di Liliana Comandè.
Tante ombre sulla situazione del settore nel nostro paese. L’incoming va incoraggiato, ma l’outgoing non deve continuare ad essere l’eterna Cenerentola
Un tempo l’Italia era leader del sistema turistico internazionale, aveva il maggiore appeal e richiamava ogni anno il maggior numero di visitatori stranieri. Da anni non è più così perché la concorrenza è diventata più agguerrita e il nostro paese è scesa di qualche gradino nel gradimento dei turisti. Ma cosa bisogna fare per riconquistare quel primato che dovrebbe spettare a noi soltanto per il patrimonio culturale e artistico che abbiamo. Ma se abbiamo fatto questo scivolone significa che le bellezze e la cultura da sole non bastano. Il turismo dovrebbe essere la nostra industria più importante eppure non è mai stata considerata così da chi avrebbe dovuto incentivare gli arrivi in quello che era il Belpaese. L’Italia, in realtà, presenta un’immagine di alta qualità dei segni della sua cultura, della sua arte, dei suoi paesaggi urbani e umani ma…se a tante qualità non corrispondono poi le aspettative di chi pensa di trovare ottimi servizi, ecco che il nostro paese si trasforma in un luogo da visitare dopo gli altri che offrono servizi ben diversi dai nostri.
Il problema si può riassumere in una non conferma coerente nel sistema di accoglienza e informazione, di mobilità, di organizzazione dei musei, e di ospitalità. Tutto ciò determina un effetto di contrasto e di delusione per gli ospiti perché il turista si aspetta molto da noi, ma quello che trova non corrisponde a quanto sognato.
Una delle pecche è il nostro servizio alberghiero che, in alcuni casi, è ancora obsoleto. Non molto è cambiato, tranne le tariffe che in molti casi non rispettano i canoni di qualità-prezzo che i turisti si aspettano di trovare. Gli alberghi di categoria risultano soddisfacenti in termini di accoglienza e di strutture, mentre nelle categorie inferiori si verificano lamentele perché il prezzo non corrisponde alla qualità dei servizi. Questo ha fatto sì che sorgessero, negli ultimi anni, tantissimi Bed & Breakfast, affittacamere e agriturismi (questi ultimi molto apprezzati dai turisti stranieri soprattutto se dispongono di una piscina) prendessero molto piede “rubando” il lavoro agli alberghi di categoria 3 stelle.
Se Roma ride, perché è quasi sempre piena di turisti, soprattutto da quando è stato eletto Papa Francesco, non tutte le nostre città d’arte possono definirsi altrettanto soddisfatte.
Lo stesso vale per le numerose località le cui bellezze non riescono ad uscire dai confini nazionali, e talvolta neppure ad entrare in questi ultimi.
Il turismo estero, forse non tutti ne sono a conoscenza, non da soltanto lavoro a migliaia e migliaia di persone, contribuendo a mantenere alto il tasso di occupazione, ma contribuisce in maniera sostanziale ad avere una forte bilancia dei pagamenti ed un alto volume di riserve valutarie. E’ il nostro petrolio, insomma, e dovremmo “costruire” più pozzi affinché diventi la prima industria italiana.
E allora, il Ministro Franceschini sta pensando a qualcosa che possa far aumentare il numero delle presenze nel nostro paese? Sta pensando di essere una garanzia di sostegno e di attenzione verso interessi di natura privatistica? Ha già pensato anche che deve coinvolgere i privati nei programmi (sempre che li abbia elaborati) e nei progetti strategici per il comparto?
Ha pensato che uno stretto rapporto tra pubblico e privato è un grosso salto di qualità perché razionalizza e integra l’impegno, le capacità, le risorse tecniche e finanziarie?
Nutro seri dubbi, così come li nutro per il comparto dell’outgoing, visto solo come settore che manda i soldi all’estero e non all’occupazione o al lavoro indotto che produce?
I Taxi, i noleggi con conducente, i treni, gli autobus, i venditori di valigie e di tutto il necessario per non trovarsi sprovvisti anche degli spazzolini da denti quando sono all’estero, lavorano anche grazie all’outgoing.
Basta con il considerarlo la Cenerentola del turismo. Anche qui le migliaia di lavoratori non vanno ad ingrossare la già numerosa fila dei disoccupati. E con i tempi che corrono non è cosa da poco!
Liliana Comandé
Aiav Agente Di Viaggio Un tempo il termine “sistema” non si usava, e il suo significato poteva essere tranquillamente ignorato proprio come abbiamo fatto, noi, in Italia. Peccato che quando gli altri Paesi hanno iniziato a considerarlo quale elemento primario per lo sviluppo, noi italiani abbiamo continuato ad usarlo solo per compilare le schedine: in Francia, il sistema turistico ha integrato perfettamente ogni settore ed ogni comparto creando una macchina da guerra tanto potente da surclassarci. Ed è solo uno dei numerosi esempi, considerando che anche la poverissima Grecia ci sta dando le paghe…
Vero è che la nostra accoglienza tradizionale (gli hotels) peggiora sempre più lasciando ampio margine di manovra al para-alberghiero (B&B, agriturismo veri e fasulli, case-vacanza, ecc ecc), ma non è l’unico comparto a fare acqua… I nostri trasporti su rotaia, se si eccettuano le Freccie e Italo, sono penosi, perennemente in ritardo e con carrozze che paiono residuati bellici, mentre il trasporto aereo è ben lontano dall’essere paragonabile a quello europeo in generale; i trasporti urbani… lasciamo perdere, e lasciamo perdere anche i taxi che tarano il valore delle corse sulla nazionalità del passeggero. E poi i bar (vero che Roma non piange…) con caffè serviti – al banco – a 5 euro l’uno, o i ristoranti, con piatti di spaghetti allo scoglio messi in conto a 65 euro l’uno! Per pura pietà evito di parlare degli stabilimenti balneari…
Andiamo anche all’arte, alla storia e alla cultura per parlare della nostra rete museale tanto ricca quanto assurdamente penalizzata da orari non coerenti con le esigenze del turismo, con custodi più impegnati nelle assemblee sindacali che a staccare biglietti, con guide “abusive” e totale incuria di strutture e testimonianze del passato (un esempio per tutti è Pompei…): vogliamo paragonarci ad altri Paesi? Vogliamo guardare a Parigi, a Berlino, a Madrid o a Londra? Si, vero, noi abbiamo moltissimo, ma pare non ci interessi…
Chiudiamo col Ministro Franceschini perché l’amaro si consuma alla fine: è un peccato che abbia tanto voluto quel Ministero pur non sapendo assolutamente cosa vuol dire “turismo”… Parla di digitalizzazione quando in Italia si fatica ad usare la mail, vuole trasferire i vantaggi dei finanziamenti agli hotel alle agenzie convinto che queste due realtà facciano o faranno “sistema”, parla di rispetto verso chi lavora nel settore ma non sa nemmeno chi sono, quali problemi hanno e quali soluzioni vorrebbero elaborare con l’aiuto, o la collaborazione, della politica…
Cara Liliana Comandè, questo è il Paese delle banane… E non togliamo dal casco le due che riguardano tour operator e agenzie di viaggio! Per lo più fuori tempo e luogo, per lo più ignoranti e incapaci (i risultati sono davanti agli occhi di tutti…), per lo più impegnati più a “fottere” e dileggiare il cliente piuttosto che andargli incontro tentando di capirne e assecondarne le aspettative ed esigenze. Che vogliamo dire o fare?
Purtroppo il discorso trasporti indecenti l’ho scritto più volte. Mi premeva sottolineare il discorso alberghiero perché è la prima lamentala che fa il turista una volta tornato a casa. Il “pullulare” di BB, falsi agriturismi e case in affitto sono l’ennesima riprova che il sistema alberghiero o è insufficiente o non è all’altezza del prezzo che applica. E’ la stessa storia dei portali. Se gli hotel, le compagnie aeree o i T.O. non avessero dato loro tariffe superscontate, non ci sarebbe stata la morìa di adv e T.O. che è avvenuta in questi ultimi anni. La colpa è sempre di chi sta nel settore, non viene da fuori. Ho appena chiamato un albergo che offre alle adv una certa tariffa e poi uno di questi tanti “furbacchioni” vende a pochi euro. Ho fatto un bel discorso alla signora accusandola di giocare “sporco” perché al prezzo di vendita di….sarebbero state capaci di venderlo anche le adv normali. Ha detto di essersi pentita di aver dato la sua struttura a…ma deve vendere le sue stanze e, quindi, è stata contattata da…e ha ceduto. Con questa mentalità dove vogliamo andare? Forse neppure a raccogliere cicoria nei campi perché sicuramente molti non sapranno neppure riconoscerla!
Aiav Agente Di Viaggio Infatti. Sorvoliamo poi su tutte le situazioni che contribuiscono ulteriormente ad affossare il settore della distribuzione… Abusivismo, burocrazia, costi bancari, disarmonia delle leggi regionali (il famigerato Titolo V…), impreparazione e assenza di formazione….
Sai cosa penso? Che dedinire l’Italia “Repubblica delle banane” sia anche eccessivo – dato il costo di quel tipo di frutta….Noi siamo molto più in basso.
Modelli di business antiquati, mancanza di collaborazione, poca propensione all’innovazione. La repubblica delle banane o ancora più in basso siamo noi. Non altro da noi. Se aspettiamo che siano sempre gli altri a cambiare….
Colpevolizzare gli altri – che pure le hanno le loro colpe – è troppo facile. Il problema è nato all’interno del comparto. Un tempo esisteva una filiera che, di punto in bianco, è diventata una jungla.
La scomparsa della filiera è però ora un dato. E chi ci rimette è la parte più debole della stessa, ovvero la distribuzione. Perchè sono aziende piccole con pochi mezzi finanziari a disposizone. Detto che probabilmente una “selezione naturale” nel settore deve esserci, sarebbe interessante capire in un gruppo come questo quali possono essere dei progetti strutturati per il rilancio della professione dell’agente di viaggi. E sottolineo “professione”….
Concordo al 100% con Luca . Il problema maggiore è che l’agente di viaggio non può cambiare.
Non ne ha la forza, nè la capacita: il cambiamento richiederebbe scelte forti da sostenere culturalmente ed economicamente, ed oggi agli AdV (alla maggior parte di loro) manca la cultura d’impresa e la possibilità di investire.
Io non sarei così negativo Aiav Agente Di Viaggio. Parole d’ordine: reti d’imprese, coworking, formazione. Concordo solo che manca la cultura d’impresa…del 2014
La selezione naturale sarà fortissima, o durissima, ed è giusto sia così: la distribuzione oggi è vista come un’appendice fastidiosa dell’organizzazione e del servizio in quanto incapace di esprimere vero valore aggiunto. Se non si taglia quanto di superfluo, la categoria degli AdV diventerà TOTALMENTE inutile. Sarebbe bello riuscire a salvarne almeno una parte…
Sono negativo perché conosco perfettamente l’incapacità degli agenti di operare in accordo… Le agenzie sono 9.000 circa, e sono 9.000 pensieri diversi in merito al prodotto, alla selezione dei fornitori, all’approccio al credito, alla tecnologia, ecc ecc.
Questo genera quella frantumazione che è alla base della situazione attuale. Le reti d’impresa (i finanziamenti destinati alle…) sono state realizzate da pochissime aziende strutturate, e non dalle agenzie che avrebbero dovuto beneficiarne, e in quanto al coworking, questo include – obbliga – alla condivisione: tu, Luca , li leggi i tanti post e commenti su FB, vero?
Si li leggo. E vista dalla tua prospettiva Aiav Agente Di Viaggio non fa una piega. Forse le difficoltà illumineranno le menti. O forse no
Bellissimo articolo Lilliana … Ti incollo una riflessione in proposito dal mio blog personale : http://lucadami.blogspot.it/…/riflessioni-personali-sul..
” Caro Luca, grazie, ma mi complimento con te per l’analisi globale (io da 22 anni ho scritto ormai tutto di tutto tanto da averne la nausea!) e mi piace molto questa considerazione.”Per fare business, bisogna fare industria e per fare industria bisogna fare strategia. Per fare strategia è pertanto necessario, migliorare e rendere più competitivo il prodotto … renderlo logisticamente accessibile, quindi comunicarlo, studiare il pricing in base al target di riferimento e quindi oggi più che mai multi canalizzare il tutto” . Il problema è che in Italia, ciò che è facile fare in Europa, da noi diventa difficilissimo.
Siamo un paese “vecchio” e sprecone. Si sperperano i soldi pubblici per cose che non servono a niente (ma sappiamo il perché), solo ad ingrossare le tasche di alcuni o molti e non sappiamo pensare ad una strategia che possa far vivere l’Italia di rendita turistica. Altro che disoccupazione! Altro che PIL ai minimi storici! Io non so cosa passi per la testa a chi dovrebbe occupare la mente pensando a queste cose, ma se non ci si muove velocemente questo non sarà più solo un paese per vecchi, ma di “cadaveri del turismo”!
In questo caso sono relativamente d’accordo con te, gli Italiani sono bravi nel problem solving … è da quando è finito il rinascimento che ci barcameniamo per andare avanti …. l’importante è riconoscere in questa fase che il problema c’è … poi lo sapremo risolvere … Il problema, almeno in ambito turistico è che il problema non viene invece riconosciuto e per una questione di mentalità, fatto che non avviene oltralpe, c’è una generalizzata bassa considerazione delle professionalità turistiche … Il ministero del turismo in Francia è super strutturato, strategicamente impostato e super rilevante in ambito governativo … qua lascio a Voi ogni considerazione in termine di presente, passato prossimo e passato remoto ….28 giugno alle ore 15.55 · Non mi piace più · 1
E allora, come vedi, sei d’accordo con me. Noi abbiamo l’arte di arrangiarci. Di mettere le toppe dove c’è un buco, ma, alla fine, il tessuto si consuma e il buco si riapre più grande di prima. Tutti sanno che esiste un grosso problema, ma nessuno ha la soluzione per uscirne. Sono anni che se ne parla. Se ne parla, appunto!
… sono assolutamente d’accordo con te … infatti mi sono complimentato … c’è una differenza epocale … LA CRISI … che da un lato ha allargato il “BUCO” … ma allo stesso tempo sta mettendo in evidenza che forse un modo per chiuderlo almeno in parte può esserci il “TURISMO” … il fuoco è diventato così importante con l’era glaciale!
Infatti, il poroblema è che ancora non ci si rende conto di questa importanza. All’estero lo hanno capito, e la loro bilancia dei pagamenti è in attivo e il PIL alto, mentre noi ancora stiamo pensando a come aumentare le tasse facendo finta che non vengano aumentate…vedi la storia dei passaporti!
… quello che non hanno capito è peggio ancora e te lo sintetizzo con una frase di Juppe : “The key to good tourism is to do your planning for the people who live there, for the citizens, and if that is done well, then the visitor will be happy” … Fatto che se fosse applicato “forse” migliorerebbe la qualità della vita di tutti …
La frase è quantomai azzeccata e sono sicura che la qualità della vita migliorerebbe per tutti.
Juppe, come saprai, è un tecnico di turismo, non un segretario di partito o mega imprenditore del industria ittica … inventore di quel capolavoro sinergico tra urbanistica, territorio, enogastronomia e turismo che è Bourdeaux …
E’, comunque, un politico, è anche sindaco di Bordeaux. Ma è anche uno che ha un cervello pensante, e si vede.
.. hai ragione è stato anche primo ministro … eletto la prima volta sindaco di Bourdeaux nel 1995 e rieletto nel 2014 …
Io non sono così certo che l’Italia in genere abbia questi costi più alti rispetto al resto del mondo, facendo, ovviamente, le debite considerazioni… Ho visto che sono usciti un paio di articoli di quelli estivi con le solite cacchiate giornalistiche che, quando non sanno cosa scrivere, visto che camera e senato vanno in ferie, finalmente si ricordano che esiste il turismo… Io viaggio parecchio, sia per lavoro che nel mio privato, e se caro ho trovato, sono solo le città d’arte italiane, più Milano che città d’arte non è ma mettiamola pure nel calderone. Le città d’arte per i servizi che offrono, assolutamente ridicoli, con buona pace dei sindaci marionetta che le amministrano, sono completamente fuori di melone, altro che tassa di soggiorno, le frustate ci vorrebbero per sindaci, assessori e consiglieri anche di opposizione. Fatta questa debita eccezione, l’Italia resta una delle migliori nazioni per rapporto qualità prezzo, specie nei cibi. Io conosco molto bene molti paesi nel mondo, e benissimo tutto il bacino del Mediterraneo, ed è vero che in Croazia si pagano dieci euro per mangiare pesce, o 40 euro in un albergo di Creta, ma è anche vero che sono soluzioni assolutamente ridicole… In Croazia se pagi 10 euro9 sei in un posto da tre lire dove ti danno pesce azzurro fritto, peggio dei ristoranti cinesi, e vino fatto con la bustina liofilizzata, in Grecia un hotel con i nostri stessi servizi costa mediamente 200 euro a notte contro i nostri 150. La Sicilia da questo punto di vista è una delle regioni con il miglior rapporto qualità prezzo (sempre se qualcuno non si fa truffare da qualche sito internet…)… Una pizza e una birra una media di 10/15 euro a pax, a Milano con 15 euro non ti fanno neanche sedere… Un buon hotel ha una media in alta stagione di 75 euro a pax, camera e colazione, a Parigi con 75 euro sei nella Banlieu con vista palazzo di cemento o metropolitana… a Londra con 75 euro vai all’ostello della gioventu o sei così distante dal centro che vicino all’hotel c’è un cartello con su scritto benvenuti a Caracas… Basta con questi luoghi comuni, per favore parlino solo gli agenti di viaggio con cognizione di causa… (riferito ovviamente ai giornalisti da quattro soldi…).
“Basta con questi luoghi comuni, per favore parlino solo gli agenti di viaggio con cognizione di causa… (riferito ovviamente ai giornalisti da quattro soldi…)”. Scusa Nicola, ma non ho capito a chi ti riferisci con questo tuo ultimo commento!
Scusa Liliana, non mi riferivo certamente a te, mi riferivo a tutti gli articoli pubblicati dalla stampa non di settore che si richiamano a quelle amenità pubblicate da eurostat sui costi turistici dell’Italia e che grande seguito hanno trovato proprio nel nostro settore. Ora non c’è più la nazionale ai mondiali del Brasile, si sono esauriti gli scandali estivi, e finalmente ci si ricorda che a fare spalla può essere il turismo, ma sempre in forma denigratoria e mai costruttiva. L’Italia è più cara degli altri paesi del mondo? E ci credo, per via di tarsu, tasi, imu, imposte di soggiorno, balzelli vari, imposti dalla politica, non dai servizi. Ciò non di meno, ripeto, ad eccezione delle città d’arte (?), i servizi italiani non hanno eguale in tutto il bacino del Mediterraneo. Appena qualche giorno fa ho visto turisti americani fare i nababbi a Lipari, spendendo dollari che a casa propria non servono neanche per pagare mezza giornata della donna delle pulizie. Ma non è che inglesi e francesi siano da meno… Con 20 euro a persona a Parigi mica mangi pesce, un sandwich di lattuga e una biere a pression alla Nuovelle Opera, mica agli Champs Elisee… E con 50 euro a notte un hotel 3 stelle a otto metri dal mare a Parigi se lo sognano, a otto chilometri dalla Senna, magari… E che dire dei costi di New York, di Copenhagen, di Berlino, quest’ultima dove molti hotel non hanno neanche l’aria condizionata perchè, dicono, non serve per pochi giorni all’anno? Ma insomma, signori, è quindi vero che la stampa sia il terzo potere? Basta che un giornale scriva che sono atterrati gli alieni al Colosseo e tutti con il naso per aria a cercare con lo sguardo le navicelle?
ho voluto fare un breve confronto tra 5 città: Parigi, Londra, Madrid, Berlino e Roma, per il medesimo w.e. dal 25 al 27 luglio, in BB, hotel 3*** centrale.
I prezzi: Parigi 102 euro/camera/notte, Madrid 80 euro/camera/notte, Londra 180 euro/camera/notte, Berlino 88 euro/camera/notte, Roma 192 euro/camera/notte.
Ho anche fatto il paragone sul 4**** ma le proporzioni non cambiano.
In quanto al costo di un pasto – su un ristorante di pari livello – Londra è la più cara seguita da Roma, Parigi, Berlino e Madrid.
Non siamo a buon mercato…
Scusa Aiav Agente Di Viaggio, il mero confronto sui motori di ricerca non credo che dia uno spaccato del rapporto qualità/prezzo. E ritengo che, come dicevo prima, le c.d. città d’arte debbano essere prese con le pinze per via di una anomalia tanto amministrativa quanto statistica. Il valore di un hotel non è solo nel prezzo più basso che magari può essere erogato per via di una economia diversa sotto il profilo della tassazione, ma nei servizi e nella qualità che può erogare a fronte di un prezzo pagati. Mesi fa ho raccontato l’aneddoto dell’Intercontinental di Bucarest, città dove ci rechiamo spesso per via delle nostre attività in Romania. Nello stesso hotel era alloggiata una coppia inizialmente fiera di avere prenotato, come si dice, a due lire, scoprendo poi a loro spese che che alle due lire corrispondeva un servizio da due lire… La camera in un piano non ristrutturato, nessun complimentary service, la colazione continentale piuttosto che american breakfast… Parigi poi la conosco come le mie tasche avendoci anche abitato, figuriamoci gli hotel… Rive Gauche o Droit? Quale arrondissement? Che servizi ci sono in camera? Hotel con moquette o con piastrelle? Colazione “continentale” o buffet froid? Non voglio fare il saccente, ma io viaggio spesso, e non sono neanche particolarmente tenero con l’albergazione italiana che mi guardi Iddio dal difendere, ma ciò non vuol dire che altri siano in condizione di fornire servizi migliori a prezzi più bassi, anzi. Ah, ecco, descrizione di un hotel a Madrid: a ridossi del Paseo della Castellana, a “breve” distanza dallo stadio Santiago Bernabeu e dal centro storico raggiungibile “comodamente” con i mezzi pubblici… Otto chilometri dalla puerta del Sol, 45 minuti in pullman, 40 euro di media con il taxi…
Ho scelto alberghi che conosco: sono di pari valore, quanto a servizio e tipologia di camera. Devo però convenire con te sul fatto che la nostra economia – e quindi i nostri prezzi – risentano di una tassazione pesantissima e di uno scollamento tra le diverse componenti della filiera… Senza sistema non c’è economia, risparmio, vantaggio.
Senza dubbio, Aiav Agente Di Viaggio, la tassazione è un elemento ineludibile del prezzo, così come, e ben pochi lo sanno, è il riempimento atteso che genera il vero prezzo dell’hotel, manco i servizi veri e propri. Hotels che non riescono ad avere flussi continui, in Italia, devono necessariamente allineare il proprio revenue con ciò che credono realmente di poter riempire, ed anche questa è una grande pecca della politica. Mettiamoci anche la concorrenza sleale esercitata da falsi B&B e agrturismi de “noiantri”… Conosco agriturismi che non hanno nulla di agriturismo, se non la licenza… sei camere, pressochè vuote, ma la domenica fanno al ristorante 500 coperti, più banchetti e matrimoni…. E i B&B? quanti proprietari effettivamente ci vivono? Uno su dieci? Uno su cento? Uno su mille? Nessuno?
La piaga dell’abusivismo – anche nel campo della ricettività “alberghiera” – pare essere nota a tutti meno che al ministro Franceschini e al suo staff… Hanno liquidato il problema dicendoci che “non è di loro competenza”…