Torino, 09 ottobre 2020
Egregio Ministro Franceschini,
pur apprezzando sinceramente gli sforzi che il Governo sta conducendo per salvaguardare contemporaneamente sia la salute pubblica che l’occupazione e il lavoro degli imprenditori e plaudendo allo stanziamento a fondo perduto dei 265 milioni di euro ai quali viene affidato il ruolo di “salvagente” per agenti di viaggio, tour operator, guide e accompagnatori turistici, non posso fare a meno di esternare il mio pensiero attraverso questa lettera.
Da più settimane non passa giorno senza che io non riceva comunicazioni da parte di agenzie di viaggio, nostre associate, costrette a cessare l’attività a causa delle conseguenze dell’emergenza epidemiologica.
Sono comunicazioni che mi fanno male, che mi rendono furioso e che, nello stesso tempo, mi fanno vergognare in quanto non sono stato capace – nella mia qualità di presidente dell’AIAV – di fare di più, e meglio, per evitare la decimazione di una intera categoria, per evitare a tante valide persone di tornare a casa la sera ad annunciare di non aver più un lavoro, per aver lasciato che le cose giungessero a questo punto senza almeno mettere nero su bianco un pensiero che dovrebbe far vergognare non solo il sottoscritto.
Lei, signor Ministro, forse non lo sa ma le agenzie di viaggio sono la colonna portante del sistema turistico organizzato del nostro Paese: è attraverso loro che viene emessa la maggior parte dei biglietti aerei, marittimi e ferroviari, e non parlo di “maggior parte” trascurabile: senza l’apporto delle 8.000 agenzie di viaggio italiane (una più, una meno…) tutte le compagnie di trasporto subirebbero un durissimo contraccolpo. Lo stesso vale per i tour operator – anche loro, oggi, in enorme difficoltà – e per molte strutture ricettive che, senza rete distributiva, potrebbero chiudere i battenti dalla sera al mattino.
Perché in Italia non esiste (e non esisterà ancora per molto tempo…) alcuna tecnologia
capace di mutare le abitudini dei Suoi e miei connazionali.
Le agenzie di viaggio, signor Ministro, sono – è vero – micro imprese impossibilitate a far valere diritti proprio a causa delle loro piccolissime dimensioni, ma non dimentichi che sono comunque i contenitori di decine di migliaia di addetti dalle indiscutibili capacità professionali: lasciarle morire equivale a lasciar morire un patrimonio di competenze e conoscenze difficilmente replicabile in futuro, quando questa pandemia sarà relegata tra i brutti ricordi.
E – aggiungo – queste decine di migliaia di agenti di viaggio sono la prima interfaccia con decine di milioni di consumatori: sono loro i rappresentanti della “prima linea”, sono
loro ai quali famiglie, anziani, istituti scolastici, aziende, associazioni culturali e tanti altri
ancora si rivolgono per ottenere informazioni, soddisfare aspettative e risolvere problemi legati al viaggio, che non è sempre e solo l’utilizzo piacevole del tempo libero ma, anche, necessità per motivi di salute, di studio, di lavoro.
Lei è il Ministro del Turismo. Lei è il “nostro” Ministro, quello al quale guardiamo aspettandoci la necessaria attenzione dovutaci in questo frangente.
Non siamo abituati a chiedere: siamo lavoratori usi a rimboccarci le maniche in ogni avversità, come abbiamo ampiamente dimostrato nel passato uscendo da tante difficili situazioni (terrorismo, conflitti, crisi economiche globali…) magari con le ossa rotte, ma vivi e pronti a ricominciare. Oggi non è così. Oggi non può essere così.
Dall’inizio della pandemia abbiamo perso lavoro, clienti, prospettive. Il nostro comparto ha perso il 93% di quanto aveva costruito nel corso degli anni e il 93% di lavoro in meno, unito allo 0% di aspettative per il prossimo futuro, equivale alla morte di una intera categoria, con conseguenze per chi ho precedentemente citato – vettori, hotel e T.O. – che credo non siano state assolutamente prese in considerazione.
Quindi ripeto: Lei è il Ministro del Turismo. Lei è il “nostro” Ministro. Lei ha il dovere morale, e non solo, di ascoltare quello che ormai è un grido disperato di decine di migliaia di persone che chiedono un aiuto concreto, adeguato, immediato.
In ciò che è stato fatto fino ad oggi mancano la misura, la semplicità e la rapidità. Gli aiuti devono essere quantitativamente adeguati alle necessità di sopravvivenza delle imprese, ottenibili mediante procedure sicure ma nello stesso tempo semplici, ma soprattutto devono essere immediati: le aziende del turismo non sono in grado di superare autunno e inverno senza interventi adeguati.
Lei, signor Ministro, potrà rispondere o meno a questa mia. Non ha importanza. È importante, invece, Lei ricordi che l’operato di oggi andrà a riflettersi sul futuro di migliaia di imprese e di decine di migliaia di persone. E che Lei verrà ricordato come il Ministro del Turismo che ha fatto, o che non ha fatto, nel corso della più violenta e complessa crisi che il turismo organizzato si sia mai trovato ad affrontare.
Con immutata stima, La saluto cordialmente.
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