di Antonio Bordoni

                                                                    

Come commentereste il fatto, se quest’anno recandovi a comprare la colomba pasquale trovate che il prezzo della colomba è di 10 euro, al quale però bisogna aggiungere 1.50 perché il prezzo delle uova al momento della produzione è aumentato a tal punto da richiedere un “egg-surcharge”?

Siamo ricorsi a questo esempio dal momento  che la Pasqua è ormai imminente, ma in realtà al posto del supplemento-uovo saremmo potuti ricorrere a qualsivoglia altro prodotto e ingrediente.

Dunque tornando alla nostra domanda, immagino che la risposta più ovvia e gettonata consista nell’affermare che bisogno c’è di creare una sovrattassa per l’uovo, non si poteva più semplicemente aumentare il prezzo di vendita  portandolo a 11,50?

L’esempio fatto, lo riconosciamo, è senz’altro grossolano ma serve a introdurci nel pazzo mondo delle compagnie aeree e di un famigerato ammennicolo, quello appunto denominato “sovrapprezzo carburante” (fuel surcharge) del quale oggi vi vogliamo parlare.

Da sempre, questo è a tutti noto, la voce carburante è un componente della filiera di produzione del mezzo aereo commerciale. Uno sguardo ad un bilancio di qualsiasi compagnia aerea mostra la voce “fuel and oil” al primo posto nella lista delle operating expenses. La tabella che segue è tratta dal Bilancio Lufthansa (1)

e anch’essa mostra al primo posto fra le voci di spesa quella del carburante (7.532 milioni); rapportandola al totale spese la sua incidenza è pari al 27%

Certamente è senz’altro vero che il prezzo del carburante è molto ballerino. A maggio 2022 le testate giornalistiche dettero l’annuncio che le compagnie aeree nigeriane avevano deciso la cancellazione di tutti i voli nazionali a causa dell’aumento del costo del carburante. In quell’occasione  un portavoce della Airline Operators of Nigeria ebbe a dichiarare: “Nessuna compagnia aerea al mondo è in grado di assorbire questo tipo di shock improvviso da un aumento così astronomico in un breve periodo”.

 (2)

Nel valutare una notizia del genere tenere presente che la Nigeria è un importante produttore di carburante, un Paese nel quale il jet fuel viene solitamente esportato.  Il costo del carburante per l’aviazione ha iniziato a risalire bruscamente dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia a febbraio 2022.

Nella seconda settimana di maggio 2022, il jet fuel monitor della IATA mostrava che il prezzo del carburante per aerei aveva superato i 176 dollari al barile, l’11,6% in più rispetto al mese precedente. Secondo le stime della IATA, l’impatto dei prezzi elevati del carburante sulla bolletta 2022 delle compagnie aeree è stato di 115 miliardi di dollari. L’estrema volatilità del costo di questo componente dell’industria aerea commerciale è ben evidenziata dal grafico che segue (3)

Ma precisato ciò e tenendo conto che siamo in piena era digitalizzata nella quale  il passeggero per sapere quanto costa una tariffa aerea non deve più (come avveniva una volta!) recarsi presso l’ufficio della compagnia aerea  il quale non ha più il tariffario cartaceo, bensì dispone di tariffe che possono essere aggiornate minuto-per-minuto sul CRS (4) , sinceramente non si ravvede quale motivo osti ad adeguare telematicamente ed in tempo reale la tariffa aerea che viene messa in vendita sui siti web delle aerolinee, senza dover ricorrere ad un “più” che va aggiunto alla tariffa offerta e del quale si dà notizia attraverso un sospetto, minuscolo asterisco (*). 

E’ più di un dubbio, è una quasi certezza, che le compagnie aeree puntino a far colpo sul passeggero alla perenne ricerca delle tariffa più conveniente, ricorrendo ad un prezzo-specchietto per le allodole, il più basso possibile il quale tuttavia non corrisponderà mai alla tariffa effettivamente pagata alla conclusione della transazione.

Per chi credesse che stiamo parlando di pochi spiccioli invitiamo ad osservare lo schema che segue che mostra per alcune compagnie l’incidenza del fuel-surcharge sulla tariffa pagata.  (5)

 

I supplementi carburante più elevati rappresentano fino al 26% della tariffa sul mercato, come è evidente in alcune delle tariffe transatlantiche mostrate. I supplementi sui voli a lungo raggio verso l’Europa e l’Asia dagli Emirati Arabi Uniti sono quasi altrettanto elevati.

 

Legenda: B6=Jetblue; EY=Etihad; VS=Virgin Atlantic; AT= Royal Air Maroc;  OD=Malindo Airways; TR= Scoot  

 

Forse non tutti ricorderanno che il supplemento in questione ha causato non pochi problemi alle aerolinee e nel 2002 fu anche oggetto di una indagine da parte dell’AGCM: (6)

 

Nell’agosto 2002 l’Autorità ha concluso un procedimento istruttorio nei confronti delle società Alitalia, Meridiana, Volare, Air One, Alpi Eagles e Air Europe, in relazione all’applicazione concordata e contestuale di un supplemento tariffario della medesima entità (fuel surcharge) per tutte le tratte nazionali.
Dal mese di giugno 2000, infatti, Alitalia, seguita dagli altri vettori, aveva introdotto, su tutte le tratte nazionali, un supplemento tariffario di diecimila lire, giustificandolo sulla base dell’aumento dei costi del carburante per aviazione.
Nell’agosto 2000 Alitalia annunciava l’intenzione di portare, a partire dal successivo settembre, il supplemento a ventiquattromila lire; un incremento di medesimo importo veniva adottato anche dalle altre compagnie aeree.”

L’indagine terminò con la seguente delibera:

 

 

Quello che era accaduto è presto detto: per evitare che qualcuno degli attori in scena applicasse supplementi più bassi rispetto agli altri, venne deciso di fare cartello.

Ma sarebbe errato ritenere che le multe abbiano riguardato solo vettori italiani:

“British Airways è stata multata oggi per 270 milioni di sterline in una duplice azione delle autorità britanniche e statunitensi per la concorrenza, dopo aver ammesso di aver fissato i prezzi dei supplementi carburante sui suoi voli a lungo raggio.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha imposto oggi pomeriggio al gruppo una sanzione di 300 milioni di dollari (148 milioni di sterline), poche ore dopo l’imposizione di una multa di 121,5 milioni di sterline da parte dell’Office of Fair Trading.

La multa dell’OFT è la più grande sanzione mai inflitta a una compagnia per violazioni della legge sulla concorrenza e, secondo l’OFT, dimostra la sua determinazione ad “affrontare con forza” i comportamenti anticoncorrenziali.

La compagnia aerea ha ammesso di essersi accordata con Virgin Atlantic, tra l’agosto 2004 e il gennaio 2006, sui sovrapprezzi aggiunti ai prezzi dei biglietti in risposta all’aumento del prezzo del petrolio. In quel periodo, i sovrapprezzi sono aumentati da 5 a 60 sterline a biglietto sui voli di andata e ritorno a lungo raggio. “  (7)

 

Prima di chiudere, dovremmo anche ricordare che Ryanair, oggi il maggior vettore europeo e il secondo in campo mondiale, non ha mai applicato  i supplementi carburanti.

 

In conclusione di questo nostro articolo qualche lettore  potrebbe avere una giusta domanda da avanzare: ma la Iata non ha niente da dire su questa deprecabile politica condotta dalle sue associate?

A quel che ci risulta la Iata non ha mai sollevato obiezioni in merito al supplemento uovo, pardon carburante.

 

 

 

                              

Tratto da www.Aviation-Industry-News.com