L’Antitrust guarda agli GlI openbus che attraversano ogni giorno a Roma il centro storico, le navette private che collegano la stazione Termini agli aeroporti e le linee che connettono la città ai grandi outlete ai centri commercialia ridosso del Gra. A chiedere una maggiore apertura del mercato del servizio di trasporto privato a Roma e in provincia (lecosiddette linee “Gran turismo”) è l’Antitrust. Dopo un’iniziale promozione per aver rispettato il decreto Bersani nel punto in cui liberalizza i servizi ditrasporto dae verso le infrastrutture aeroportuali, l’Authority individua tre punti controversi. Tre articoli di cui vauspica la revisione in vista della pubblicazione del regolamento definitivo. Il primo riguarda le possibili interferenze tra operatori.
La sovrapposizione dei percorsi, spiega l’Antitrust, non può essere la motivazioneper non concedere la licenza a un nuovo operatoreo modificarne la tratta. Il rischio è quello di trasformarsi inun socio occulto della società che richiede l’autorizzazione, modificando le sue scelte imprenditoriali e finendocosì per squilibrare il mercato a favore della concorrenza. L’unico motivo valido per contingentare il numero dilicenze può essere quello del congestionamento del traffico.
L’impostazione suggerita alla Provincia è quelladi autorizzare tutti i richiedenti, per avere tariffe sempre più concorrenziali. Già da alcuni anni i pullman lowcost che portano a Ciampino e Fiumicino hanno spezzato il monopolio di taxi e ncc.