di Liliana Comandè.

LA SECONDA MANIFESTAZIONE DEL TURISMO MESSO IN GINOCCHIO DA CHI NON PUO’ IMPUNEMENTE LAVARSENE LE MANI.

Lunedì 2 marzo 2020 alle ore 10.00, gli agenti di viaggio scenderanno in piazza per la seconda volta nella storia del turismo per rivendicare uno stato di crisi provocato dai media e dal Governo stesso.

L’allarme coronavirus, fatto passare come la peste bubbonica degli anni 2000, ha messo in ginocchio tutto il comparto turistico, nessuno escluso.

E’ pur vero che chi è nel settore da tanti anni ne ha superate tante: dall’11 settembre 2001 è successo di tutto, guerre, eruzioni di  vulcani, mucca pazza, Sars, ebola, dengue, terrorismo ecc…, ma questa volta la faccenda è più grave perché oggi ci sono i portali che hanno “rubato” tanti clienti alle agenzie di viaggi e il lavoro non è più come 20/30 anni fa. Non ce n’è abbastanza per tutti.

Ho già scritto a chi vanno attribuite le responsabilità di questa situazione, che avrebbe dovuto essere gestita come hanno fatto gli altri paesi europei. Ma noi siamo un popolo di masochisti e ci siamo dati la zappa sui piedi da soli.

Un’infezione delle vie respiratorie pericolosa solo per chi la contrae e non ha difese immunitarie sufficienti a fronteggiare la malattia oppure chi ha già altre patologie serie. Su oltre 60mila italiani dire che c’è un pandemia perchè l’hanno contratta in 500 e sono morte 11 persone, mi sembra proprio che siamo tutti fuori di testa.

Nel periodo influenzale, quando dicono che il 40% degli italiani è a letto, non dicono mai quante persone muoiono a seguito dell’influenza e delle sue complicanze.

Ma questa volta si è voluto esagerare ed è stata una grande prova di come si possano influenzare i “cervelli” degli italiani e creare panico.

Trovo una grande similitudine fra quello che è successo in Italia e quello che successe in America il 30 ottobre 1938 allorquando un celebre sceneggiato radiofonico, the WAR OF THE WORLDS, fu trasmesso dalla CBS e interpretato dall’attore Orson Welles. Nonostante all’inizio e alla fine della trasmissione fossero stati dati gli avvisi che si trattava di uno sceneggiato tratto dal romanzo di fantascienza di Herbert George Wells, quindi una finzione, appena 6 minuti dopo la messa in onda, la gente presa dal panico uscì dalle case e si recò nelle chiese. Addirittura a Minneapolis e a Nashville la gente si mise ad invocare Dio strappandosi anche gli abiti per la strada. La reazione esasperata portò anche a molti suicidi…

Ecco, non è stata questa la reazione degli italiani ma qualcosa di simile sì. Lo svuotamento degli scaffali dei supermercati, aggredire fisicamente e verbalmente per strada passanti con gli occhi un po’ a mandorla, mettere la mascherina anche per ritirare la posta dalla cassetta del palazzo, cancellare viaggi per destinazioni senza alcun malato di coronavirus, bloccare anche quelle riguardanti destinazioni montane o marine, la dicono lunga sul panico che si è diffuso nel nostro paese.

Alcune Associazioni di categoria si sono mosse per ottenere dal Governo lo stato di crisi e agevolazioni fiscali per tamponare un po’ il grave danno economico che sta preoccupando tutte le agenzie di viaggi, però, sarebbe opportuno che una volta tanto tutti gli agenti di viaggio si facessero vedere numerosi a questa manifestazione che potrebbe dare visibilità ad un settore ignorato da tutti, Governo compreso.

Ma l’aria che tira mi dà l’impressione di una replica di quella organizzata nel 2002 a seguito della crisi arrivata dopo l’11 settembre 2001 e durata un bel po’ di mesi.

Molti agenti di viaggio ancora non sono a conoscenza di questo evento e chi si trova fuori Roma difficilmente verrà a Roma.

Basteranno gli agenti di Roma e Lazio a rappresentare tutta l’Italia? E quanti se ne presenteranno?

Purtroppo la velocità con la quale è stata organizzata la manifestazione (data la gravità della situazione) ha impedito che ci organizzasse meglio ma si spera che si accorra in numero importante.

A titolo di informazione, proprio per far capire che non dobbiamo commettere l’errore del passato, leggete cosa scrissi nel 2002 dopo aver preso parte ad una “misera” manifestazione di agenti…Quattro gatti con dei cartelli con il nome dell’agenzia o del tour operator. Ricordo ancora che i più numerosi erano gli impiegati de “I Viaggi del Ventaglio”.

SIATE PRESENTI, NE VA DEL NOSTRO FUTURO.

 

Fondo Liliana Dicembre 2001

L’unità che manca al settore

di Liliana Comandè

Avete presente quelle belle manifestazioni dei metalmeccanici o di altre organizzazioni sindacali, che si effettuano nelle piazze e nelle strade della capitale? Avete presente la moltitudine di persone che sfila in maniera rumorosa e pittoresca per le vie della città?

E sapete quanti sono, ogni volta, i lavoratori che rispondono all’appello dei sindacati per rivendicare e difendere il proprio diritto al lavoro? Diciamo centomila? Centocinquantamila? Di numeri se ne potrebbero dare tanti altri, quel che è certo, però, è che non passano sicuramente inosservati sia alla popolazione che ai media.

Beh, se voi avete presente tutto ciò, immaginate l’opposto per la prima manifestazione nella storia del turismo, che ha visto scendere in piazza un numero veramente esiguo di persone se rapportate a quante sono impiegate in questo campo.

Nessuno, sicuramente, si era fatto troppe illusioni sul numero dei partecipanti, ma visto il momentaccio che da quasi due mesi passavano i tour operator e i dettaglianti, senza distinzione geografica, ci si aspettava una presenza diversa, certamente più considerevole.

Peccato, è stato proprio un peccato aver perso un’occasione di visibilità come quella che si sarebbe potuta avere se a manifestare fossero venuti non dico tutti, ma una buona parte di coloro che per la prima volta si sono trovati nella brutta condizione di mettere un punto interrogativo sul proprio futuro. In Piazza S.S. Apostoli a Roma, il 6 novembre scorso, c’eravamo anche noi.

Anche Travelling Interline ha manifestato il proprio dissenso per l’indifferenza del Governo nei confronti della categoria. Troppe chiacchiere, come succede spesso, per tenere buono il settore, ma in pratica niente fatti per sostenerlo. Il colpo d’occhio, in piazza, faceva notare che all’appello mancavano tanti, troppi agenti di viaggio, forse proprio quelli che sono sempre pronti a lamentarsi; proprio quelli che aspettano che gli altri risolvano anche i loro problemi; proprio quelli sempre pronti a dare solo un sostegno verbale (tanto non costa niente) e che si piangono abbondantemente addosso.

I non presenti, ingiustificati, non hanno compreso che in una situazione di vera emergenza bisognava essere concreti e compatti. Ai media e ai politici non bisognava dare l’impressione che in crisi fossero soltanto quei volenterosi (1.000 o 2.000 o 3.000 il numero non cambia la sostanza) che, in una giornata grigia proprio come il loro umore, reclamavano attenzione da parte dei governanti poco sensibili alla reale possibilità della perdita di occupazione di migliaia di persone.

Sotto la poggia, accomunati dalla voglia di far sentire la propria voce, hanno tentato di difendere il diritto al posto di lavoro o al mantenimento dell’azienda.

Certo, vista dal di fuori la manifestazione sembrava fatta fra “intimi”, e se pensiamo a quanto sia pesante la situazione turistica italiana da quel maledetto 11 settembre, debbo affermare che ritengo deludente l’indifferenza degli addetti al turismo nei confronti di questa dimostrazione pubblica (nonostante la soddisfazione di alcuni responsabili delle associazioni di categoria).

Ma come, il settore era (ed è tuttora) in una crisi mai registrata prima d’ora e chi vive sulla propria pelle questa pessima situazione non sente il dovere morale di manifestare al Governo (che diciamocelo francamente ha risposto picche a tutte le richieste di aiuto avanzate dalla categoria), non solo le difficoltà nelle quali ci si dibatte da settembre, ma che è arrivato anche il momento di sostenere in maniera concreta le aziende – piccole o grandi che siano – a rischio di chiusura con conseguente licenziamento dei lavoratori.

Certo che è facile parlare di occupazione e di nuovi posti di lavoro in campagna elettorale, salvo dimenticarsene tutti quanti una volta che si sono occupate le poltrone!

Che tristezza e quanta rabbia mi assale quando penso che il turismo, che contribuisce fattivamente al PIL (prodotto interno lordo) e che, anche in altri periodi di difficoltà (certamente non come questo), se l’è cavata sempre da solo, ha avuto bisogno di scendere in piazza per ricordare ai politici che esiste e che va sostenuto in un momento così straordinario.

Vista l’importanza che riveste per l’economia nazionale il settore turistico avrebbe dovuto essere aiutato immediatamente con interventi straordinari, senza bisogno di farlo manifestare in piazza. Erano stati richiesti provvedimenti straordinari: eccezionali, appunto, e limitati nel tempo, in attesa di una ripresa che tutti ci auguriamo avvenga presto.

Il turismo non aveva chiesto “l’elemosina” ma un sostegno (che ad altri settori viene dato) che ne garantisse la sopravvivenza. Certamente è un po’ sconcertante apprendere dai telegiornali, e proprio il giorno della manifestazione, che il Governo aveva stanziato 400 miliardi per il settore, salvo poi venire a conoscenza che due giorni dopo ne venivano invece stanziati 100, da sottoporre però al via libera del ministro Tremonti, il quale, tuttavia, proprio in quei giorni era occupato a reperire i miliardi necessari a sostenere le spese per la nostra partecipazione alla guerra in Afganistan.

Chiaramente in quel momento, per il nostro Governo, era più importante risolvere un problema internazionale piuttosto che uno nazionale. Il turismo, come al solito, è stato considerato la “Cenerentola” delle attività produttive e, quindi, non degno di grande attenzione e protezione.

Ma forse una disattenzione così grande verso il comparto deriva dal fatto che si pensa che tanto, prima o poi, la macchina “turismo” si riavvierà e, pertanto, si riprenderà da sola. D’altra parte non ha sempre fatto così? Nelle varie più o meno gravi crisi precedenti, qualcuno ricorda se ha mai trovato chi le ha teso la mano?

Auguriamoci, quindi, nel caso in cui non ci dovessero essere interventi statali a reale sostegno del settore e non un semplice palliativo, che tutto torni alla normalità.

Capodanno sarà il banco di prova che tutti gli operatori e i dettaglianti aspettano. Ma se, malauguratamente, le aspettative dovessero essere disattese speriamo che la categoria faccia tesoro di quanto accaduto e si presenti unita a rivendicare il diritto di esistere.

Non facciamo, come al solito, che c’è sempre chi rischia le fucilate in prima linea e c’è chi osserva la battaglia dall’alto.

Le battaglie, vanno affrontate assieme così come i benefici vanno divisi equamente. Non servono a nulla gli eroi né i vigliacchi. Serve gente consapevole che capisca che senza una strategia unitaria ed una collaborazione fattiva, le battaglie si perdono e, soprattutto, si lasciano i morti sul campo.

Nel frattempo, conviene “rimboccarsi le maniche” e reinventare nuove forme di turismo, oltre a mettere in pratica nuove strategie di marketing per invogliare nuovamente i turisti a viaggiare.