di Roberto Necci

 

Il 31 ottobre 2023, Aequa Roma, la società incaricata della riscossione dei tributi del comune di Roma, ha inviato all’85% delle strutture alberghiere ed extra alberghiere una cartella con i conteggi del mancato pagamento del contributo di soggiorno.

 

Questi conteggi sono stati rilevati dai pernottamenti inviati alla Questura di Roma, in base all’obbligo delle strutture ricettive di inviare il nominativo dei pernottanti secondo il TULPS (Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza).

 

Le strutture ricettive, tramite le associazioni di categoria, hanno contestato i dati sostenendo che i dati inviati alla Questura non tengono conto di eventuali esenzioni (bambini, residenti a Roma, ecc.) o dei pernotti senza pernottamento (dayuse).

 

Il Comune di Roma ha risposto confermando la possibilità di spiegare la situazione attraverso l’Istituto dell’Autotutela e fornendo informazioni al riguardo.

 

In sostanza, il Comune di Roma conferma la sua posizione iniziale: i dati non tornano e, se ci fossero errori nei conteggi, si rende disponibile a trovare una soluzione. Pertanto, coloro che hanno correttamente versato il contributo ma sono stati oggetto di contestazione possono presentare l’Autotutela per rettificare o annullare la cartella esattoriale emessa.

 

Le situazioni contestate alle strutture ricettive presentano diverse fattispecie: ci sono coloro che hanno correttamente versato il contributo e la discussione in autotutela riguarderà solo poche decine o massimo centinaia di euro, che, se riconosciuta la buona fede del contribuente, porteranno a una rettifica.

 

Al contrario, ci sono situazioni in cui l’errore deriva dal codice identificativo assegnato dalla Questura alla struttura per l’invio dei dati. Alcune strutture, infatti, pur gestendo più unità ricettive, hanno ricevuto un unico codice che raccoglie i dati di tutte le unità, generando un codice con flussi costantemente superiori alla capacità ricettiva effettiva e un codice praticamente senza flussi.

 

Tratteremo a parte la vicenda delle strutture che collaborando con AirBnB ribaltavano al portale l’obbligo del versamento, visto che la vicenda necessita ulteriori supplementi di indagine.

 

In entrambi i casi, l’Autotutela è l’istituto da adottare da parte del contribuente. Nel primo caso, si dimostra la buona fede e la regolarità dei pagamenti in base ai clienti alloggiati. Nel secondo caso, si dimostra che l’errore deriva dal codice identificativo assegnato dalla Questura.

 

È importante ricordare che la cartella emessa va impugnata entro 60 giorni dall’invio, e l’Autotutela non blocca il provvedimento. Considerando i tempi burocratici, l’istruttoria in Autotutela potrebbe protrarsi oltre la scadenza dei 60 giorni. Pertanto, una possibile soluzione potrebbe essere presentare l’Autotutela (se si è in buona fede), ma prepararsi a impugnare il provvedimento se l’istruttoria dell’Autotutela non si conclude entro la scadenza dei termini.

 

In sintesi, le situazioni presentate partono dal presupposto della buona fede del contribuente e del corretto adempimento e pagamento del Contributo di Soggiorno.

 

Tuttavia, il Comune di Roma è convinto di essere dalla parte della ragione e ritiene che esistano aree di illegalità che possono essere sanate o contestate.

 

L’opposizione al provvedimento si basa sul fatto che l’importo è errato, a causa di errori nel calcolo degli esoneri, ad esempio. Tuttavia, se il contribuente è in buona fede e ha lo strumento dell’Autotutela per dimostrarlo, potrebbe essere superfluo impugnare il provvedimento.

 

Certo è che ove esistesse un contribuente in malafede conscio dell’esistenza di un errore di calcolo nella cartella emessa probabilmente ricorrere contro il provvedimento potrebbe essere un modo per prendere tempo.

 

A che pro verrebbe da dire.

 

Per riassumere:

 

Aequa Roma ha inviato cartelle di pagamento del contributo di soggiorno alle strutture alberghiere ed extra alberghiere di Roma.

 

Le strutture ricettive hanno contestato i dati inviati alla Questura, sostenendo la presenza di esenzioni non considerate e soggiorni senza pernottamento.

 

Il Comune di Roma ha confermato la possibilità di spiegare la situazione attraverso l’Istituto dell’Autotutela.

 

Coloro che hanno correttamente versato il contributo possono presentare l’Autotutela per rettificare o annullare la cartella esattoriale.

 

Sono emerse diverse situazioni, tra cui errori nei conteggi e codici identificativi errati assegnati dalla Questura.

 

L’Autotutela è l’istituto da adottare per dimostrare la buona fede e la regolarità dei pagamenti.

 

La cartella emessa va impugnata entro 60 giorni dall’invio, ma l’istruttoria in Autotutela potrebbe protrarsi oltre la scadenza dei termini.

 

È possibile presentare l’Autotutela e prepararsi ad impugnare il provvedimento se l’istruttoria non si conclude entro la scadenza dei termini.

 

Il Comune di Roma ritiene di essere dalla parte della ragione e invita i contribuenti a sanare le loro posizioni o a contestare il provvedimento.

 

La buona fede del contribuente e l’Autotutela sono strumenti importanti per risolvere la situazione.

 

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