Di Virgilio Zanolla Nato «casualmente» nel 1949, l’anno in cui Giuseppe Vernengo fondava a Genova la Giver Viaggi e Crociere, il tour operator che detiene ancor oggi la leadership nel mercato turistico italiano outgoing sulle destinazioni nord-europee, Marco Ghiglione, general manager di Giver, è entrato nell’azienda genovese il 1° ottobre 1967.
“Quel che è certo, è che allo stato attuale delle cose si può andare avanti soltanto puntando a migliorare qualitativamente il prodotto”.
”L’anno scorso la Giver festeggiava i suoi sessant’anni d’attività: una lieta ricorrenza in un momento tutt’altro che allegro per il turismo…”.
Già, la crisi si è fatta sentire e molte agenzie di viaggio hanno chiuso, così come alcuni tour operators hanno ridimensionato la loro operatività, e altri hanno cercato di consociarsi.
Giver, invece, sembra tetragona nel mantenimento della sua linea.
“Su questo argomento, se dovessi tenere una conferenza alla Bocconi, molti mi farebbero notare che facciamo il contrario di quanto suggerirebbero gli economisti. Non nego che il rilievo sia pertinente”.
“Se lo dicessi, racconterei solo una bellissima fiaba. Fino al 2008 abbiamo registrato una crescita lenta ma costante; il 2009 è stato un anno di assestamento, il ’10 è per ora di lieve calo. Quel che perdiamo da una parte riusciamo però a compensarlo dall’altra; contiamo, inoltre, molto sulla ripresa invernale; cosicché, per quanto sembri miracoloso, il nostro bilancio risulta ancora in leggero attivo. Naturalmente non sono tutte rose e fiori, ma negli ultimi dieci anni Giver non ha licenziato alcun dipendente e coi suoi 40 milioni di fatturato è sempre riuscita a non finire in rosso, nonostante certe ingenti spese (come quella dei cataloghi illustrati, di cui stampiamo e diffondiamo ogni anno 400.000 copie, e la pubblicità, che quest’anno ci ha portato su oltre 200 pagine di quotidiani), e nonostante solo 3.500 dei nostri punti vendita ‘dedicati’ siano davvero attivi almeno in parte. Com’è risaputo, noi vendiamo solo per il loro tramite; siamo piccoli come grande azienda e medi come tour operator, ma riusciamo a sopravvivere, perché siamo specializzati”.
Parliamo un po’, allora, delle vostre destinazioni.
“Quella ‘storica’, sulla quale concentriamo i nostri sforzi, è il Grande Nord, che attiene anche le Crociere Fluviali, il Canada, l’Islanda, la Terra dei Cosacchi e l’Hurtigruten. Il Grande Nord ci porta il 65% del fatturato, le Crociere Fluviali il 30%, tutto il resto sono spiccioli. Il Grande Sud, che abbiamo trattato per anni, non è mai uscito dalle sue caratteristiche di prodotto di nicchia, e stiamo valutando se presentarlo o meno ancora in catalogo. Nell’àmbito del Grande Nord ci aspettiamo, invece, ulteriori sorprese positive da due destinazioni finlandesi: Rovaniemi, Saariselkä e il Sole di Mezzanotte ed Helsinki, Tallin e la regione dei laghi, che di recente ci hanno dato grandi soddisfazioni”.
Qual è il viaggio Giver tradizionalmente più richiesto?
“Forse, quello con maggiore appeal è la costa occidentale norvegese col postale dei fiordi; una meraviglia di suggestioni, per il turista. Ma molto successo hanno anche le crociere fluviali: come quella sui fiumi Neva, Svir e Volga e sul canale di Mosca, che da S. Pietroburgo va a Mosca e viceversa, toccando altri centri raramente considerati negli itinerari come Ouglitch, Jaroslav, Goritzy, Kiji e Svirstroy, e quella sul Dnepr e sul Mar Nero, che attraversa la terra dei cosacchi tra Kiev, Zaporozhye e Kherson, e via mare raggiunge Sebastiopoli, Jalta, Odessa, Sulina ed Istanbul”.
Insomma, vi difendete.
“Quel che dico sempre è che i nostri pregi sono anche i nostri limiti. È un po’ come un cane che si morde la coda, ma non ci sono alternative. Da un lato, dipendiamo totalmente dall’operato degli agenti di viaggio, dall’altro, il fatto che Giver s’identifichi in larga misura col prodotto Grande Nord porta indubbi vantaggi: che sono, poi, quelli che ci consentono di tirare avanti”.
Qual è la vostra idea sulle fiere turistiche?
“Partecipare, partecipiamo: alla BIT, a TTG Incontri, eccetera. Ma non nascondo la mia profonda delusione. Venticinque anni fa mi fecero la stessa domanda: risposi che le fiere erano un male necessario; cinque anni fa, avrei detto che le fiere sono un male, ma neanche poi necessario; oggi, rispondo che rischiano d’essere soltanto una valle di lacrime. Ciò nonostante, Giver è presente perché in questo lavoro i contatti con colleghi, concorrenti e fornitori sono indispensabili”.
Cosa pensa della politica turistica attuata dal nostro governo?
“Essendo solo outgoing, non è che ci aspettiamo gran che; d’altra parte, la situazione è sotto gli occhi di tutti e le conseguenze si fanno sentire. Noi cerchiamo di arrangiarci da soli; infatti, abbiamo sviluppato una buona partnership con alcuni enti turistici, in particolare con quello della Norvegia: arrivando a forme di cofinanziamento per determinate campagne pubblicitarie, eccetera”.
Come vede il futuro per l’azienda che dirige, e più in generale per il turismo?
“Sul futuro non so fornire una previsione. Noi di Giver siamo, molto timidamente, ottimisti: perché conserviamo nel 2011 le tariffe del 2010, e perché qualche segno incoraggiante l’abbiamo pure avuto (vedi Islanda e Norvegia). Ma il turismo è il settore più incostante e incoerente che esista, dove un nonnulla può far cambiare idea al potenziale acquirente. Ricordo quando, nel 1974, scoppiò la guerra del Kippur tra Israele e Siria ed Egitto: la gente era così spaventata che cancellò molte prenotazioni perfino per l’isola di Malta, che si trova a circa 1.500 chilometri dai luoghi in cui si combatteva! Del resto, non è facile operare quando intervengono guerre, calamità e fenomeni naturali: basti pensare che l’eruzione del vulcano Eyjafjallajkull, in Islanda, ha provocato l’interruzione di voli perfino in Cina. Occorre anche aggiungere come tour operators e agenti di viaggio dei paesi latini lavorino con una clientela ben diversa da quella dei loro colleghi anglosassoni e scandinavi: si può dire che noi cominciamo a lavorare quando questi chiudono le vendite. Quel che è certo, è che allo stato attuale delle cose si può andare avanti soltanto puntando a migliorare qualitativamente il prodotto”.
In quale modo?
“Intanto, ci sforziamo di essere il più possibile esaurienti nei nostri cataloghi, soddisfacendo l’interesse della clientela più vasta. Ad esempio, fornendo di ogni itinerario le possibilità alternative: ovvero, i costi del viaggio organizzato voli + pernottamenti + spostamenti e con tour accompagnato, e le eventuali estensioni, l’autonoleggio, la formula self drive, insomma il prodotto taylor made. Oggi come oggi, oltre il 60% degli itinerari Giver consistono in tour accompagnati, ma il restante è tutto di itinerari suggeriti. E poi, cerchiamo di non rendere i nostri itinerari troppo fitti, almeno quando non è necessario. È giusto che chi viaggia possa avere il piacere di conoscere, senza però essere costantemente bombardato di messaggi e proposte; il nostro catalogo, come ho detto, presenta subito di ogni itinerario le varie opzioni e possibilità alternative: dopodiché (laddove, ripeto, ciò sia evitabile), è inutile costringere il cliente a spostamenti frenetici per ‘abbuffarsi’ di cose. Meglio vederne bene tre che male cinque”.
Virgilio Zanolla