Le affermazioni di Luigi Di Maio ci lasciano basiti. Scopriamo che il nostro del Ministro degli Esteri si pronuncia contro le aziende italiane che “esportano turismo”.
Sono infatti imprese italiane anche quelle che mandano gli italiani all’estero. Imprese che pagano tasse e contributi in Italia e partecipano alla creazione del PIL. Ci sono molte agenzie di viaggi che non hanno nemmeno alzato la serranda perché il loro core business e costituito da viaggi di lungo raggio che non sono ancora ripartiti.
I fatturati più importanti del settore turistico sono infatti generati, nell’ambito del tour operating e delle agenzie di viaggio, proprio in segmenti come i viaggi di nozze all’estero, i grandi tour internazionali.
Queste aziende italiane non sono figlie di un Dio minore e non possono cambiare business come si cambia un abito. L’invito ai viaggi in Italia sbilancia fortemente il mercato, già inasprito dalla competizione che nasce nei momenti di difficoltà.
Inoltre, se anche gli altri Stati applicassero il medesimo principio non avremmo i tanto agognati turisti stranieri che rappresentano oltre il 52% delle presenze nel nostro Paese e generano ricchezza soprattutto nelle città d’arte, perché il turismo non è solo mare e montagna, anzi.
L’affermazione di un esponente del Governo è, per l’ennesima volta, una sferzata per le imprese di Fiavet-Confcommercio che si occupano di outgoing.