Tra Boemia e Moravia un itinerario dello spirito, per fedeli e non, conduce alle radici cristiane d’Europa. Una storia sofferta quella della fede cattolica nelle antiche terre ceche, un credo forte che ha saputo ridisegnare il volto del Paese. Di città in villaggio, di campanile in cripta una nuovissima guida di Czech Tourism invita a ripercorrere le orme di antichi pellegrini ma anche di Papa Benedetto XVI, il cui recente viaggio in Repubblica Ceca ha dato un nuovo input alla devozione cattolica, restituito lustro agli straordinari monumenti religiosi del Paese e ricordato anche i “fratelli” ebrei. Che sul suolo ceco hanno lasciato siti pregevoli.
Forse non fu esattamente una conversione spontanea quella a cui l’odierna Repubblica Ceca, allora Boemia, fu costretta nel 1620. Le violente lotte religiose che già avevano caratterizzato il regno di Venceslao IV, figlio di Carlo IV, le guerre hussite, i movimenti antiriformisti sotto gli Asburgo sfociarono infine l’8 novembre 1620 nella battaglia alla Montagna Bianca, che poi dilagò nel resto d’Europa con il più celebre nome di Guerra dei Trent’Anni.
Come si dice, però, “non tutto il male vien per nuocere” e il popolo ceco, dapprima forse mortificato da una forzata cattolicizzazione, ha poi saputo aderire alla nuova professione con entusiasmo e nei secoli si sono moltiplicati i segni marcati, preziosi e contagiosi di un credo forte. Il bisogno di fede e di pace ha plasmato le anime ma anche lo stesso volto del Paese. Lo ha letteralmente ridisegnato. Oggi sopra il profilo ondulato delle colline, oltre l’orizzonte piatto delle campagne, nello skyline di città senza grattacieli, a svettare incontrastati, protesi verso quel Cielo che rappresentano in terra, sono infiniti campanili di chiese. Piccole, grandi, minimaliste o sontuose, solitarie o chiuse nell’abbraccio delle case, antiche e moderne, anonime parrocchie di campagna o celebri santuari… sono ad un tempo il punto di riferimento di chi ha fede e i nodi di un lungo filo d’Arianna che conduce tutti, religiosi e non, alla scoperta di una Repubblica Ceca che tocca l’anima.
Il bandolo della matassa. Alle radici cristiane d’Europa.
Prima di seguire quel filo a caccia di monumenti religiosi di rara bellezza è bene srotolare il gomitolo, sciogliere i nodi della matassa e ritrovare il bandolo di una fede che in Repubblica Ceca ha una storia lunga e tormentata. Una matassa che ha la tinta del cattolicesimo ma anche sfumature di fede ebraica e cristiano-ortodossa…
Cirillo e Metodio, un nuovo alfabeto per l’antico Verbo
Il cristianesimo giunse in Boemia e Moravia dall’Oriente, nel IX secolo, per mano –o meglio per bocca- di Cirillo e di Metodio. In risposta a un appello di Rastislav (Ratislao), sovrano di Moravia che chiedeva l’invio di missionari nelle sue terre, i due fratelli furono inviati dall’imperatore Michele III a evangelizzare i popoli di Pannonia e Moravia. Per diffondere la parola di Dio, inventarono l’alfabeto slavo glagolitico e tradussero in questa lingua la Scrittura e i testi della liturgia latina. Per portare a termine la propria missione affrontarono prove e sacrifici durissimi. Quando poi a Rastislav succedette il nipote Svatopluk, favorevole alla presenza tedesca nel regno, Cirillo (nel frattempo morto di malattia a Roma) e Metodio furono dichiarati portatori d’eresia. Per Metodio e i discepoli suoi e di Cirillo fu persecuzione. Molto più tardi, nel 1927, papa Pio XI nella sua Lettera apostolica Quod Sanctum Cyrillum rendeva atto all’operato dei due fratelli, che apostrofava come “ figli dell’Oriente, di patria bizantini, d’origine greci, per missione romani, per i frutti apostolici slavi”. Di certo furono un ponte tra tradizione occidentale e orientale, come sottolineato da Giovanni Paolo II, che nel 1980 li ha proclamati patroni d’Europa. La sua Enciclica Slavorum Apostoli recita così: “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell’unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d’Oriente e d’Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l’unità visibile nella comunione perfetta e totale”. Oggi in Repubblica Ceca Cirillo e Metodio sono, insieme a Giovanni Nepomuceno e Venceslao, i santi più venerati.
Dal Sacro Romano Impero alle denunce di Jan Hus
La Chiesa, così come tutto il regno, conobbe poi la sua epoca più felice sotto Carlo IV, nel XIV secolo. Sotto il sovrano colto e illuminato il vescovato di Praga fu elevato ad arcivescovado e la città divenne capitale del Sacro Romano Impero. Gli successe il figlio Venceslao IV, che non ebbe lo stesso ascendente. Il suo regno fu caratterizzato da scontri, malcontento e tragici eventi. Non ultimo il martirio di Giovanni Nepomuceno, in contrasto con l’imperatore e punito con l’annegamento nella Moldava. Il regno di Venceslao si protrasse fino al 1400, quando durante una ribellione fu imprigionato e deposto. Per i cattolici non era però ancora tempo di pace. All’alba del XV secolo, Jan Hus – sacerdote a capo di un movimento di riforma protestante- denunciava la corruzione della Chiesa cattolica. Che non gradì e reagì mandandolo al rogo nel 1415. Ma non aveva fatto i conti con la reazione dei suoi discepoli, gli hussiti appunto, che insorsero. Le guerre hussite scossero il Paese per quindici anni, quando poi venne infine firmato un accordo con la Chiesa cattolica.
I “devoti” Asburgo, tra mano forte e tolleranza
Quest’ultima cominciò a riconquistare decisamente terreno sotto gli Asburgo: Ferdinando I ripristinò con fermezza la religione cattolica nel regno, mentre Rodolfo II –seppure pericolosamente al limite tra fede e magia – fu troppo impegnato a regalare a Praga una seconda epoca d’oro per occuparsi di questioni religiose. Il suo successore Mattia, assunse invece atteggiamenti repressivi nei confronti dei protestanti, che insorsero. La ribellione questa volta sfociò nella Battaglia della Montagna Bianca (1620), da cui originò la ben più celebre Guerra dei Trent’Anni da cui fu scossa l’intera Europa. Seppure con la forza, fu definitivamente la Chiesa cattolica a vincere. Tutte le altre religioni furono bandite e il popolo ceco cominciò suo malgrado il proprio cammino nel nome di Dio, sotto la mano prima temuta e oggi amata di Roma. La progressiva riconciliazione con la “dittatura religiosa” si deve innanzitutto a Maria Teresa d’Asburgo e al figlio Giuseppe II che, nel corso dei rispettivi regni (tra il 1740 e il 1790) ridimensionarono il potere della Chiesa Cattolica e portarono riforme nel segno della tolleranza e del rispetto delle minoranze religiose.
La visita di papa Ratzinger: un antidoto contro il “letargo” dell’orgoglio cattolico
Nei secoli più recenti, infine, la religione cattolica in Repubblica Ceca come altrove ha dovuto combattere un ultimo nemico, forse il più infido. E’ il male dei tempi moderni, che ha come sintomi un raffreddamento dell’antico fervore, un calo di popolarità della religione, una progressiva laicizzazione soprattutto nelle nuove generazioni. Un ottimo antidoto si è però rivelato il recente viaggio di papa Benedetto XVI in Repubblica Ceca, che ha risvegliato gli animi, riacceso l’orgoglio cattolico e non da ultimo restituito gloria ai tanti, pregevoli monumenti religiosi e agli storici luoghi di culto che impreziosiscono il suolo ceco. E che si fregiano numerosissimi dell’effige Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Una nuova guida ai monumenti religiosi del suolo ceco
La Via della Fede in Repubblica Ceca conduce quindi oggi sulle orme di Benedetto XVI, ma prima ancora sulle orme di anonimi pellegrini che nei secoli si sono spinti in un viaggio dell’anima, verso Dio e dentro se stessi, in cerca di pace interiore. Una pace che oggi è, senza bisogno di grandi sacrifici, alla portata di tutti. Fedeli e non. Viaggiatori dello spirito e semplici turisti.
A tutti loro, è dedicata la nuovissima brochure “Monumenti religiosi”, che conduce tra Boemia e Moravia a caccia di chiese, santuari e luoghi di culto che fanno parte di uno straordinario patrimonio storico, architettonico, culturale e spirituale. Di città in villaggio, guidato dallo spirito ma anche dal prezioso vademecum di Czech Tourism, il turista entra nell’anima della Repubblica Ceca. Scopre come la fusione tra la creatività di artisti locali e i grandi stili europei abbia saputo generare monumenti unici. Anche lui, come già fecero potenti sovrani e umili credenti, si inginocchierà al cospetto di Dio e dei monumenti che l’uomo ha saputo offrirgli nei secoli.
Dieci itinerari tra storiche mete di pellegrinaggio, sorprese inattese e curiosità
Maneggevole, in formato pocket, di facile consultazione e corredata di belle foto e preziosi suggerimenti, la nuova brochure raccoglie dieci itinerari, che toccano luoghi noti e meno noti della fede ceca. La guida può essere richiesta via mail o telefono all’Ente Nazionale Ceco per il Turismo di Milano, che provvede all’invio gratuito. Armati di questo utile strumento si può quindi partire sulle orme dei santi. Si riscoprono così capisaldi dello spirito come Praga, si ammirano storici santuari come Velehrad, Svatý Hostýn e Stará Boleslav, ma soprattutto si incappa in vere e proprie sorprese, per l’occhio e per l’anima. Nascoste tra i vigneti, sottoterra, nel folto del bosco e in angoli sperduti del Paese oppure in bella mostra su piazze signorili, in mezzo a una radura o in cima a un colle, sono tutte tappe imperdibili.
Praga: monumento sotto il cielo, al Cielo.
A Praga, il cui centro storico è inserito in toto nella Lista Unesco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, è più evidente che mai come dopo la Guerra dei Trent’Anni il ritorno al cattolicesimo abbia scatenato una sorta di frenesia nell’edilizia sacra. Ovunque sorgevano nuove chiese e alle vecchie veniva restituito lustro, così che oggi la capitale è nota anche come “la città delle cento torri” con chiaro riferimento ai campanili che ne disegnano lo skyline. Un viaggio nell’anima della capitale oggi conduce naturalmente alla Cattedrale di San Vito ma anche alla Chiesa di Nostra Signora di Tyn che domina la Piazza Vecchia con i suoi due campanili; alla Basilica e al monastero di San Giorgio nel Castello; alla chiesa barocca di San Nicola, il cui organo fu suonato anche da Wolfgang Amadeus Mozart; al Santuario di Loreto, luogo di pellegrinaggio mariano nella cui torre 27 campanelle intonano ogni ora una canzone a Maria e ancora al Monastero premostratense di Strahov dalle architetture barocche e a quello benedettino di Brevnov, il più antico monastero maschile di Boemia. Da non perdere nemmeno il Klementinum, monastero gesuita che, oltre a essere il più grande complesso architettonico della capitale dopo il Castello, fu il centro ideologico della ricattolicizzazione della città e dell’intera Boemia. Fucina delle idee riformiste predicate da Jan Hus, fondatore degli Hussiti, fu invece la Cappella di Betlem.
Va dove ti porta il cuore: moderni pellegrini in cammino
Ma i pellegrini, si sa, arrivavano nei posti più impensati e impervi, ovunque li conducessero il cuore e la fede. Ripercorrerne le orme oggi significa quindi scoprire luoghi bellissimi e toccanti della Repubblica Ceca, fuori dai confini della capitale e fuori dai classici itinerari turistici.
Il luogo di pellegrinaggio mariano più antico e importante del Paese è certamente il Sacro Monte di Pribram, ovvero il Santuario di Svata Hora, a Sud di Praga, nella Boemia Centrale. Con le sue forme barocche domina Pribram, cittadina di minatori. A richiamare qui numerosissimi i pellegrini è la statua della “Regina dei monti d’argento”, che la leggenda vuole intagliata già nel XIV secolo in legno di pero per mano dal primo arcivescovo ceco, Arnost di Pardubice. La statua della Vergine con il Bambino fu poi incoronata da Papa Innocenzo XIII nel 1723 e oggi è oggetto, soprattutto nel giorno dell’Assunzione di Maria al Cielo (15 agosto), di massicci e sentitissimi pellegrinaggi.
In Boemia, tra i santuari più venerati c’è poi è quello di Stara Boleslav, a Brandys sull’Elba. La Basilica intitolata a San Venceslao conserva il luogo del suo martirio. Si dice che il principe, al momento della morte, avesse in mano un’icona della Vergine. La splendida immagine di Maria con il Bambino, conosciuta come “palladio delle terre ceche” e conservata nella Chiesa dell’Assunta, ne sarebbe la copia. Realizzata in rilievo in bronzo dorato di Corinto, sarebbe stata donata da San Metodio a Ludmila nel giorno del suo battesimo e da lei successivamente offerta in dono all’adorato nipote Venceslao. L’icona è oggi ritenuta miracolosa. Nel XVII secolo sorse qui anche la Via Santa, con 44 cappelle decorate di affreschi di cui oggi ci è giunta solo una piccola parte.
Anche il Santuario di Velehrad, in Moravia, è tra i più visitati del Paese. Il suo nome è legato indissolubilmente a quello dei Santi Cirillo e Metodio. Quest’ultimo era stato persino sepolto qui ma una lunga storia di attacchi, distruzioni e incendi di cui fu oggetto il complesso rende oggi difficile stabilire dove siano conservate le spoglie del Santo. Nel 1985, a undici secoli dalla sua morte, Papa Giovanni Paolo II ha dedicato alla basilica la “Rosa d’Oro”, concessa a pochissime cattedrali nel mondo. Ai due fratelli evangelizzatori è dedicato un grandioso pellegrinaggio il 5 luglio di ogni anno.
Le tracce di Cirillo e Metodio conducono poi a Svaty Hostyn, sempre in Moravia. Pare che su questo monte, che domina una vasta pianura nella regione di Hana, avessero messo gli occhi già celti e slavi quando, secondo la leggenda, nel IX secolo i due predicatori bizantini lasciarono sulla sommità un dipinto mariano. Oggi sorge qui la Basilica barocca dell’Assunta con una statua che ritrae Maria con un fascio di fulmini in mano destinati ai tartari raffigurati più sotto, in bassorilievo. Un’altra leggenda vuole infatti che coloro che, in fuga dagli invasori, si rifugiarono sul monte fossero salvati dalla Madonna che provocò un incendio nell’accampamento nemico. Sotto Giuseppe II d’Austria i pellegrinaggi furono proibiti e il tempio, restaurato dai fedeli nella prima metà del XIX secolo, fu riconsacrato solo nel 1845.
Dentro e fuori dalle chiese, gli imperdibili segni di una devozione antica
Non solo campanili svettanti, grandi santuari, cattedrali solenni e sontuose basiliche. La Via della Fede in Repubblica Ceca conduce anche alla scoperta di angoli nascosti, piccole chiese sperdute di campagna, vie crucis che si arrampicano nel bosco, cripte celate nel sottosuolo, cappelle votive e reliquiari, ex-voto e icone e persino parchi impreziositi di statue e bassorilievi a tema religioso là dove meno te le aspetti, come nel caso di Kuks, cuore ecclesiastico di un ambizioso progetto termale sulle rive dell’Elba, in Boemia Orientale. E poi ci sono le tante sorprese per lo spirito. Eccone alcune.
Gesù Bambino incontra Papa Ratzinger
Sopravvissuta per miracolo alla Guerra dei Trent’Anni e giunta in Boemia come dote nel XVII secolo dalla Spagna, probabilmente da un convento tra Cordoba e Siviglia, la celebre statuetta in cera di Gesù Bambino oggi conservata a Praga nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Mala Strana, sembra quasi aver affrontato tante avversità e tanti chilometri proprio per incontrare il Papa. In attesa del grande incontro con Benedetto XVI, avvenuto sul finire del 2009 in occasione del viaggio del pontefice in Repubblica Ceca, a occuparsi del delicato Gesù Bambino, alto appena 47 centimetri, sono premurose suore che ancora oggi gli cambiano ogni giorno la preziosa veste, scegliendo in un raffinato guardaroba di abitini tessuti a mano che pare aver già raggiunto i cento capi. Durante la sua visita Papa Ratzinger ha donato alla statuina una corona d’oro in segno di devozione.
E’ nato il Redentore: andate e… muovetevi!
E Gesù Bambino è naturalmente protagonista anche nel presepe. La Natività in Repubblica Ceca viene rappresentata da secoli, con forme e materiali diversi, dal tradizionale legno al pan di zenzero. Nel periodo natalizio presepi viventi, antichi, moderni, grandi o piccoli popolano città e villaggi, ma quella di rappresentare l’attesa attorno alla nascita di Gesù è diventata un’arte e così, come spetta a qualsiasi capolavoro, alcuni presepi, raccolti in musei a tema o lasciati in bella mostra nella loro collocazione originaria, possono essere ammirati tutto l’anno. Una nota particolare va agli splendidi esemplari di presepi meccanici di cui il Paese va giustamente fiero. Magnifico quello scolpito nel legno da Joseph Probost, che per realizzarlo abbandonò il suo lavoro di agricoltore. Ospitata nel Museo dei presepi di Trebechovice pod Orebem, in Moravia, l’opera grandiosa e di enorme valore è vecchia di oltre un secolo. Grande 7 metri per 3, il presepe è popolato da centinaia di statuine mobili. Tra gli altri presepi meccanici, tutti incredibili e tutti diversi ma soprattutto tutti frutto di passione e dedizione, va certamente citato quello di Jachym Metelka, realizzato tra 1883 e 1913 a rappresentazione non solo della Natività ma anche dei tormenti umani in contrasto con la pace dell’anima dell’autore. E poi quello realizzato dal mastro calzolaio Tomas Kryza, che ispirato dal primo presepe che gli capitò di ammirare, nella torre campanaria di cui lo zio era custode, si cimentò in un’opera sconfinata che popolò di quasi 2.000 statuine, assicurandole tra l’altro l’ingresso nel Guinness dei Primati (è il presepe meccanico più grande del mondo). E naturalmente quello più recente di Susice, opera degli artigiani, ma sarebbe meglio dire artisti, Svoboda e Tittl, che nella propria bottega di Horska Kvilda colma di trucioli e odorosa di legno portano ancora avanti egregiamente e con orgoglio l’antica tradizione presepiale ceca.
La Bibbia clandestina
In un piccolo paese sperduto della Moravia, Kralice, tra il XVI e XVII secolo si nascondeva una tipografia clandestina, gestita dai Fratelli Boemi, una comunità cristiana riformatrice che appoggiava lo sviluppo dell’insegnamento e della letteratura ceca. Tra le sue opere più preziose, anche una Bibbia tradotta in ceco direttamente dalle lingue originali dei due Testamenti. Durante il periodo della controriforma, il prezioso volume, che divenne poi la base per la lingua ceca moderna, fu nascosto e tramandato segretamente di famiglia in famiglia. Oggi la si può di nuovo ammirare in paese, in un museo aperto tutto l’anno.
Quando la fede non sposta montagne ma chiese
Quando a Most, in Boemia settentrionale, nel 1975 si dovette far spazio a una miniera di carbone, di rinunciare all’antica chiesa non se ne parlava proprio… La fede, quella vera, forse non sposterà davvero le montagne, ma in questo caso ha spostato un intero edificio: la chiesa con le sue straordinarie volte gotiche e un peso non indifferente di ben 9.600 tonnellate fu trasferita altrove con una straordinaria operazione che richiese una tecnologia molto avanzata, 28 giorni di lavoro e manovre assai delicate per uno spostamento di 3 centimetri l’ora.
Un viaggio dentro noi stessi. E dentro gli altri.
Fin qui siamo risaliti, di cappella in santuario, alle radici cristiane d’Europa, seguendo il filo di una trama tessuta dalla Chiesa cattolica. Se però a questo punto una vacanza in Repubblica Ceca non può più essere solo un tour nel cuore del Vecchio Continente, un mero itinerario culturale e artistico o semplicemente un tuffo nella storia e sarà automaticamente anche un viaggio dell’anima, questo viaggio ci condurrà inevitabilmente dentro noi stessi ma anche dentro gli altri. Nel Paese, infatti, sono numerosi e notevoli anche i siti ortodossi e soprattutto quelli ebraici. Che giustificano un viaggio a sé e rappresentano un’importante deviazione nella Via della Fede.
Ghetti, sinagoghe e cimiteri: i grandi sopravvissuti della cultura ebraica
In Boemia e Moravia gli ebrei giunsero nel X secolo. Se da un lato quindi aprirono grandi vie commerciali e furono in qualche modo nomadi, dall’altro si stabilirono nei paesi e nelle città, creando insediamenti propri. La storia di persecuzione e discriminazione vergognosamente culminata nella Shoah ha radici lontane e da sempre il popolo giudeo è stato oggetto di diffidenza, critiche e animosità. Difficile dire se la loro tendenza a isolarsi ne fosse causa o effetto, ma certo non ha quasi mai favorito una integrazione. Durante la seconda Guerra Mondiale l’odio nazista sterminò il 90% dei giudei in terra ceca. Oggi le comunità ebraiche censite sono solo 10, per un totale di 3.000 persone, ma dei passati insediamenti resta ampia testimonianza nel Paese: 180 quartieri ebraici, 200 sinagoghe e 200 cimiteri. I siti ebraici sono oggi per lo più sotto tutela come monumenti nazionali.
Josefov, la Praga ebraica
E’ una sorta di città nella città. Quella che appare oggi è il frutto di sostanziali rimaneggiamenti operati tra il 1893 e il 1913, ai quali sopravvissero solo alcune testimonianze di lunghi secoli di presenza ebraica a Praga. Ciò nonostante, i monumenti fin qui tramandati costituiscono uno tra i nuclei meglio conservati di tutta Europa. Cuore di Josefov è la Sinagoga Vecchio-Nuova, la più antica in attività in Europa, cui se ne affiancano molte altre, tutte in stili architettonici diversi, magnificamente restaurate e custodi di pregevoli collezioni. La città con le sue sinagoghe fa parte dell’area del Museo Ebraico di Praga, il cui patrimonio artistico e culturale è unico al mondo. Da visitare anche l’Antico Cimitero Ebraico, che risale alla prima metà del XV secolo e conta 12.000 lapidi gotiche, rinascimentali e barocche.
Di ghetto in sinagoga, di festival in museo, il cuore ebraico del Paese
La città di Pilsen, nella Boemia Occidentale, vanta due sinagoghe, tra cui la seconda per grandezza in Europa e due cimiteri ebraici, uno antico e uno moderno. Altri siti ebraici si incontrano fuori città, lungo la cosiddetta Strada Ebraica (www.jewish-route.eu) che attraversa l’intera regione di Pilsen.
Tra tutti quelli censiti in Europa, il quartiere ebraico di Trebic è il meglio conservato in assoluto. Pregevole complesso urbano, sotto l’effige Unesco, il quartiere di Zamosti si distende tra il fiume Jihlavka e la collina Hradek. Un percorso didattico conduce lungo le due vie principali e attraverso vicoli, vicoletti e passaggi coperti tra le case. Il villaggio in agosto è preso d’assalto per lo Shamayim, importante festival di cultura ebraica.
Tra il XVI e il XIX secolo, centro spirituale, culturale e politico degli ebrei di Moravia fu Mikulov, sede dei rabbini provinciali. Oggi sopravvivono una novantina di edifici tra Rinascimento e Barocco: abitazioni ma anche una scuola, una casa delle anime e persino una cisterna per i bagni rituali.
La storia dell’insediamento ebraico di Brno, in Moravia, è relativamente recente. Nel 1454 gli ebrei furono infatti espulsi dalla città e la comunità ebraica tornò a mettere radici qui solo nel XVIII secolo. Tra i gioielli del ghetto, la celebre villa liberty di via Cernopolni 45 firmata da Ludwig Mies van der Rohe e sotto tutela Unesco.
Altri siti ebraici si rintracciano un po’ in tutto il Paese, a Hermanuv mestec, Holesov, Jicin, Kolin, Polna, Rakovnik, Rychnov nad Kneznou, Velke Mezirici… ma per non dimenticare è doverosa una visita a Terezin, a una sessantina di chilometri da Praga. Nel 1942 i nazisti ne fecero un campo di concentramento, passato alla storia con il nome di Theresienstadt, da cui passarono 152.000 ebrei deportati da ogni parte d’Europa. Oggi il sito, sul cui ingresso campeggia ancora la tristemente nota scritta “Arbeit macht frei”, è un monumento alla memoria e un monito per le generazioni future.
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