Nell’ultimo nostro articolo abbiamo mostrato una tabella ove apparivano i primi venticinque Paesi mondiali per produzione di Tonn-Km-effettuate secondo i dati diramati dall’ICAO.
Scopo dell’articolo era quello di evidenziare la posizione del nostro Paese nei confronti degli altri vettori avendo particolare riguardo alle alleanze (“Alleanze, imprese giganti e declino”).
Nella tabella in questione l’Italia appariva al venticinquesimo posto e un particolare ha attirato la nostra attenzione e cioè il fatto che la Svizzera era sopra di noi ovvero che ci ha superato avendo prodotto 6.149 milioni di Tkp contro le nostre 5.104
Il fatto ci ha colpito soprattutto tenendo presente che Swissair, il maggior vettore elvetico internazionale, nell’anno 2001 è fallito e pertanto tutto lasciava ritenere che un così traumatico evento avesse causato seri problemi all’aviazione elvetica e mai ci saremmo immaginati che quest’ultima, storicamente sempre con produzioni inferiori alle nostre, avesse potuto superarci. Nel considerare tali osservazioni si tenga presente che Alitalia non solo non è stata interessata dalla procedura fallimentare, ma ha addirittura incorporato un altro vettore –AirOne- e con tali premesse tutto lasciava intendere che essa avrebbe dovuto crescere nei confronti di una aerolinea alla quale è stata riservata quella sorte che da noi si è cercato in tutti i modi di evitare.
Brevemente ricordiamo che Swissair chiuse i battenti nell’ottobre del 2001, riprese il volo nell’aprile del 2002 sotto la nuova denominazione Swiss International con la partecipazione di Crossair, nell’anno 2005 iniziò l’acquisizione da parte di Lufthansa (che si completò nel 2007), nell’aprile del 2006 entrò sotto Star Alliance. Nell’ultimo triennio che precedette la chiusura, Swissair non registrò bilanci in perdita “a catena”: l’anno finanziario 1998 si era chiuso in attivo, stessa cosa per il 1999 mentre nel 2000 il bilancio si chiuse in rosso. Tuttavia, come è noto, nell’ottobre 2001 fra l’incredulità generale alcune delle maggiori banche elvetiche non vollero elargire fondi per mantenere operativa la compagnia.
La nuova aerolinea che prese il via dal suo start up fino all’anno 2005, totalizzò perdite per 1.6 miliardi di dollari, tuttavia a partire dal 2006 i suoi risultati operativi hanno fatto segnare i seguenti profitti espressi in dollari Usa:
2005: (135.300.000)
2006: 215.600.000
2007: 513.185.000
2008: 480.045.000
2009: 155.145.000
2010: 391.073.000
2011: 325.186.000
2012: 252.406.000
Ora di fronte a simili risultati sarebbe estremamente agevole affermare che il fallimento (e la rinascita che ne è seguita) ha fatto bene a Swiss, ma crediamo sia anche opportuno considerare l’ipotesi se per caso non sia stata l’acquisizione al 100 per cento da parte di Lufthansa ad aver prodotto bilanci in profitto a ripetizione.
Non a caso i segni positivi si sono iniziati a registrare dall’anno successivo a quello dell’acquisizione, ovvero a partire dal 2006. Di tutto rilievo anche quanto avvenuto nel numero passeggeri trasportati i quali sono passati dai 9.6 del 2005 ai 15.8 milioni del 2012. Da notare che non vi è stata lotta fra scali rivali: Zurigo è l’hub ufficiale con una seat capacity sei volte maggiore di quella della seconda base, Ginevra. La nuova compagnia è rimasta molto attiva anche sui settori intercontinentali con 31 widebodies in servizio su un totale flotta di 92 velivoli ed opera su 23 destinazioni a lungo raggio.
Un recente studio condotto dalla CAPA (Centre for Aviation & Innovata) ha messo in luce un importante particolare e cioè il fatto che sui settori a lungo raggio Swiss ha ben pochi concorrenti in casa propria:
Volendo mettere a confronto i numeri di Swiss con quelli di Alitalia basterà ricordare come hanno chiuso i bilanci della nuova compagnia italiana decollata nel 2008:
Nuova Cai privata (bilancio consolidato; milioni di euro)
2007: -495 (ultimo risultato “vecchia” Alitalia)
2008: -115
2009: -327
2010: -168
2011: – 69
2012: -280
Nei primi nove mesi del 2013 l’Ebit si è fissato a meno 162 milioni di euro. Le cifre si commentano da sole specialmente ricordando che la nuova Alitalia da quando è partita aveva come obiettivo primario un risanamento dei conti che dopo cinque anni ancora non è giunto, e ricordando anche che il mercato italiano ha molte più potenzialità rispetto a quello elvetico.
Come e perché Swiss e Alitalia presentano risultati così divergenti fra loro? Proponiamo alcune possibili valutazioni. Il controllo azionario al 100 per cento di un altro vettore che evidentemente si è sostituito al management locale nel dirigerne pianificazione ed obiettivi; una penetrazione decisamente modesta nel proprio territorio da parte dei vettori stranieri sia a lungo raggio, sia low cost; quest’ultimo fatto reso possibile da una rete aeroportuale che non ha permesso l’instaurazione di basi che sottraessero traffico al vettore principale.
Ognuno è libero di scegliere l’opzione che più ritiene corretta, magari aggiungendone ancora altre. Una cosa è comunque certa: più ci si guarda intorno più ci si convince che da noi, in Italia, c’è un qualcosa che ci frena e non permette di elevarci alla pari di altri Paesi; chissà, forse gli altri polemizzano meno, fanno meno retorica e pensano più ad obiettivi super partes che non a quelli del proprio orticello.
Diciamo che la mancanza di concorrenza non è un punto da sottovalutare. Forse c’è ancora un punto da tenere presente, che si tratta di Svizzera, ovvero un paese non legato a ottiche WTO di libera concorrenza, moneta propria, popolazione “ricca”, politiche monetarie e fiscali ben diverse dalla nostra.
E’ un articolo fantastico, importante ed interessante per chi è avvezzo ai fenomeni del trasporto aereo. Senonché devo fare un solo appunto, di carattere generale. A mio parere qualunque dato o statistica o confronto che riguardi Alitalia vs. altri vettori, lascia il tempo che trova, per via di una serie di incongruenze che caratterizzano il vettore nazionale. Alitalia resta un vettore fortissimo per qualità e riempimenti, ma vanifica tutto con una politica commerciale balzana ed incostante, difficile quindi paragonarla a vettori che invece della costanza e dell’efficienza ne hanno invece fatto una bandiera…