di Tiziana Conte
Si è svolto a Roma, presso il Pontificio Istituto Biblico, il convegno “Storia e archeologia di Israele, novità sulle vie del pellegrinaggio” organizzato dall’Ufficio nazionale israeliano del Turismo e dal Cnpi, Coordinamento nazionale pellegrinaggi italiani. Kalanit Goren, direttrice dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, durante il suo intervento ha sottolineato l’importanza dei pellegrinaggi religiosi: “È la più antica forma di turismo verso Israele e giocano un ruolo significativo per la ripresa dopo questo difficile momento”. Nel 2023, Israele ha registrato circa 3 milioni di turisti, cifra che si avvicinava a quella record del 2019: circa 4,5 milioni di visitatori. Il turismo religioso ben si sposa con quello culturale da vivere anche in forma slow per godere al meglio delle bellezze naturali, storico e artistiche che il Paese offre, per esempio in bicicletta o a piedi, seguendo circuiti ad hoc. Il ministero del Turismo lavora per la promozione del turismo religioso con nuove iniziative come il certificato del pellegrino, l’accoglienza in aeroporto, incontri di dialogo e reciproca conoscenza. “Stiamo ricevendo numerose prenotazioni dagli Stati Uniti per i pellegrinaggi e l’auspicio è che anche in vista del Giubileo del 2025 i turisti italiani possano tornare numerosi nella nostra splendida Israele dove l’archeologia è un punto di forza e gli scavi nell’area dell’Ophel a Gerusalemme e al sito di Qumran nel Negev (dove furono ritrovati i rotoli del Mar Morto) sono fonte di grande interesse. Alcuni religiosi hanno riattivato i circuiti dei pellegrinaggi, poiché la domanda di viaggi religiosi rimane alta. Nel 2019 ben 200 mila turisti italiani hanno visitato Israele e i pellegrinaggi sono cresciuti del 30%. Il 60% dei turisti che si recano in Israele partecipano almeno ad una funzione religiosa, anche per questo vogliamo promuovere Israele come destinazione di pellegrinaggio, mantenendo le braccia aperte per accogliere i visitatori da tutto il mondo”. Kalanit Goren si è soffermata anche nella descrizioni di percorsi inediti da compiere in Israele, soprattutto a piedi, alla scoperta di un’inaspettata spiritualità tra cui i nuovi percorsi di Sefforis dedicati a Maria ,i parchi meta di nuove esperienze di pellegrinaggio come Sussita o il Parco del Buon Samaritano, i percorsi del Gospel Trail e il cosiddetto Cammino del silenzio da Jaffo alla porta di Jaffa a Gerusalemme.
Per soddisfare la richiesta di posti letto sono previste nuove aperture di hotel di tre e due stelle entro il 2026 e un aumento di 5,000 posti letto nell’area del Mar Morto, 4.000 posti letto nell’area del Negev. oltre a ulteriori nuovi alberghi a Nazareth e Gerusalemme. Fra gli eventi del 2025 sono da segnalare i 60 anni del museo di Israele e la grande mostra dedicata al Grande Rotolo di Isaia.
Durante il convegno sono intervenuti archeologi e studiosi che, alla luce degli scavi più recenti, hanno illustrato “il pellegrinaggio nell’antichità” (Uzi Leibner e Orit Peleg-Barkat, Hebrew University of Jerusalem, co-direttori scavi all’Ophel), “le grotte di Qumran e i Rotoli del Mar Morto” (Marcello Fidanzio, Università della Svizzera Italiana, direttore Qumran Caves Publication Project), “Dai pellegrini agli archeologi: racconti, prospettive, suggestioni di fronte al Santo Sepolcro di Gerusalemme” (Francesca Romana Stasolla, Università La Sapienza di Roma, direttrice dello scavo al complesso del Santo Sepolcro). Craig Morrison, del Pontificio Istituto Biblico, si è soffermato su “Chi erano i Farisei? Una ricerca interdisciplinare condotta da ebrei e cristiani.”
Nell’occasione è stato fatto il punto su alcuni scavi: da quello nell’area dell’Ophel a Gerusalemme a quello che interessa Qumran, il sito nel Negev dove furono ritrovati i celeberrimi rotoli del Mar Morto. “L’archeologia è una delle nostre eccellenze, parlarne in in un momento così delicato è importante”, ha sostenuto l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz, presente al convegno insieme a Don Marco Castellazzi, segretario generale Coordinamento nazionale pellegrinaggi italiani e Peter Dubovsky, rettore del Pontificio Istituto Biblico.
Gli scavi archeologici all’interno della Basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, sono parte di un progetto voluto dalle tre comunità che custodiscono il cuore della Cristianità. ll cantiere archeologico è organizzato dall’èquipe interdisciplinare di archeologi e studiosi della Università di Roma La Sapienza guidata dalla professoressa Francesca Romana Stasolla: “Le tre comunità religiose che detengono l’uso della Basilica hanno preso una iniziativa coraggiosa che permetterà di avere, per la prima volta, una conoscenza completa di tutta la storia archeologica e ambientale del sito pluristratificato. Le indagini archeologiche stanno interessando parte della navata nord della basilica (Archi della Vergine) e parte della rotonda nord-occidentale; i lavori si svolgono a ciclo continuo, di giorno e di notte tra Gerusalemme e Roma dove lavora il resto dell’èquipe. Nell’area della navata nord è stata individuata una sequenza stratigrafica che ha consentito anche di acquisire nuovi dati come quelli relativi al cantiere di età costantiniana pertinente alla costruzione del complesso religioso che qui veniva ad impiantarsi all’interno di un’area di cava sulla cui roccia, nel IV secolo, l’imperatore Costantino fece edificare la prima basilica, e che i Romani usavano per le crocifissioni pubbliche.”