I MACCHIAIOLI Capolavori dell’Italia che risorge. Dal 24 ottobre 2020 – 18 aprile 2021 a Padova, Palazzo Zabarella

 

I macchiaioli rappresentano uno dei nostri periodi pittorici più interessanti e rappresentativi del fermento e degli ideali che albergavano nell’Italia dell’800.

Di solito i macchiaioli vengono paragonati agli impressionisti francesi, con i quali condividevano il pensiero che la pittura di “maniera” dovesse essere sostituita da quella della vita reale.

Le luci e le ombre (o macchie), a loro vedere, erano le componenti principali di un’opera pittorica che doveva mostrare i colori reali della natura o delle persone.

I disegni o le pitture si trasformavano da “macchie” abbozzate ad opere armoniose e completamente comprensibili da chi le ammirava.

Il fenomeno nacque prevalentemente a Firenze dove, sul finire della metà dell’800, questi giovani artisti usavano incontrarsi in un caffè per parlare di politica e di arte. Alcuni di questi erano stati rivoluzionari nelle insurrezioni del 1848

Insoddisfatti di ciò che veniva insegnato nelle accademie, trovarono ispirazione nelle opere dei pittori francesi che frequentavano la scuola di Barbizon e da lì, incominciarono ad esprimere quel senso di libertà pittorica che serpeggiava anche vita politica di quei tempi.

All’inizio, come accade sempre quando si introducono novità, vennero anche ridicolizzati e il nome macchiaioli fu dato in senso dispregiativo in quanto i pittori spesso dipingevano in aree selvagge e la loro pittura non risultava ben definita ma semplicemente come degli schizzi non completati.

 

A differenza dei pittori francesi impressionisti che iniziavano e terminavano “en plain air” i loro dipinti, i macchiaioli dipingevano degli schizzi che poi terminavano negli studi. La loro fama, però, fu raggiunta soltanto alla fine del 1800 e molti di loro morirono in miseria.

Per rendersi conto di quanto fu rivoluzionario quel mondo fatto di luci, ombre, colori, gente nelle faccende di tutti i giorni, in un paese dove regnava ancora il pensiero che la pittura dovesse essere quella dei nostri più grandi pittori classici quali Caravaggio, Bernini, Tiziano, Michelangelo, Leonardo da Vinci ecc…consigliamo di visitare la Mostra che si svolgerà a Padova, al Palazzo Zabardella 24 ottobre 2020 – 18 aprile 2021, dal titolo I MACCHIAIOLI – Capolavori dell’Italia che risorge.

Saranno esposte opere dei più importanti esponenti di quella nuova corrente, ed alcuni meno noti, ma non per questo meno interessanti per il contributo che hanno dato al movimento nato in un’epoca segnata da fermenti politici e culturali.

Nella Mostra si potrà ammirare l’arte di Giovanni Fattori e Silvestro Lega definiti classici e reazionari insieme; di Telemaco Signorini così intenso e quotidiano; di Giovanni Boldini, definito il pittore dell’eleganza per gli splendidi ritratti di donne e uomini (e forse non collocabile realmente fra i Macchiaioli puri).

La Mostra, però, ha il pregio di far conoscere anche le opere dei meno noti come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca pittori da riscoprire insieme a Palazzo Zabarella, pittori che evocano sensazioni forti, valori profondi che da sempre appartengono all’umanità e che oggi più che mai si fanno sentire dentro tutti noi. Rinaldo Cornielo, scultore di origine veneta trapiantato a Firenze, fu il primo collezionista dallo spirito genuino e interpretativo che li rivalutò sulla scena dell’arte proprio nel periodo in cui l’Italia si era aperta alle novità europee: periodo in cui furono esposte grandi opere di Pissarro e Manet nella mostra internazionale

della Società Donatello. I Macchiaioli sperimentarono la pittura all’aria aperta per ottenere una rappresentazione diretta e naturale della realtà, ragionavano “di tocco, di impressione, di valore e di chiaroscuro” (Martelli 1895).

Assidui frequentatori del Caffè Michelangiolo a Firenze, luogo in cui si dilettavano nel racconto di strepitose avventure, spavaldi e pieni di voglia di vivere, le loro pennellate sono luminose e guizzanti: la rappresentazione della realtà contemporanea è forte di chiaroscuri e di macchie dense di luce e colore che vogliono esprimere l’emozione forte che in loro scatenava l’incontro con altri esseri umani o la vista di paesaggi e scene di vita vera che amavano dipingere e analizzare su tela. La violenza dei contrasti cromatici e chiaroscurali è in stretto rapporto con la carica vitale e potente che questi artisti portavano dentro di sé.

Le scene di accampamenti e bivacchi, di scaramucce e battaglie (molti di loro avevano preso parte alla guerra come volontari) permise loro di mettere alla prova l’originalità del loro stile nel confronto con la realtà.

Signorini, Cabianca e Banti sorretti dal giovanile entusiasmo

che li caratterizzava, in vacanza al mare, “si sfogarono a trattare gli effetti di sole, dipingendo delle donne portanti delle brocche di acqua in capo sotto l’ombra di un arco, di tono sul mare, sul davanti del quadro.

Sperimentare è la loro parola d’ordine; “Il merciaio di La Spezia o “una mattinata sull’Arno. Renaioli” sono esempi della potenza espressiva di Signorini in grado di declinare la macchia con straordinaria disinvoltura fino ad evocare con sorprendente attinenza il variare dei toni luminosi esaltati dai bianchi delle camicie e dei copricapo, dal colore intenso dell’Arno cui fanno da felice controcanto le nuvole ariose che solcano il cielo di un purissimo azzurro.

L’ansia intellettuale del pittore proteso ad indagare sempre nuove realtà scaturisce dalle loro opere e investe chi lo ammira con potenza e forza.

Una Mostra sicuramente da non perdere..