IMG_6200di Liliana Comandè.

 

Il territorio è noto anche per l’enogastronomia e, soprattutto, per l’eccellente olio.

 

I viaggi stampa non servono solo a far scoprire il fascino di un luogo. Spesso, soprattutto se quei luoghi si conoscono già, servono a far vedere ciò che quei centri possono offrire ai visitatori oltre alle loro bellezze.
La Tuscia è un territorio nel quale abitavano gli etruschi, antico popolo antecedente ai romani, che ha lasciato un’impronta fortissima della sua presenza pur rimanendo ancora un po’ misterioso.
L’antico nome era Etruria e comprendeva una parte della Toscana settentrionale, il Lazio settentrionale e l’Umbria occidentale, regioni nelle quali sono visibili necropoli che ancora oggi destano ammirazione e tante domaCalcatande alle quali ancora non è stata data risposta.
La Tuscia, per chi non la conoscesse, è un compendio di bellezze archeologiche, architettoniche, paesaggistiche ed enogastronomiche, oltre a conservare testimonianze storiche uniche nel loro genere.
La città di Viterbo è circondata da mura turrite ed è situata ai piedi dei monti Cimini. Conserva una spiccata fisionomia medievale ed ancora oggi sopravvivono tradizioni culinarie che risalgono al tempo degli etruschi, così come le altre città che fanno parte dell’antica Etruria.
Passeggiare fra ichiesa s.francesco suoi vicoli è come fare un tuffo nel passato. Le sue belle case in pietra di tufo, e ricche di fiori si alternano a piccoli ponti sopraelevati . Le numerose chiese “fronteggiano” piccole piazze le cui fontane, situate al centro, rendono più preziosi questi luoghi aperti. Ci sono chiese in stile romanico, semplici ma suggestive e i piccoli negozi non stonano mai in quell’ambiente così particolare.
Ma questa volta, il week end organizzato dalla Camera di Commercio di Viterbo in collaborazione con i tour operator Paper Moon e Quarto Spazio, era dettato dal far conoscere una realtà molto importante del territorio, quello legato alla produzione dell’olio, ancora molto genuino e di grande qualità.
Il gruppo di blogger – tra i quali c’ero anch’io – ha potuto imparare tantissimo sulla lavorazione di questo oro giallo-verde, sulle sue proprietà organolettiche e sulla differenza di sapore fra quello che compriamo solitamente nei supermercati e quello che abbiamo avuto la fortuna di assaporare nella Tuscia.

La vitalità del signor Mario…

12431466_10205239228915285_1253318671_nIl primo incontro è avvenuto con Mario Matteucci, un ottantenne12435793_10205239228875284_1276849858_n vispo e tanto veloce da far invidia ai trentenni. E’ il proprietario del frantoio “Il Paradosso” (nome strano, vero?), che si trova a Viterbo, ed ha un piccolo museo dei macchinar – si fa per dire – che venivano usati nei tempi passati per produrre l’olio extra vergine ricavato dai magnifici uliveti situati in zona.

 

Il signor Mario è alla quarta generazione e la sua passione è tanto grande che ha voluto creare un ambiente dedicato a vecchie foto e “attrezzi” antichi di quando ancora si faceva l’olio senza l’ausilio della luce. In pochi minuti ha realizzato, con una manualità e velocità invidiabili, un “fiscolo”, ossia una specie di cesto fatto con una specie di corda ricavata dalle fibre di canapa o di cocco, che serviva a spremere l’olio dalle olive. Un tempo il fiscolo era lavorato con le ginestre.

 

L’olio Supremo dei fratelli De Giovanni

Se il signor Mario è un po’ la memoria storica della produzione dell’olio, c’è da dire che alcuni IMG_6248giovani hanno riscoperto i prodotti del territorio e si sono lanciati con grande IMG_6228passione e competenza nel campo di questo prodotto d’eccellenza.

I due fratelli De Giovanni hanno affittato un vasto terreno, nel quale ci sono 800 ulivi – alcune degli anni ‘50, ed hanno iniziato a produrre un olio extra vergine esclusivo Bio e Dop. Ne producono uno molto speciale, buonissimo e in edizione limitata che ambiziosamente hanno chiamato “Supremo”.

E’ un olio profumato, che possiede tutte le proprietà organolettiche. Le bottiglie sono state create in modo tale che l’olio all’interno non perda le sue benefiche caratteristiche.

 

A Vetralla il Museo Demo-Etno-Antropologico e la casa editrice Ghaleb

Il Museo, storico12434582_10205239157673504_165756507_n-artistico, riveste un’importante funzione sia per i giovani sia per gli a1419941_10205239157473499_735228103_ndulti. Contiene oggetti in legno e ferro e materiali da costruzione relativi ai lavori che si facevano quando non c’erano le macchine, oltre a ceramiche di uso quotidiano, anfore, campane, croci e tante altre cose che riconducono alle tradizioni e alla storia del territorio.
A Vetralla c’è un editore che possiede anche una libreria molto particolare. Il titolare è David Ghalib e i suoi libri, che trattano anche della storia del territorio, sono esposti ordinatamente in un ambiente affrescato, caldo e accogliente.

Le tombe etrusche rupestri di Castel D’Asso…

Siamo abituati a pensare alle tombe etrusche rifacendoci a quelle di Cerveteri, ma l’antico popolo aveva vari modi tomba rupestredi preparare le tombe per preparare il morto al passaggio nell’aldilà. A Castel D’Asso, un sito immerso nel verde servaggio, mostra un diverso modo di concepire i sepolcri. Come afferma l’archeologa Francesca Pontani: “Il fenomeno dell’architettura funeraria rupestre inizia nella prima metà del VI secolo a.C. e le tombe etrusche più recenti – come quelle di Castel d’Asso – sono databili tra il III e il II secolo a.C.. La tipologia delle tombe rupestri è molto differenziata a seconda della zona, del periodo storico e della ricchezza del proprietario della tomba. Ci sono semplici tombe a camera senza una facciata particolarmente elaborata, fino a grandiosi monumenti rupestri con facciate a tempio o a portico.

La cosiddetta tomba a dado rappresenta il tipo più diffuso dal periodo arcaico (VI secolo a.C.)fino alla fase ellenistica (IV-III secolo a.C.)”.

La gastronomia genuina…Ritorno al passato…

12404674_10205239157433498_597694486_nDire che nella Tuscia si mangia bene è piuttosto riduttivo. Dire che si spende come in città è una bugia. Nei 12404121_10205239157113490_1509605821_nristoranti scelti per noi (non stellati o di lusso, ma normali ) si è mangiato molto bene e i prezzi – visti sul menu – erano di gran lunga inferiori rispetto a quelli che vengono praticati nelle grandi città.
Nel primo, l’Antica Taverna (a Viterbo), ho mangiato i migliori ravioli della mia vita (e non sto esagerando).
Il ripieno del raviolo era a base di stracchino, farro, noci e il condimento era di funghi porcini. I ravioli erano parecchi, così come i funghi porcini freschi con una salsa incredibilmente buona. Anche il secondo, a base di funghi porcini, era all’altezza del primo. I prezzi? Il primo 6 euro (avete capito bene) e il contorno solo 4 euro! Ambiente gradevole, un po’ rustico, con volte in pietre di tufo. E’ consigliata la prenotazione in quanto è sempre affollato.

Da Benedetta, invece, che si trova a Vetralla proprio sulla Via Francigena, l’acqua pazza ci ha riportato ai tempi in cui si utilizzavano le verdure, i legumi e le patate per preparare quello che veniva definito “un pasto povero”. polentaOggi gli ingredienti sono aumentati ed è un primo veramente appetitoso. Il coniglio era acquacottaparticolarmente buono e tenero e non aveva alcun sapore di selvatico.

Tozzetti e ciambelle al vino, tutto rigorosamente fatto nelle cucine del ristorante con aggiunta di olio locale.

 

Un’altra “chicca” è un piccolissimo ristorante situato a Calcata, magico paese arroccato su sulla cima di una collinetta tufacea. E’ uno dei borghi più belli d’Italia, piccolo e medievale. Il centro sembra quasi un presepe e ancora si possono gustare cibi genuini (che oggi definiamo biologici).
A Calcata è possibile mangiare tutto biologico in un piccolissimo ristorante “La Piazzetta”. Cibi genuini e salutari gricia 3b73aaaa-b6c3-4502-8fa0-d0aa6f89d5cbsono il must del proprietario del locale che si serve soltanto di prodotti rigorosamente bio in aziende certificate. Alcuni cibi, come le salsicce e i salami di maiale e di agnello sono produzione propria e la differenza all’assaggio è totalmente diversa da quello che siamo abituati a mangiare in città.

 

Una golosa polenta , una gricia con pasta fatta a mano e senza uovo, un dolce al cioccolato fatto in casa, sono alcuni dei cibi da gustare in questo locale accogliente. Il condimento è sempre locale e l’olio è il canino. Il proprietario del locale è sempre molto attento ai clienti ai quali spiega anche la provenienza dei prodotti utilizzati per preparare i cibi. Gentilezza e cortesia sono un’altra delle sue caratteristiche che hanno la capacità di far sentire a casa chi ha la fortuna di mangiare nel suo ristorante.
La riscoperta dell’ottimo olio Tamia di Vetralla, ha indotto una delle pasticcerie più note di Viterbo ad utilizzarlo anche con la cioccolata che acquista un sapore molto particolare.
Ecco, questo è stato 12421767_10205239228795282_236241555_nun fine settimana alla riscoperta dei “tesori” enogastronomici del nostro territorio, tesori che, spesso, vengono ignorati e che – invece – fanno parte del nostro patrimonio storico-culturale. L’olio extra vergine d’olivo (non quello spacciato per tale nei supermercati) per esserlo davvero ha bisogno di una certa procedura di lavorazione e di un tempo massimo di 6 ore fra la raccolta delle olive e l’inizio della sua spremitura.

 

Per lavarle va usata poca acqua fredda e l’imbottigliamento deve avvenire in bottiglie scure. Va consumato in fretta per non perdere le sue proprietà derivanti dai polifenoli e deve avere un profumo e un colore che gli oli che compriamo non hanno.

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C’è tutta una scienza dietro una semplice bottiglia di olio extra vergine, che non può costare 4 euro. Purtroppo dovremmo visitare questi luoghi ricchi di storia, di bellezze architettoniche e paesaggistiche anche per riappropriarci di quello che fa bene al nostro organismo.

 

La Tuscia è da scoprire anche per la genuinità dei prodotti e la riscoperta dei sapori tanto conosciuti quando il nostro paese era “contadino”. La Tuscia ci da l’opportunità di “tornare al passato”. Ed è gratificante oltre che salutare.