Nel 2025, oltre al 25esimo Giubileo, ricorrono anche i 25 anni di Arthemisia, che si prepara ad un anno ricco di grandi mostre in Italia e all’estero.

Il 2 aprile del 2000 nasceva Arthemisia.
In quasi 25 anni sono state fatte più di mille mostre in tutto il mondo, visitate da circa 120 milioni di visitatori.
Arthemisia, che oggi è la prima azienda internazionale per numeri e qualità delle grandi mostre d’arte e sempre ai primi posti delle classifiche mondiali, si prepara a festeggiare il 25esimo anniversario con un anno ricco di proposte.

Ecco qualche primissima anticipazione:

Edvard Munch, Disperazione, 1894. Olio su tela, 92×73 cm. Photo © Munchmuseet

MUNCH A ROMA
Si parte l’11 febbraio a Palazzo Bonaparte di Roma con la mostra dell’anno: MUNCH. Il grido interiore, con 100 capolavori provenienti dal Munch Museum di Oslo.

Presentata in anteprima a Palazzo Reale di Milano, dove chiuderà il prossimo 26 gennaio attestandosi come la mostra più visitata in Italia nel 2024, la mostra giunge a Roma – a distanza di oltre 20 anni dall’ultima esposizione – e sarà presentata con un nuovo allestimento fino al 2 giugno.

Edvard Munch (Adalsbruk, Norvegia, 1863 – Oslo, 1944), uno dei maggiori protagonisti del Novecento, interprete assoluto delle più profonde inquietudini dell’animo umano, le cui opere sono raramente esposte nelle mostre per le difficoltà legate ai prestiti, viene celebrato con una magnifica retrospettiva, la più grande mai realizzata sino ad oggi in Italia.

Prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Munch Museum di Oslo, curata da Patricia G. Berman (una delle più autorevoli studiose al mondo di Munch), con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura. Partner principale della mostra è la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale.

In mostra ci saranno i capolavori più noti di Munch, tra cui Despire, Malinconia, Danza sulla Spiaggia, Le ragazze sul ponte, La morte di Marat, Notte Stellata e anche una delle versioni de L’Urlo.

Fernando Botero, Ballerina alla sbarra, 2001. Olio su tela, 164×116 cm. Collezione privata

BOTERO A BARCELLONA
Spostandoci in Spagna, dal 14 febbraio al 29 giugno, presso lo storico Palau Martorell di Barcellona, apre la prima grande antologica mai realizzata nella città catalana dedicata al maestro colombiano FERNANDO BOTERO (Meddelin,1932 – Monaco, 2023).

Dopo il successo della mostra romana a Palazzo Bonaparte, che chiuderà il prossimo 19 gennaio, le oltre 120 opere arriveranno a Barcellona per raccontare l’eccezionale e grande maestria di Botero, noto in tutto il mondo per la dilatazione delle forme dei suoi personaggi e per l’assoluta dominanza del colore nelle varie tecniche artistiche – dalla pittura alla scultura – ripercorrendo allo stesso tempo il suo intero percorso artistico, un universo esuberante e magico. Un racconto di oltre 60 anni di carriera a cura della figlia Lina Botero e di Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta della sua opera.

 

Cindy Sherman, Untitled #555, 2010/2012. Stampa cromogenica a colori, edizione 9/10, 2 AP, 86,4×59,1 cm. Courtesy l’artista, Hauser & Wirth e Collezione Giuseppe Iannaccone © Cindy Sherman

L’ARTE CONTEMPORANEA A MILANO
Dal 7 marzo al 4 maggio, verrà presentata in anteprima internazionale a Palazzo Reale di Milano la mostra DA CINDY SHERMAN A FRANCESCO VEZZOLI. 80 ARTISTI CONTEMPORANEI. Opere dalla Collezione Iannaccone, un progetto espositivo che mette in dialogo più di 150 opere e 80 grandi artisti contemporanei di tutto il mondo.

Da Cindy Sherman a Lynette Yiadom-Boakye, da Nan Goldin a Nicole Eisenman, da Kiki Smith a Marc Quinn, da Lisetta Carmi a Francesco Vezzoli, gli artisti presenti nell’inedita e prestigiosa sezione contemporanea della Collezione Giuseppe Iannaccone saranno legati e collegati da un confronto sui più importanti temi sociali come il rapporto con il corpo, l’evoluzione dell’identità, il multiculturalismo e le complesse interazioni tra Oriente e Occidente.

La mostra, che è un viaggio nell’arte contemporanea internazionale, intende rispondere alle domande: “Qual è il ruolo dell’artista nell’era contemporanea? “Qual è il modo in cui oggi l’arte può raccontare i temi social più rilevanti?”

Prodotta da Palazzo Reale di Milano e Arthemisia, in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone, a cura di Daniele Fenaroli con il supporto scientifico di Vincenzo De Bellis, la mostra rappresenta un’occasione unica per esplorare, attraverso gli occhi di artisti che hanno sempre dimostrato di saper vedere oltre, i cambiamenti sociali e culturali che plasmano e identificano il nostro presente.

Valerio Berruti, Schoolchildren, 2008. Sculture in cemento armato. Courtesy: l’artista

Sempre a Milano, c’è grande attesa per la prima grande mostra dedicata all’artista italiano VALERIO BERRUTI.

Da giugno a ottobre, infatti, a Palazzo Reale continua la proposta dedicata agli artisti contemporanei con una personale di Berruti dal titolo Not just kids, prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Piuma, promossa dal Comune di Milano e dalla Fondazione Ferrero e curata da Nicolas Ballario.

Valerio Berruti, nato ad Alba nel 1977 e le cui opere sono state esposte in decine di musei internazionali, è uno degli artisti contemporanei italiani più riconoscibili e apprezzati a livello internazionale.
A Milano viene presentata un’esposizione fatta da grandi installazioni, interattive e scenografiche, accompagnate da sculture, proiezioni, “meccanismi” scenici per creare immagini essenziali, ispirate al mondo sospeso dell’infanzia, tema prediletto dall’artista e che ne ha segnato tutta l’attività artistica: un momento che tutti abbiamo vissuto e l’artista, con le sue opere, ci riporta emozionalmente all’esperienza infantile, in cui tutto deve ancora avvenire e ciascuno può riconoscersi nei suoi bambini ai quali toglie tutto ciò che può renderli riconoscibili, di modo che lo spettatore proietti se stesso, il suo passato e la sua intimità nell’immagine che sta osservando.

Una mostra in cui saranno protagoniste le sue note bambine fuori misura, la famosa Giostra, le video installazioni e tutto ciò che attiene all’universo creativo di Berruti, ma dove saranno anche presentate in anteprima nuove opere site specific.

 

Alphonse Mucha, Sogno a occhi aperti, 1897. Litografia a colori, 72,7×55,2 cm. Fondazione Mucha. Mucha Trust



MUCHA E BOLDINI A FERRARA
Il trionfo della bellezza a Ferrara.
Ferrara, città del Rinascimento, vedrà protagonisti – dal 22 marzo al 20 luglio – i volti, le forme, l’eleganza e la grazia delle eterne figure femminili immortalate da due grandi, seppur diversi, protagonisti dell’arte europea tra Otto e Novecento, che più degli altri hanno saputo cogliere la magia del femminile: ALPHONSE MUCHA, il padre dell’Art Nouveau, e GIOVANNI BOLDINI.
Palazzo dei Diamanti dedica una grande monografica ad ALPHONSE MUCHA (Ivancice, 1860 – Praga, 1939), artista di origini ceche che raggiunse fama internazionale nella Parigi fin de siècle. Sebbene sia noto in tutto il mondo per i manifesti degli spettacoli della celebre attrice Sarah Bernhardt, Mucha fu straordinariamente poliedrico e versatile: oltre che pittore, disegnatore e illustratore, fu anche fotografo, scenografo, progettista d’interni creatore di gioielli e packaging designer. Le sue opere divennero presto emblematiche della nascente Art Nouveau, alla cui affermazione contribuì elaborando uno stile inconfondibile e seducente (detto appunto “Le style Mucha”). Quando nel 1904 visitò per la prima volta gli Stati Uniti la stampa lo celebrò come «il più grande artista decorativo del mondo».
In mostra opere iconiche come Reverie (1897), la serie The Seasons (1896), Gismonda (1894), Médée (1898) e Job (1896).

L’esposizione, organizzata da Arthemisia e Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con la Mucha Foundation, racconta la biografia, il percorso artistico  e i molteplici aspetti della produzione di Mucha, il quale era fermamente convinto che la bellezza e la forza ispiratrice dell’arte potessero favorire il progresso dell’umanità e garantire la pace e l’unione dei popoli.

Giovanni Boldini, La signora in rosa (Ritratto Olivia Concha de Fontecilla), 1916. Olio su tela, 163×113 cm. Ferrara, Museo Giovanni Boldini. Ferrara, © Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Tiziano Menabò

Donne aggraziate ed eleganti furono indiscusse protagoniste non solo delle opere di Alphonse Mucha, ma anche di quelle di Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931) che, come l’artista ceco, risiedette stabilmente a Parigi, dove si affermò come ritrattista mondano, ricercatissimo da una facoltosa clientela internazionale. Le sale dell’ala Tisi di Palazzo dei Diamanti ospiteranno una significativa selezione di dipinti, disegni e incisioni dedicati al tema del ritratto e della figura femminile provenienti dal Museo Giovanni Boldini, la più importante raccolta pubblica di opere del grande maestro ferrarese, che riaprirà nel rinnovato complesso ferrarese di Palazzo Massari nel 2026. Accanto a capolavori come La signora in rosa (1916) e Fuoco d’artificio (c. 1890) saranno presentati studi di donne a figura intera e di singoli volti femminili che documentano il rapporto iperattivo dell’artista con la realtà circostante, nonché la sua abilità e prontezza nel registrare pose e attitudini che gli sarebbero poi serviti per conferire vitalità e dinamismo alle protagoniste dei suoi dipinti, contraddistinti da quella peculiare scrittura rapidissima e insieme controllata che rende inconfondibile, e unico, il suo stile.

 

L’ANTICO EGITTO A RAGUSA E ROMA
Il Museo della Cattedrale di Ragusa, monumento del barocco siciliano, ospiterà una esposizione dedicata a uno dei periodi storici che più di ogni altro continua a incantare, incuriosire e affascinare il pubblico di ogni età: L’ANTICO EGITTO.
Dal 13 aprile al 26 ottobre Gli Egizi e i doni del Nilo, un progetto estremamente formativo e dal forte impianto didattico, intende raccontare la storia dell’Antico Egitto, la società, la religione, l’arte, il rapporto con l’aldilà, la vita dei Faraoni e molto altro, offrendo ai visitatori una disamina degli elementi fondamentali che hanno caratterizzato la lunga storia della civiltà egizia attraverso l’esposizione di piccole ma significative opere d’arte.

Nel percorso di visita verranno offerti diversi approfondimenti sulle arti dell’antico Egitto, ossia dall’architettura, alla scultura alla pittura, nonché alle arti minori quali la coroplastica, l’ebanisteria, la gioielleria e alla materialità. Il periodo storico di riferimento è imponente e va dall’Epoca Predinastica (3600-3200 a.C.) all’Epoca Greco-romana (330 a.C.-642 d.C.), raccontato da una selezione di reperti provenienti dal Museo Egizio di Torino.
L’arte dell’antico Egitto ci è nota solo dalla esperienza archeologica diretta, per questo i veri protagonisti del percorso sono i reperti, intesi come testimonianze materiali di concetti, idee e tecniche.
La storia dell’arte egiziana non porta nomi propri, sono i sovrani che si assumono la responsabilità di ispiratori del gusto figurativo dell’epoca di cui essi sono eponimi. Tuttavia, alcuni eventi storici e sociali, hanno portato singole personalità a distinguersi in ogni caso, mentre la ricerca archeologia ha permesso la ricostruzione della vita professionale di singoli artigiani. Alcuni di questi, inoltre, si legano indissolubilmente a reperti oggi diventati iconici.
La mostra è composta numerosi reperti, ciascuno dei quali sarà accompagnato da testi che hanno l’obiettivo di contestualizzarli, descriverli e di sfruttare le loro caratteristiche per approfondire uno o più focus.

La mostra, promossa dal Comune di Ragusa, è prodotta e realizzata da Arthemisia in collaborazione con il Museo Egizio di Torino.

In autunno, da settembre, sarà ancora l’ANTICO EGITTO ad appassionare il pubblico con una grande mostra a Palazzo Bonaparte di Roma, prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Museo Egizio di Torino, il più importante al mondo dopo quello del Cairo.

Le Piramidi, i Faraoni, il Nilo, le mummie, i misteri…l’Egitto, con i suoi tremila anni di storia, significa magia e anche conoscenza indispensabile di una civiltà che ha condizionato per sempre l’arte e le civiltà di tutto il mondo.

In occasione del Giubileo, Palazzo Bonaparte offre un tema di interesse universale attraverso l’esposizione di oltre 300 capolavori provenienti dal prestigioso Museo Egizio di Torino.

Da quando Howard Carter, l’archeologo inglese, che scoprì negli anni ’20 la tomba di Tutankhamon, a Luxor nella Valle dei Re, è scoppiata in tutto il mondo una vera passione per la storia di questo popolo, per gli splendidi e – per certi aspetti – affascinanti e misteriosi oggetti venuti alla luce.
Con l’intento di far intraprendere al pubblico un viaggio alla scoperta dell’antico Egitto e della sua straordinaria civiltà durata oltre 3.000 anni, la mostra rappresenta un evento eccezionale, sia per la quantità di reperti archeologici (come papiri, manufatti votivi e corredi funerari rinvenuti in alcune delle tombe più importanti ma anche sarcofaghi di grandi dimensioni, oggetti di culto e della quotidianità, imponenti sculture delle divinità venerate e dei re delle varie dinastie) che per i temi affrontati che spazieranno dalla vita sociale, all’arte, all’oltretomba, alle dinastie dei faraoni, alla mummificazione e molto altro ancora.

 

Jani Leinonen, McJesus, 2015. Acrilico su resina, croce di legno, 120x165x25 cm. Museu de l’Art Prohibit. © Copyright 2024 Jani Leinonen

L’ARTE PROIBITA
Per la prima volta in Italia e in anteprima internazionale, dal 20 settembre 2025 al 22 febbraio 2026, a Palazzo Albergati di Bologna sarà la volta della mostra “L’Arte proibita” che espone e racconta la storia di tantissime opere d’arte che, per un motivo o per l’altro, sono state contestate, cancellate, eliminate, oggetto di prime pagine e di dibattiti mondiali.
L’arte è anche questo: è denuncia sociale, attacco, manifestazione del dissenso.
Questa esposizione, inedita e densa di significati, intende mostrare l’arte non solo sotto il profilo della creazione estetica, ma anche sotto quello fortissimo del valore sociale.
Molto spesso è più potente un’immagine di tante parole, e le opere esposte nella mostra di Bologna hanno avuto un potere dirompente.

La mostra è prodotta e realizzata da Arthemisia in collaborazione con il Museu de l’Art Prohibit di Barcellona.