Sono passati vent’anni dal primo riconoscimento dato dall’Unesco alla Repubblica Ceca. Era il 1992, e il primo gioiello ceco ad essere inserito nel patrimonio dell’umanità fu il centro storico di Praga. Oggi i siti considerati di interesse mondiale sono 12, fra Boemia e Moravia, un numero tra l’altro abbastanza alto per un singolo paese. Oltre a Praga, Cesky Krumlov, delizioso paesino a sud della Boemia, non lontano dal confine con l’Austria, ha meritato l’attenzione dell’organizzazione internazionale. Con la sua atmosfera medievale, è un luogo che sembra senza tempo.
Il suo caratteristico castello, ancora con gli arredi originali, reca le tracce del gotico, del rinascimento, del barocco. C’è poi Holasovice, altro borgo rimasto intatto praticamente dall’epoca della sua costruzione, il XIII secolo. Situato anch’esso nella Boemia meridionale, è un raro esempio di architettura rurale. La struttura si sviluppa intorno ad una piazza centrale, luogo di vita e di mercato, mentre tutto intorno ferve l’attività di 23 fattorie e di 120 edifici. Le fattorie sono ancora produttive, proprio come secoli fa.
Ma vanno ricordati anche Brno, con la Villa progettata da Mies Van De Rohe, rappresentante straordinario del funzionalismo ceco, i castelli di Lednice e Valtice, con il loro incredibile parco, la piccola Trebic, dove hanno saputo convivere ebrei e cattolici, o il santuario dedicato a San Giovanni Nepomuceno, protettore della Boemia. L’attenzione dell’Unesco, sempre maggiore nel corso degli anni, è anche un modo di promuovere luoghi ingiustamente poco conosciuti e nel caso della Repubblica Ceca davvero degni di interesse.
Cecilia Emiliozzi