Il disegno di legge di riforma della legislazione in materia portuale approvato dal consiglio dei ministri, presenta due norme introdotte per iniziativa del Ministro del turismo, On. Michela Vittoria Brambilla, di significativo interesse per lo sviluppo del comparto.
In primo luogo, il Piano regolatore portuale valuta la possibilità di destinare ad approdi turistici “strutture o ambiti idonei” nell’area portuale, che risultino sottoutilizzati o non utilizzabili per funzioni di prevalente interesse pubblico. Ogni autorità portuale dovrà avviare questa ricognizione entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge e dovrà completarla entro i successivi sei mesi.
“ La nostra norma permetterà di fare fronte alla crescente domanda di spazio per la nautica da diporto, un settore che contribuisce significativamente al turismo ma ancora in maniera minore rispetto al suo potenziale – ha spiegato il ministro Brambilla – Occorre ricordare che, da un punto di vista puramente economico, recenti ricerche stimano il moltiplicatore del reddito delle attività marittime pari a un valore di 2,31. L’aumento di 1 euro sulla domanda è capace di generare un aumento di 2,31 sulle attività a monte e a valle. La nautica da diporto ha un valore pari a 2,17, ma se si tiene conto dell’indotto turistico il valore sale a 4,55”.
La seconda norma introdotta dal ministro del Turismo riguarda i punti d’ormeggio rimovibili per le piccole imbarcazioni e i natanti da diporto, cioè gli impianti di ancoraggio e di collegamento con la terraferma e i cosiddetti “pontili galleggianti”. Chi è già titolare di concessioni demaniali marittime, anche in via provvisoria, non avrà più bisogno di chiedere altri permessi per realizzare nell’area concessa queste strutture a carattere stagionale. Resta fermo – e a tal proposito vi è un richiamo esplicito nel testo – il rispetto della disciplina paesaggistica e ambientale presupposto per il rilascio delle concessioni demaniali.
“Scopo della norma – ha chiarito il ministro Brambilla – è evitare che gli operatori possano subire perdite cospicue a causa delle incertezze interpretative e delle controversie che ne scaturiscono. Il caso clamoroso di Ponza, dove l’anno scorso sono stati sequestrati una decina di pontili per natanti da diporto, con pesanti conseguenze per la stagione estiva è un esempio significativo. Ma controversie di questo tipo sono frequentissime lungo tutte le coste italiane. Va ricordato che questo comma si applica anche alle coste dei laghi, dove si registrano problemi analoghi.”
Secondo l’ultimo rapporto “La nautica in cifre”, elaborato dall’UCINA (Unione Nazionale Cantieri Industrie Nautiche e Affini), l’intero settore della nautica (cantieristica come attività di produzione di unità da diporto, riparazione e manutenzione, produzione di accessori e motori marini) conta un fatturato complessivo pari a poco più di 6 miliardi di euro, contribuendo al prodotto interno lordo del nostro paese per 5 miliardi di euro circa.
In Italia il 46% dei posti barca è costituito dai porti turistici, il 43% dagli approdi turistici e il restante 11% dai punti di ormeggio.
La maggior parte dei posti barca, poi, è destinata a ospitare imbarcazioni di lunghezza inferiore ai 10 metri (69%), il 15% è per le barche tra i 10 e i 12 m., l’11% a quelle tra i 12 e i 18 m., il 3% per mezzi dai 18 ai 24 e appena il 2% per barche che superano i 24 metri.
Diseguale la distribuzione dei posti barca sul territorio nazionale: da sole, Liguria e Toscana ne sommano quasi un terzo (31,7%), e aggiungendo anche i posti di Campania e Friuli Venezia Giulia si supera la metà del totale (53,5%).
Negli ultimi 10 anni poi si registra una crescita dei posti barca (crescita media del 49.74% sul totale dei posti barca), con gli aumenti maggiori che riguardano il Molise, che sestuplica i propri posti, seguito da Toscana (+83,71%), Friuli Venezia Giulia (80.89%) ed Abruzzo (+ 75,63 %). Caso a sé il Veneto, dove i posti addirittura diminuiscono.