di Luciano Riella
Una pittura potente legata alla storia forte di un’artista il cui lavoro è profondamente radicato nelle tradizioni del suo popolo, in mostra fino 14 maggio 2023 alla Triennale Milano. Questa grande mostra interamente dedicata all’artista aborigena Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori è presentata con Fondation Cartier pour l’art contemporain, dove è stata inaugurata a Parigi nel 2022. Con un eccezionale successo.
Questa è la quinta mostra presentata nell’ambito del partenariato della durata di otto anni tra le due istituzioni, che conferma l’impegno nei confronti di artisti e geografie raramente rappresentati nei musei e nelle mostre occidentali.
Considerata una delle più grandi artiste australiane contemporanee degli ultimi due decenni, Sally Gabori ha iniziato a di-pingere nel 2005, intorno agli ottant’anni di età, raggiungendo rapidamente come artista una fama nazionale e internazionale. In pochi anni di rara intensità creativa, e prima della sua morte avvenuta nel 2015, ha realizzato un corpus di opere unico, vivace e colorato, senza apparenti legami con altre correnti estetiche, né con la pittura aborigena contemporanea.
Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori è nata circa nel 1924 sull’isola Bentinck, nel Golfo di Carpentaria, al largo della costa settentrionale dell’Australia. Era una donna Kaiadilt che parlava la lingua Kayardilt. Il suo nome, Mirdidingkingathi Juwarnda, deriva dalla tradizione Kaiadilt, che stabilisce che ogni persona venga chiamata in base al luogo di nascita e all’antenato totemico. Pertanto, Mirdidingkingathi indica che Sally Gabori è nata a Mirdidingki, una piccola insenatura a sud dell’isola Bentinck, e che il suo “animale totem” è lo juwarnda, ossia il delfino.
Per gran parte isolati, con una popolazione di 125 persone nel 1944, i Kaiadilt furono l’ultimo popolo aborigena dell’Australia costiera a entrare in contatto con i coloni europei. Sally Gabori e la sua famiglia vivevano uno stile di vita tradizionale, affidandosi quasi esclusivamente alle risorse naturali dell’isola.
A partire dai primi anni ‘40, i missionari presbiteriani che nel 1914 si erano stabiliti nella vicina isola Mornington cercarono senza successo di convincere i Kaiadilt ad unirsi alla loro missione. Tuttavia, nel 1948, in seguito a un ciclone e a un maremoto che inondarono gran parte delle loro terre e contaminarono le riserve di acqua dolce, gli ultimi Kaiadilt sopravvissuti, tra cui Sally Gabori e tutta la sua famiglia, furono evacuati nella missione presbiteriana dell’isola Mornington.
Il loro esilio, che credevano solo temporaneo, durerà diversi decenni. Quando arrivarono a Mornington, i Kaiadilt furono alloggiati in campi lungo la spiaggia e i bambini furono separati dai loro genitori e sistemati in dormitori all’interno della missione. Fu loro proibito di parlare la loro lingua madre, creando perciò una frattura dalla loro cultura e dalle loro tradizioni. A circa ottant’anni di età, Sally Gabori visitò per la prima volta il Centro d’Arte e d’Artigianato di Mornington. Questo primo contatto con la pittura si rivelò di grande ispirazione per lei.
Da quel momento in poi vi si recò ogni volta che poteva, talvolta dipingendo più tele al giorno. Sebbene astratti nell’aspetto, i suoi dipinti sono allo stesso tempo una celebrazione di diversi luoghi della sua isola natale, che Sally Gabori non visitava da molti anni, cosi come dei membri della sua famiglia legati a questi luoghi attraverso i loro nomi propri. Le sue opere costituiscono sia riferimenti topografici che storie aventi un profondo significato per lei, la sua famiglia e la sua gente. Al di là della tradizione iconografica Kaiadilt, i suoi dipinti testimoniano un’immaginazione sconfinata e un’impressionante libertà formale.
Con combinazioni di colori, giochi di forme, sovrapposizioni di superfici e formati diversi, nei nove anni della sua carriera artistica, Sally Gabori ha dipinto più di 2.000 tele, esplorando, a una velocità accelerata, le molteplici risorse dell’espressione pittorica.La prolifica opera di Sally Gabori è dedicata a sei luoghi principali, ciascuno rappresentato diverse centinaia di volte. Il percorso espositivo rivela i più importanti: Thundi, Dibirdibi e Nyinyilki, oltre a una serie di opere collaborative prodotte con altre artiste Kaiadilt.
Questa grande mostra personale di Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori presenta circa trenta opere impressionanti, che la Fondation Cartier ha riunito grazie a prestiti eccezionali provenienti da importanti istituzioni museali australiane, come la Queensland Art Gallery | Gallery of Modern Art, la National Gallery of Australia, la National Gallery of Victoria e HOTA, Home of the Arts, ed europee come il Musée du Quai Branly – Jacques Chirac e la Fondation Opale.