E’ sempre Ryanair la primadonna delle cronache aeronautiche italiane ma, diciamola tutta, da noi in Italia è ancor più facile mettersi in mostra rispetto ad altri Paesi. Una cosa è operare in una nazione dove ci si deve confrontare con una Lufthansa, una Air France, una British Airways, cioè un vettore aereo di notevole calibro, e tutt’altra musica è operare da noi con la pacchia di nuovi aeroporti aperti al traffico civile che nascono a getto continuo in mancanza di un piano organico nazionale dei trasporti, e con la principale compagnia che ad oggi dopo essersi fusa con quello che era il secondo vettore italiano trasporta ancora meno passeggeri di quanti ne portava da sola prima della fusione.
Non si tratta di essere polemici, si tratta solo di guardare in faccia la realtà e i numeri di un Paese di cui di recente è stato detto che ha i propri vettori “a rischio estinzione”. E se malgrado la considerazione nuovi aeroporti nascono, evidentemente ciò viene fatto nell’ottica di tutt’altri vettori rispetto ai nostri. Non a caso in una recente intervista rilasciata al settimanale “Panorama” Michael O’Leary ha dichiarato che ama l’Alitalia in quanto la stessa è “il miglior concorrente che potessimo mai sperare di avere”. Espressione più eloquente non poteva essere pronunciata.
Ed è così in questo clima surreale di amori non corrisposti che Michael Cawley, vice amministratore delegato di Ryanair, è venuto nella capitale per festeggiare i 30 milioni di passeggeri transitati a Roma e, rimanendo sul tema di amori non corrisposti, va annotato che paradossalmente la conferenza stampa è avvenuta durante la chiusura temporanea dell’aeroporto di Ciampino per lavori in corso, fatto che ha indotto gli abitanti di Ciampino e zone limitrofe a festeggiare la “festa del silenzio”.
E’ un particolare questo che mette in mostra un altro aspetto di cui Ryanair è stata la contrastata artefice: quello di aver “risvegliato” il traffico su aeroporti dormienti che mai avrebbero potuto sperare di risorgere a nuova vita se non avesse preso il volo un vettore low cost il quale ha una flotta composta da ben 300 Boeing 737-800.
E già perché anche in questo caso bisogna specificare che molta acqua scorre fra Ryanair e la maggior parte di tutti gli altri vettori vettori dichiaratisi “low cost” dopo di lei, non fosse altro per il fatto che buona parte di essi ha una flotta composta da poche decine di velivoli e quindi ben poco “peso” possono avere per aeroporti assetati in misura sempre maggiore di traffico di collegamenti e passeggeri.
Durante la conferenza Cawley ha annunciato che la sua compagnia ha messo a punto “un piano di soccorso per il turismo italiano” che verrà sottoposto a breve ad esponenti del nostro governo. Il progetto prevede un aumento del numero dei voli da diverse città italiane e da nuovi scali ultimi arrivati sulla nostra scena fra cui Salerno e Comiso. Obiettivo previsto quello di portare gli attuali 24 milioni di passeggeri stimati nell’anno fiscale 2012/2013 a 37 milioni, con queste cifre si ipotizzano introiti per l’economia italiana che dovrebbero raggiungere la cifra di 5,5 miliardi di euro.
Se il piano dovesse concretizzarsi vi è da ritenere che Ryanair pensa di non aver ancora sfruttato del tutto le opportunità offerte dal mercato Italia: di ciò dobbiamo gioire o preoccuparci? La risposta come sempre accade è differente a seconda del punto di vista dell’osservatore.
Se i gestori aeroportuali possono sperare di avere nuovo traffico e nuove basi, tutt’altra reazione alla notizia deve avere il neo-eletto amministratore delegato di Alitalia Andrea Ragnetti. Il piano di sbarco di Ryanair nel nostro Paese giunge in un momento in cui le previsioni in precedenza fatte di una naturale fusione con il gruppo franco-olandese (che attualmente detiene la quota più elevata di Alitalia-Cai, il 25%) subiranno quasi certamente un rinvio a causa delle non brillanti performances economiche ottenute da Air France.
Tutto questo scenario non certo rassicurante avviene in mancanza di una politica generale dei trasporti, con il riaffacciarsi della polemica mai sopita sul futuro di Malpensa, con vettori di modesta valenza che chiudono e annunciano la contemporanea ripresa, e con Alitalia che dichiara per l’ennesima volta che il profitto è rimandato all’anno prossimo: insomma ci sono tutti gli ingredienti per far si che l’ulteriore avanzata di Ryanair sui nostri scali avvenga incontrando una strada tutta in discesa.
Antonio Bordoni