Lo abbiamo sempre detto e scritto. Non vi è altro comparto commerciale al mondo che ha attirato su di se tante attenzioni dei legislatori e regolatori come quello del trasporto aereo. Multe alle aerolinee se il passeggero giunge alla frontiera con il passaporto non in regola; istruttorie sulle rotte da chiudere o offerta da ridurre se due compagnie vogliono unirsi; apertura di indagini per appurare se il CRS inventato da una aerolinea favorisca quest’ultima a scapito delle altre; contatori, conteggio e tasse per appurare quanta CO2 venga immessa nell’atmosfera dai motori degli aerei, non avendo alcuna rilevanza il fatto se l’aereo sia uscito dalla fabbrica ieri o cinquant’anni fa; rimborsi a favore dei passeggeri anche se l’aereo è rimasto a terra perché un vulcano ha sparso cenere nei cieli….. E’ questa una non certo esaustiva, solo esemplificativa lista di interventi perpetrati contro gli attori del sistema, una elencazione che avremmo potuto continuare a lungo e che sicuramente non può non aver contribuito a minare le economie dei vettori. Ecco quando la gente continua a meravigliarsi che per le compagnie aeree sia così difficile fare utili malgrado coefficienti di carico in continua salita, non bisogna dimenticare questi particolari ricordando anche come l’attenzione dei legislatori verso i vettori continui imperterrita, senza sosta, quasi si provi gusto a seppellire definitivamente quella che una volta era una fiorente industria.
Negli Stati Uniti, ideatori della deregulation che a casa loro avrebbe potuto pure funzionare ma che diffusa in tutto il globo ha alla fine creato un inestricabile ammasso di compagnie aeree che hanno finito per congestionare cieli e aeroporti, ora ne hanno inventata un’altra.
Se andate sul sito web di qualsivoglia vettore a stelle e strisce troverete una nuova informativa obbligatoria dall’acronimo TDCP il quale sta per “Tarmac Delay Contingency Plan”. Di che si tratta è presto detto, dopo aver però ricordato che è cosa nota che ovunque sono state adottate misure per rimborsare i passeggeri in caso di ritardo sull’orario di partenza o mancato imbarco. Ebbene con la nuova normativa (14CFR Part 259) le aerolinee debbono preparare, illustrare e mettere in bella mostra un piano che illustri come è organizzata e cosa farà l’aerolinea nel caso vi sia un ritardo fra il tempo dello stacco dal pontile e relativo imbarco e il tempo del decollo effettivo. Notate quindi l’escalation degli interventi normativi: tutta una serie di misure è da tempo in vigore per appurare cosa accada al check-in al passeggero e come questo venga trattato rispetto ai tempi previsti per il suo volo (cosiddetta carta dei diritti del passeggero). Ora ipotizzando che l’imbarco e lo stacco dalla gate avvenga in orario si passa, con questa nuova normativa, a mettere sotto esame il tempo che intercorre fra l’imbarco a bordo e il decollo, e nel caso si superino determinati tempi scattano (ennesima genialità tecnica) multe e sanzioni per l’aerolinea.
Fuor di metafora: gli aerei in circolazione sono troppi, gli spazi aeroportuali sono quelli che sono, la separazione fra velivoli ha i suoi tempi tecnici, tutti fatti questi ben noti alle autorità le quali però, assolutamente incapaci di contingentare il numero delle operazioni in quanto -proprio per dirla all’americana- accada quel che accada the show must go on, non sanno far altro che inventarsi multe, sanzioni e a pretendere piani operativi che mostrino cosa e come le aerolinee daranno ai loro passeggeri stanchi ed esausti che siedono in cabina in attesa del decollo.
Ora sia ben chiaro che da parte nostra non intendiamo minimamente negare che indecenti casi di ritardo, alla partenza o all’arrivo, sulle operazioni di decollo e sbarco siano accaduti, e che sugli stessi vi sia necessità di investigare non fosse altro per evitare il ripetersi di eventi similari, troviamo però molto ipocrita e pilatesco, che coloro i quali hanno provocato questo sfascio permettendo a decine, centinaia di nuove aerolinee di aprire dall’oggi al domani, attivando tutti i collegamenti che esse ritengono opportuno attivare, possano pensare di risolvere il problema da loro stessi creato sempre e soltanto ricorrendo alle multe nei confronti dei vettori, i quali nel caso specifico sarebbero colpevoli di aver imbarcato i passeggeri ma di attendere l’ok dalla torre per il take off. Di questo eventualità, come ben si sa, il vettore è l’ultimo responsabile nella stragrande maggioranza dei casi. Ma un’altra considerazione va anche fatta ed essa ci riporta ai nostri appunti di apertura, ed è quella relativa ai due pesi, due misure che da troppo tempo sono state adottate: cosa dire infatti dei ritardi cui sono oggetto gli utenti del mezzo ferroviario? Forse questa classe di passeggeri va considerata di serie “B” e quindi non degna di tutela? Non sarà piuttosto vero che da quando le compagnie aeree non hanno più nel loro pacchetto azionario il capitale pubblico, ovvero da quando sono state privatizzate, gli strali delle autorità “spacca-capello” si sono abbattute con sempre più insistenza su di loro?
A proposito sapete a quanto ammonta la multa che l’aerolinea è chiamata a pagare nel caso incappi in uno di questi ritardi? La modica somma di 27.500 dollari per ogni passeggero che si trovi a bordo dell’aereo. Dall’aprile del 2010 da quando cioè la tarmac delay rule è entrata in vigore i casi di ritardi in pista sono pressoché scomparsi, per il semplice motivo che le aerolinee preferiscono eventualmente cancellare il volo piuttosto che dissanguarsi con multe così palesemente assurde.
Antonio Bordoni