di Roberto Necci.

 

Si sta assistendo in questi anni ad una difficoltà nel reperire forza lavoro giovanile per il comparto alberghiero.

 

Ci si lamenta spesso della mancanza di volontà da parte delle nuove leve di inserirsi nel mondo alberghiero ma non si focalizza su quello che è, a parere di chi scrive, la vera natura del problema: le condizioni del lavoro all’interno delle aziende.

 

Si registra rispetto al passato una diminuzione della componente giovanile nell’organico; questa situazione crea non solo un aumento del costo del lavoro, il comparto ha una età media di lavoratori molto alta, ma impedisce la diffusione delle dinamiche dell’innovazione.

 

Le ragioni di questo disinteresse hanno radici molto più profonde che proveremo ad analizzare.

 

Innanzitutto il comparto non ha trovato forme contrattuali e di flessibiità del lavoro che possono creare un giusto bilanciamento fra vita privata e lavoro che è uno degli aspetti che risulta essere fondamentale per le nuove leve, un aspetto che è stato considerato da molte aziende di altri settori che producono quindi offerte di lavoro più interessanti.

 

Rispetto al passato un giovane ha interessi diversi che devono essere armonizzati con la sua vita lavorativa, è indubbio che all’interno delle aziende alberghiere ci sia una rigidità contrattuale, di cui le stesse aziende sono vittime, ed una rigidità all’interno dell’organizzazione e della filosofia aziendale che non hanno permesso la creazione di offerte di lavoro adeguate.

 

Il comparto ha inoltre prevalentemente aziende di piccole e medie dimensioni perlopiù a carattere famigliare che impediscono adeguati avanzamenti di carriera; oggi il giovane che vuole concentrarsi sul lavoro ed ha ambizioni non vede, nel settore alberghiero, un percorso di carriera coerente che ai suoi occhi appare piuttosto statico con figure a cui è subordinato spesso inamovibili che contribuiscono alla mancanza di diffusione di innovazione e stimoli.

 

L’aspetto economico non è secondario, il turismo è concentrato prevalentemente nelle grandi città dove il costo della vita è decisamente più alto, il lavoratore rischia di vivere un eterno pendolarismo fra il luoghi di residenza ed i luoghi del lavoro senza vedere davanti reali prospettive di avanzamento professionale e di conseguenza economici. 

 

Un ulteriore aspetto che merita una più ampia riflessione è quello degli ambienti di lavoro: gli hotels difficilmente considerano i ” back office ” dove vive e lavora il personale, tutti gli spazi sono orientati al cliente ma difficilmente ci si preoccupa di rendere fruibili ed adeguati gli spazi per i dipendenti.

 

Aziende più innovative di altri comparti progettano il benessere dei lavoratori: palestre, spazi comuni aperti, sale tv, ambienti della ristorazione, il settore alberghiero in questo è decisamente arretrato.

 

Da ultimo, ma non per importanza, la formazione. Un aspetto spesso dimenticato che in realtà contribuisce a rendere interessante l’offerta di lavoro; le aziende avrebbero la possibilità sia di organizzare adeguati percorsi interni che stipulare convenzioni, anche con enti universitari, per la formazione a tutti i livelli; purtroppo anche questa opzione non risulta adeguatamente applicata.

 

Se si vuole invertire la rotta e coinvolgere nel lavoro i giovani le aziende dovranno riflettere profondamente sulla loro offerta che non è solo di natura economica.