Di Luciano Riella
Al MASI con una visita si fa il tris: nel due sedi del sistema museale di Lugano ben tre mostre in contemporanea: Eugenio Schmidhauser con“Oltre il Malcantone” fino al 12 ottobre 2025, “Ferdinand Hodler – Filippo Franzoni”fino al 10 agosto 2025 e “Many Moons” di Louisa Gagliardi fino al 20 luglio 2025.
Oltre il Malcantone
Nella sede di Palazzo Reali il MASI presenta la prima mostra dedicata da un’istituzione museale al fotografo Eugenio Schmidhauser attraverso una selezione di 90 fotografie tra vintage e nuove stampe da negativi originali su lastra di vetro. Il fotografo è considerato da sempre uno dei padri
dell’immaginario turistico ticinese. Il progetto espositivo è il risultato di un lungo lavoro di ricerca e catalogazione sull’archivio di Schmidhauser, depositato all’Archivio di Stato del Cantone Ticino, che ha portato alla luce un corpus di opere inedite e sconosciute. La mostra presenta al pubblico, per la prima volta, un nucleo di preziose stampe artistiche esposte dal fotografo in occasione di importanti rassegne internazionali all’inizio del
Novecento. Il progetto espositivo al MASI intende far emergere un nuovo capitolo della produzione fotografica di Schmidhauser, capace di sconfinare dai canoni della fotografia turistica, spesso criticata per ricerca del pittoresco e del caricaturale, per muoversi in un ambiente culturale in cui vengono a cadere le frontiere. Il progetto rientra tra le iniziative del MASI, con una particolare attenzione alla fotografia storica e al patrimonio regionale. che riveste un’importanza fondamentale per il territorio e per la memoria collettiva di una comunità, tra passato e presente.
Un sodalizio artistico:
Ferdinand Hodler – Filippo Franzoni
L’esposizione celebra l’amicizia e il legame tra due protagonisti della scena artistica svizzera tra Ottocento e Novecento. Attraverso un ampio dialogo pittorico tra una significativa selezione di opere di Filippo Franzoni e di dipinti di Ferdinand Hodler provenienti da importanti collezioni pubbliche e private svizzere. Vengono messi in luce, per la prima volta, momenti di straordinaria convergenza nell’opera dei due artisti.
Se la centralità di Ferdinand Hodler come uno dei massimi rappresentanti del simbolismo è indiscussa a livello internazionale, la figura di Filippo Franzoni resta ancora poco conosciuta fuori dalla Svizzera italiana. Pur gravitando inizialmente in ambienti artistici diversi, a partire dal 1890 i percorsi professionali e umani dei due artisti si incrociano più volte nella nascente scena artistica elvetica. Entrambi si affermano come straordinari interpreti del paesaggio, influendo, ciascuno a suo modo, sulla lettura e la percezione del territorio che hanno dipinto: principalmente il Lago Lemano e le Alpi svizzere nel caso di Hodler, il Lago Maggiore e i dintorni di Locarno nel caso di Franzoni.
Strutturato come un raffronto dialogico, il percorso al MASI propone un corpus di 80 dipinti realizzati dai due artisti sull’arco di quattro decenni. Protagonista di questo confronto inedito è soprattutto il paesaggio svizzero, con le sue luci mutevoli e le sue atmosfere. Il loro percorso segna un progressivo liberarsi dai retaggi accademici, trascendendo il dato sensibile per tendere verso una vibrante sublimazione. Un’evoluzione particolarmente evidente, in mostra, attraverso opere cardine come Il Lago Lemano visto da Chexbres di Hodler e l’imponente Delta della Maggia di Franzoni.
Ferdinand Hodler ha rivoluzionato la rappresentazione del paesaggio svizzero, che considerava non solo come una riproduzione realistica e ricca di suggestioni, ma anche come portatrice di messaggi spirituali e simbolici. Le sue rappresentazioni stilizzate riducono all’essenziale forme e colori e trasformano il paesaggio in un simbolo universale del tempo, dello spazio e dell’eternità. In questa svolta verso la sublimazione simbolica del paesaggio Hodler è stato affiancato, tra i suoi contemporanei, soprattutto da Filippo Franzoni.
Many Moons
Many Moons di Louisa Gagliardila prima grande mostra istituzionale in Svizzera dedicata a Louisa Gagliardi. Per l’occasione l’artista ha creato due nuovi cicli pittorici monumentali e una serie di sculture in un percorso sviluppato su misura per lo spazio ipogeo del LAC. È parte del progetto espositivo anche una selezione di opere di pittura realizzate dall’artista in anni recenti.
Louisa Gagliardi è una delle voci più interessanti della scena artistica contemporanea. Nei suoi dipinti, i cui soggetti si collocano nel solco di correnti storiche come il surrealismo, la metafisica e il realismo magico, sviluppa un immaginario inquietante e affascinante al contempo, che attinge da un ampio ventaglio di registri estetici, dalla storia dell’arte alla cultura popolare. I mondi immaginari disegnati da Gagliardi nascondono una riflessione sulle complessità della vita moderna e su come fotografie interiori della nostra epoca iperconnessa indagano sul significato dell’identità, le trasformazioni sociali e il rapporto tra l’individuo e il suo ambiente.
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