parassita che prende soldi. siamo in Italia e così sono visti tutti gli intermediari. Da quelli immobiliari a quelli finanziari, tutti. Non si ha rispetto per la nostra categoria, perchè siamo noi i primi a non rispettarla. Non essendo ne rappresentati ne soprattutto coesi nel fare un’iniziativa sacrosanta come quella da te proposta sulle fee a preventivo.
Cara Francesca, credo che oggi siano ben pochi quelli che possano ritenersi fortunati perché hanno una clientela che si rivolge sempre a loro. Anche i più fidelizzati hanno gli amici “smanettoni” che prenotano online e quelli che si ritenevano clienti diventano improvvisamente ex clienti. La mancanza di unità, oltre ai vari cambiamenti che ci sono stati in questi ultimi anni, ha fatto il resto. Questa guerra tra poveri ha provocato soltanto vittime fra gli agenti stessi. E ancora deve venire il più “brutto”.
Ciao Liliana, quanta ragione hai e poco ascolto. Tu sai meglio di me che i problemi delle ADV sono iniziati con l’insensato proliferare di ADV fatte in laboratorio per incassare l’obolo e per la decadenza totale di certe Associazioni che invece di proteggere chi le mantienne, erano diventate succube di Iata etc con il risultato di condannare le ADV a intraprendere anche la lotta interna per sopravivere. I preventivi sono la prima arma. C’è chi ha pubblicizzato”portatemi un preventivo e vi farò meglio. I TO anche loro in crisi sono entrati nella lotta.Tutto questo ha favorito anche il dillagare dell’abusivismo che autorità incaricate per sorvegliare non fanno più nulla. Ma nessuno si rende conto del danno. Personalmente credo che finchè il bacino d’utenza non ritorna a livelli accettabili, sarà sempre crisi. Una risposta ai preventivi è di non darli in carta intestata, cosi perdono valore ma è sempre poco. Purtroppo ci hanno portato in questa condizione e sarò difficile uscire.
Grazie Nick, anch’io la vedo come cosa difficile da dissipare…Anni fa scrissi anche sul perché le agenzie non facessero cartello come i benzinai e come tante altre categorie…La risposta me la sono data quando ho capito che la parola “categoria” voleva anche dire “unità”, cosa che, purtroppo, è sempre mancata al settore.
Maria Rosaria, credo che non ci sia nulla da aggiungere a quanto da te scritto. Buona giornata lavorativa – speriamo!
In prima risposta a caldo, ho commentato l’articolo direttamente scrivendo che l’argomento sarebbe stato troppo serio da poterlo giudicare così superficialmente ed archiviarlo con una battuta leggera come è stato fatto. Poi mi sono chiesto se questo articolo non fosse stato semplicemente un editoriale a supporto della vendita di quel libro cui si faceva riferimento!!!! Insomma una amenità !!!
Liliana ero in Fiavet per meno di un’anno nel 89/90 durante la presidenza di Poli con cui mi scontrai aspramente per questi motivi. L’interesse era altrove (Italia 90). Hanno fatto di tutto per tenere le ADV divise ed individuali per assicurare un sfruttamento scientifico. Se forse una categoria “sindacato” anche meglio politizzato loro non avrebbero più motivo di esistere e addio a poltrone manageriali. Siamo l’unica diciamo “categoria” senza nessun diritto ma solo di doveri ed oneri fatti su misura personale da ogni provincia o regione. Queste teste in provincia non prendono in considerazione neanche il rischio che corrono non rispondendo ad una raccomandata A/R entro i trenta giorni per non incorrere alla sanzioni previste. Un dirigente Provinciale del turismo un giorno mi disse per telefono che non ha nessun obbligo di rispondermi. Da dieci mesi aspetto dalla Provincia di Roma l’esito conclusivo per un caso di abusivismo acclarato e da loro confermato ma sempre in attesa di prendere una decisione. Tutto scitto e postato anche in FB. Questo è il dramma e se parli troppo diventa una polemica infinita che spesso finisce con “consigli amichevoli”. Si cambia tutto purchè tutto rimane come era.
Tutto può essere caro Luigi. Si incomincia a parlare di Firenze…per poi arrivare a Napoli.
Nick è più comodo far rimanere tutto com’è. Si parla di abusivismo e poi, quando trovano “l’abusivo” non gli viene “torto un capello” alla faccia di chi paga e di chi è onesto. Il problema è che il settore non ha un sindacato, ha solo delle associazioni che dovrebbero funzionare anche come sindacato. Purtroppo non è così.
Forse sarò contagiato dai temi di questi tempi, editoriale camuffato per far vendere un libro, interessi non visibili, tutelare più o meno per poter continuare a …(non) tutelare, conflitti di interessi più o meno malcelati ed andrei troppo oltre !!!!
” Quando il settore turistico si renderà conto di doversi qualificare come tutte le altre categorie? Aspetto dai lettori qualche parere ” Credo che l’articolo di Liliana Comandè si aspetti veramente qualche parere dai lettori in questo gruppo, qui stesso o anche direttamente sulla sua pagina.
Il mio è un rinnovato sollecito alla partecipazione ed espressione dei tanti iscritti troppo abituati a stare affacciati al balcone ed a guardare invece di PARTECIPARE ED ESPRIMERE IL PENSIERO (gratuito che non costa niente ma avrebbe valore !!! )
Il mio è un rinnovato sollecito alla partecipazione ed espressione dei tanti iscritti troppo abituati a stare affacciati al balcone ed a guardare invece di PARTECIPARE ED ESPRIMERE IL PENSIERO (gratuito che non costa niente ma avrebbe valore !!! )
Caro Luigi, nel 1996 ricevetti tanti commenti di gente che mi chiedeva anche di “prendere in mano le redini del turismo”. Ma chi ero io? Quale copertura “politica” o di amicizie avevo io? Nessuna. Ci sono persone, che fanno parte della categoria, che mi hanno sempre ritenuta una “rompiballe” perché gridavo sempre al “lupo al lupo”. Forse loro, all’epoca, avevano gli occhi foderati di prosciutto. Io ho cercato sempre di togliermi dagli occhi anche il capello. E poi…ero una donna ed ho sempre incontrato tanto “maschilismo”, nel senso più stupido della parola.
oh, liliana..da così tanto tempo perdi tempo? ….!!!!
Purtroppo sì! Ma sono una mezza “passionaria” dedita agli altri…
Mettersi dal turismo in politica? Si è appena iniziato a farlo, ma come dici tu la “copertura” dev’essere integrale mica presa lìperlì !!!!
Liliana Io ho sempre impiegato donne, sinceramente più affidabili anche a volte un po streghe.
Infatti Luigi ed io non sono tipo che s’improvvisa qualcosa che non è…
allora, una stretta di mano e una pacca ….sulle spalle!!!!
Nick, dopo tanti anni devo dire che io mi ritrovo ad apprezzare molto anche gli uomini che operano nel turismo. In quanto all’affidabilità, secondo me dipende dalle persone e dalla serietà con la quale affrontano il lavoro.
Camillo, è una risposta di compatimento?
Le donne affrontano, se tu dai la possibilità di farlo, il lavoro come casa propria, il che vuol dire tanto. Se fai lo stesso con un uomo lo ritrovi al bar a giocare tresette. Certo che ci sono tantissimi uomini per i quali nutro profondo rispetto e loro sono sempre la salvezza della categoria.
no, si, non lo so.. mi trovo anch’io nella tua stessa situazione!!! ecco…
Giusto Nick, ma conosco tanti uomini che non giocano a tresette e questo è confortante pensando al lavoro.
Camillo, allora anche a te una stretta di mano e una pacca sulla spalla!
Ciao Liliana, ti seguo da anni e vedo proprio le differenze con gli altri giornali del settore. Leggo degli articoli allucinanti, presi da non si sa quale realtà. A volte mi sembra proprio che alcuni giornalisti proprio non capiscano davvero nulla del mondo agenziale e di turismo. Mi sorge il dubbio che scrivano non per diffondere notizie veritiere e reali, quanto più che altro solo per accaparrarsi i soldi delle aziende che fanno pubblicità sulle loro testate. E anche questo , a mio avviso, danneggia il nostro settore già abbastanza martorizzato. Ecco perchè ti seguo da tanti anni. Almeno una coerente (con la quale mi complimento ancora) esiste!
Ciao Davide, grazie per la tua costanza nel leggermi e per ritenermi coerente nella mia professione. Buona giornata.
Io lo trovo assurdo, come sarebbe assurdo entrare in un negozio di abbigliamento, provare un abito che magari non ci calza a perfezione e poi dover pagare per essere entrati in camerino.
Molto spesso in agenzia vengono proposti pacchetti già confezionati dai tour operator, senza ricerca di voli e hotel o tour/guide/servizi transert alternativi.
Perchè pagare per qualcosa presente su un catalogo? Il discorso cambia quando viene tutto “assemblato” caso per caso: mi rendo conto che dietro c’è tutto un lavoro differente, più lungo e impegnativo. Anche in questo caso, però, io credo che ciò rientri nel vostro lavoro, se siete ben qualificati. Altrimenti (e si torna al caso precedente) si tratta di vendere un pacchetto già pronto, uguale in ogni agenzia o online. Dove sarebbe la consulenza? Direi che non ci sarebbe alcun apporto personale e professionale rispetto ad un’altra agenzia di viaggio o rispetto all’acquisto online.
Il negozio di tendaggi che propone una tenda e suggerisce qualche idea alternativa con la sarta in sede non fa pagare il preventivo. Il ristoratore interpellato per festeggiare il proprio matrimonio fa visitare la location, propone il menù, personalizza in base a gusti, esigenze e budget ma non fa pagare il preventivo. La richiesta di un prestito in banca non viene pagata in maniera preventiva. Non ci si rivolge forse anche in questi casi a professionisti? Chiamare l’idraulico è diverso, come chiamare la truccatrice a domicilio: c’è un extra da pagare per la chiamata, per il fatto di aver chiuso la bottega per lavorare a domicilio del cliente. A me sembra una situazione parecchio differente.
Comprendo le difficoltà del periodo ma io credo che quasi in tutti i settori occorra fare i conti con il fatto che adesso le persone hanno meno soldi e badano al risparmio più di prima. Non è facendo pagare i preventivi che si risolve la situazione, anzi io credo che si potrà solo ottenere un peggioramento per l’agenzia.
Cara Melissa, la situazione non peggiorerebbe perché credo che già sia abbastanza pessima. Tu hai fatto degli esempi che calzano a pennello, ma dimentichi che il guadagno di un negozio di abbigliamento non è lo stesso dell’agenzia di viaggi.Ed è molto difficile che in cliente entri in un’agenzia e acquisti il pacchetto così com’è sul catalogo. C’è sempre una variazione da fare, c’è sempre da discutere sul prezzo – cosa che non farebbe in nessun negozio. Anche le agenzie, per rispondere ai preventivi – a volte proprio da gente che ha voglia di perdere tempo – deve smettere di eseguire altri lavori che in agenzia devono essere svolti comunque. Inoltre, scusami, ma in partenza metti in discussione la figura del consulente che per me è essenziale ed è una figura professionale. Perché considerare l’agenzia di viaggi alla stregua del negozio di abbigliamento? Far misurare un vestito non implica maggiori spese per il negoziante. Chiedere preventivi e sollecitarli ai vari operatori hanno un costo e non si possono sempre fare 200 preventivi, per poi vederne concretizzato uno. Diverso è il discorso di chi entra in agenzia e dice: “vorrei prenotare questo viaggio”. Certo che qui non è necessario far pagare nessuna fee, Ma quanti ADV si sono sentiti rispondere dagli operatori: “ma questi sono già stati in 5 agenzie a chiedere lo stesso viaggio”? Ecco, la fee servirebbe per educare a rispettare il lavoro altrui ai clienti che pensano di essere nei mercatini delle pulci.
Ho citato altri esempi rispetto al negozio di abbigliamento proprio per enfatizzare il ruolo della consulenza e del consulente. Non sono d’accordo del tutto sul discorso di entrare in agenzia per acquistare senza se e senza ma, nel senso che in un regime di concorrenza il consumatore ha tutto il diritto di fare le proprie valutazioni, così come l’agente ha tutto il diritto di decidere di applicare prezzi più alti o più bassi. Io da consumatrice non credo che nessuno voglia sminuire il vostro ruolo ma ritengo anche giusto poter chiedere informazioni e prezzi prima di decidere da chi prenotare.
Gentile Melissa, anch’io prima di fare la spesa faccio il giro del mercato per controllare il rapporto qualità-prezzo, ma non chiedo niente a nessuno dei venditori. Il viaggio, se è già nei cataloghi degli operatori. deve essere acquistato senza andare in giro per le varie agenzie a chiedere gli sconti. A differenza di ciò che si crede, i margini delle agenzie sono minimi ma le spese sono tante, molte di più di un qualsiasi tipo di attività e se. Se costringete a togliere il magro guadagno alle agenzie, faranno la fine delle 2.200 che hanno chiuso lo scorso anno. Ma questo la televisione non lo dice, come non dice quante persone hanno perso il posto di lavoro anche per questo motivo. Il cliente di oggi ha costretto le agenzie a farsi una guerra “scema” senza pensare che a rimetterci sarebbero state loro. Il personale va pagato, le spese di luce, telefono, le tasse provinciali, l’assicurazione e la fidejussione vanno pagate e senza soldi…si chiude la baracca. E questa sarà la fine che faranno tantissime agenzie anche nel 2013.
Dubito che la colpa sia dei potenziali clienti. D’altronde se la considerazione del cliente è questa, credo che non valga la pena approfondire l’argomento. La realtà è che ci sono pochi soldi in circolazione e questo è un fatto noto e tristemente evidente a tutti. Poi secondo me le vendite su internet hanno fatto il resto. Forse andrebbero rinegoziate tante cose più in alto ma non sta certo a me dirlo, in quanto fuori dal settore. Infine a volte penso che, specie in piccoli centri, negli ultimi anni si sia assistito ad un numero di aperture di agenzie troppo elevato (anche dei bar, ad esempio). E come se non bastasse, sono spuntate le figure di venditore di viaggi online e offline, tipo vendita di trucchi. non so se posso scrivere il nome dell’azienda alla quale mi riferisco, diciamo che per assonanza potrei dire che mi riferisco ad una “carta” di color arancione 😉 Ora attribuire le cause dei problemi ai comportamenti dei clienti mi pare veramente eccessivo.
Se rilegge bene la mia risposta non addosso tutte le colpe al cliente, ma una buona parte di responsabilità sulla situazione in cui versa il settore si deve proprio a questo modo di “fare la spesa”. Venti anni fa questo non succedeva e se succede da qualche anno non è certo solo colpa della crisi.
Cara Liliana sarebbe bello che lo stesso giornalista scrivesse che sarebbero da togliere anche il coperto dei ristoranti o la quota d iscrizione delle palestre:o sono solo gli agenti di viaggio che devono lavorare gratis?magari dopo essersi sentiti dire,come capita sempre più spesso,”Ho appena cercato su internet evolevo vedere se anche in agenzia…”.L agente di viaggio è un professionista,checchè ne pensi qualcuno e il suo lavoro come tale và pagato.Proviamo a chiedere un appuntamento a un avvocato,solo per fare un esempio,e vediamo se fà consulenza gratis anche solo per pochi minuti di colloquio.Il problema è che nel nostro settore,da anni,si è innescato un meccanismo della concorrenza al ribasso che coinvolge tutta la catena;basta guardare come vengono considerate le commissioni di agenzia da alcuni TO che pensano di rattoppare i loro pesanti bilanci tagliando la misera percentuale destinata alla rete agenziale.Al peggio non c è mai limite.Un caro saluto
Rino Siconolfi
caro Rino, come vedi, fra i non addetti ai lavori c’è chi pensa che questo sia il lavoro dell’agente di viaggio e, quindi, non deve essere retribuito. però, se la fignora si siede al ristorante paga iol coperto e il servizio del cameriere senza battere ciglio. Ma come, il cameriere non è pagato per il servizio che svolge? E la puliozia della tovaglia perché la devo pagare io extra dal conto? Ma la colpa è sempre del settore che non è mai riuscito a fare cartello per tutelare i propri interessi ed ora che stanno per chiudere in tanti, forse, avranno capito quanto fosse importante essere ripagato per la sua professionalità. Così va il mondo del turismo e mi sembra che stia andanco sempre peggio. Un abbraccio.
Chiedo scusa: non credevo che potessero commentare solo gli addetti ai lavori, per fare “pat pat” tra colleghi. Tolgo il disturbo.
Melissa, ha fatto bene a commentare. questo e un sito dove ognuno puo dire la sua, anche gli esterni al settore. La ringrazio per la sua partecipazione. Buona giornata.