di Antonio Bordoni.
Ed oggi, marzo 2021, ecco la stampa nazionale versare lacrime di coccodrillo per il fatto che le casse sono vuote e che non si trova un qualsivoglia acquirente, il tutto accompagnato dalla “scoperta” che l’Italia non può rimanere senza una compagnia aerea.
Dicembre 2000, noi italiani (non il cattivo straniero, o una predatoria low cost) mandiamo all’aria l’accordo che Domenico Cempella, Ad di Alitalia, stata stipulando con Klm, accordo che avrebbe permesso ad Alitalia di lanciarsi nelle sfide del nuovo secolo del tutto preparata.
Aprile 2008, nuovamente noi italiani facciamo saltare l’accordo con Air France che aveva presentato un piano di acquisizione e rilancio.
Klm, Air France…due vettori di tutto rispetto che avrebbero potuto dare la svolta decisiva alle sorti della nostra compagnia.
Nel frattempo tralasciamo di dire, perché ne abbiamo le scatole piene, quanti soldi sono stati buttati al vento nel tentativo mai riuscito di far ripartire la compagnia, e tralasciamo anche il particolare, certo di non poco conto, che siamo stati capaci di far fuori anche Air One, il secondo vettore italiano.
Ed oggi, marzo 2021, ecco la stampa nazionale versare lacrime di coccodrillo per il fatto che le casse sono vuote e che non si trova un qualsivoglia acquirente, il tutto accompagnato dalla “scoperta” che l’Italia non può rimanere senza una compagnia aerea.
Peccato però che questo particolare non sia stato ricordato e messo in atto nel dicembre del 2000 o nell’aprile del 2008 quando di certo se si fosse fatto un accordo non sarebbe stata una svendita, quale sarà la prossima messa sul mercato di Alitalia, ma una normalissima vendita ad armi pari.
Oggi però di queste clamorose occasioni perdute nessuno ne parla, nessuno le ricorda si preferisce dire che è colpa del Covid…ma avvertiamo che è di pessimo gusto il tentativo di camuffare l’ennesima richiesta di fondi adducendo la ragione del Covid in quanto a Bruxelles sanno benissimo, come lo sappiamo tutti noi, quali erano le condizioni finanziarie di Alitalia nel febbraio 2020 quando è iniziato il blocco dei voli.
Circa poi cosa il turismo significhi per il nostro PIL anche questo era un argomento di cui si sarebbe dovuto tener conto quando si sono fatti saltare accordi come quelli da noi ricordati, e comunque va anche detto che i turisti possono benissimo arrivare nel Bel Paese anche avvalendosi di vettori stranieri, e questo instradamento già avviene da anni come confermato dalle cifre che ogni anno l’Enac ci rende note le quali mostrano i passeggeri delle compagnie italiane in diminuzione e le compagnie straniere con numeri in aumento.
Allorchè i voli potranno riprendere, anche il turismo, e con esso il PIL, si riprenderà e ciò avverrà senza bisogno che il turista sia sceso da un aereo Alitalia.
Sia ben chiaro e vogliamo sottolinearlo, che tutti noi saremmo ben felici che l’Italia, come tutti gli altri Paesi, abbia un florido vettore di bandiera ma dubitiamo che le ali piene di zavorra politica che non hanno permesso all’Alitalia di riprendere il volo nel nuovo secolo, riescano a staccarsi dal suolo semplicemente continuando a rinviare il problema e mai prendendo una decisione definitiva. Non è certo casuale se l’ultimo libro che abbiamo dedicato ad Alitalia ha come sottotitolo “trattato sull’arte del rimandare e mai concludere.”