Per anni, anzi per decenni, le modalità di trattamento del passeggero del mezzo aereo e la risoluzione di eventuali controversie sono state regolate “solo” dagli articoli del codice civile dei vari Paesi e malgrado ciò era assai infrequente leggere di passeggeri che ricorrevano ai giudici per esprimere lagnanze sulla politica adottata dai vettori. Poi improvvisamente si è sentita la impellente necessità di dover varare norme su norme per la sua tutela quasi che le aerolinee si fossero trasformate nel frattempo in imprese corsare che ricorrevano chissà a quali subdoli trucchi per raggirare il passeggero. Se vogliamo possiamo pure pensare al caso, tuttavia questa gran messe di normativa ha avuto il suo avvio in concomitanza del varo della deregolamentazione. Ora, chi ci segue su queste colonne sa bene quale è il nostro pensiero sulla Iata, pur tuttavia in questa occasione dobbiamo riconoscere che in tema di regolamenti essa svolgeva un ruolo aggregante e unificatore che di fatto -fornendo una normativa omogenea- agevolava non poco il passeggero. Dispiace annotarlo, e ci si passi il volo pindarico, ma il caos che oggi contraddistingue il mondo del trasporto aereo rispecchia fedelmente la sorte che seguono non poche nazioni allorchè, eliminato il dittatore di turno, la nazione anziché iniziare a vivere un periodo di pace, prosperità e benessere sprofonda invece in un clima di caos e interminabili lotte intestine.
Gli annessi Icao e i regolamenti Iata coprivano ogni aspetto operativo dell’aviazione civile ed erano validi per tutte le nazioni del nostro pianeta; oggi per l’Europa ad essi bisogna aggiungere copiosi regolamenti comunitari e norme interne di collegamento, come se l’UE e le aerolinee che ne fanno parte anziché essere una parte del globo costituissero un mondo a parte; per le autorità comunitarie le norme Icao dovevano venir rivisitate da specifiche standard europee e in aggiunta ad esse, come è noto, non potevano mancare norme atte a “tutelare” il passeggero.
Scendendo nei dettagli di queste tutele che ci verrebbero garantite, in generale, non si può non concordare sul fatto che la vera tutela del consumatore, quel particolare a cui noi tutti teniamo di più è proprio racchiuso nel prezzo finale del prodotto che si va a pagare sperando che esso venga tenuto sotto controllo e in un certo qual modo calmierato, tutto il resto è aria fritta; per l’utente infatti l’elemento più sensibile è la cifra che esce dalle tasche.
Poca trasparenza nelle tariffe…
Ebbene crediamo che malgrado oggigiorno non vi sia termine più abusato, più inflazionato della parola “trasparenza” e di argomenti quali appunto la “tutela del consumatore” le cose siano lungi dall’essere chiare in quanto quelle stesse autorità che tanto si danno da fare nel legiferare non si rendono conto che troppe leggi portano al caos interpretativo ma soprattutto all’aumento dei dubbi, e nessun settore meglio di quello delle tariffe aeree ne è un evidente esempio.
Circa le tariffe aeree, il problema della loro trasparenza sia da parte dei vettori come degli agenti di viaggio, è regolato dal Regolamento comunitario n. 1008 del 2008. La normativa in questione tratta in realtà diversi aspetti della prestazione dei servizi aerei come ad esempio il particolare che vista “la potenziale correlazione tra la salute finanziaria di un vettore e la sicurezza, è opportuno istituire una vigilanza più rigorosa sulla situazione finanziaria dei vettori aerei.” Ma di certo l’argomento più gettonato della norma 1008 è quello relativo all’articolo 23 laddove viene avvertito che “il prezzo finale da pagare è sempre indicato e include tutte le tariffe aeree passeggeri o merci applicabili, nonché tutte le tasse, i diritti ed i supplementi inevitabili e prevedibili al momento della pubblicazione”. Ancora, nel 2007 la legge 40 (“pacchetto liberalizzazioni Bersani”) ha ulteriormente precisato che “ al fine di favorire la concorrenza e la trasparenza delle tariffe aeree, di garantire ai consumatori un adeguato livello di conoscenza sugli effettivi costi del servizio, nonché di facilitare il confronto tra le offerte presenti sul mercato, sono vietati le offerte e i messaggi pubblicitari di voli aerei recanti l’indicazione del prezzo al netto di spese, tasse e altri oneri aggiuntivi, ovvero riferiti a una singola tratta di andata e ritorno, a un numero limitato di titoli di viaggio o a periodi di tempo delimitati o a modalità di prenotazione, se non chiaramente indicati nell’offerta.” (articolo3).
Non crediamo vi sia in commercio un altro prodotto che attiri le attenzioni degli enti regolatori come quello aereo, a giudicare dalla pioggia torrenziale di norme che tutelano chi vola la tariffa aerea dovrebbe essere quanto più di limpido, cristallino e trasparente possa esistere.
Pubblicità che non spiega totalmente il prezzo…
In merito, una prima interessante domanda che ci si potrebbe porre è per quale motivo si debba legiferare sulla trasparenza delle tariffe proprio ora che c’è la liberalizzazione delle stesse. Se è richiesta trasparenza e tutela vuol dire che le tariffe sono divenute complicate e astruse, ma è almeno singolare che ciò sia avvenuto proprio quando si è abolito il cartello e si è detto che ogni compagnia diventava libera di applicare le tariffe che voleva.
Ma ora passando dalle chiacchiere ad un esempio concreto vi vorremmo proporre una pubblicità di un vettore low cost che di frequente in questi ultimi giorni tutti noi abbiamo trovato sui quotidiani italiani. Nome della destinazione in primo piano, accompagnato dalla tariffa a caratteri cubitali, ben evidenti; sotto la tariffa a caratteri molto ma molto più modesti si trova la scritta “solo andata, da”. Ora ricordando che sempre a piccoli caratteri è contenuta la precisazione “tasse incluse” e ci si dice quale è l’aeroporto di partenza, nonché si precisa “spese opzionali escluse” vorremmo farvi riflettere sul significato pratico di quella piccola ma non certo insignificante preposizione “da”: se la tariffa indicata a caratteri cubitali si deve intendere a partire “da” , quale sarà il costo finale che il passeggero sosterrà una volta che la transazione viene completata?
Dov’è finito il buon senso?
Ebbene dal messaggio pubblicitario è impossibile saperlo; sappiamo solo che la tariffa “parte da” ma non possiamo sapere quanto ci costerà realmente. Ecco, è ancora questa la situazione in cui oggi versa il consumatore del mezzo aereo, ed anche questa è una prova che non è varando nuove norme sulla tutela che si viene a capo dei problemi, basterebbe quello che una volta si chiamava buon senso, ma di esso oggi si sono perse le tracce.
Antonio Bordoni
Veramente MA DOV’E’ FINITO IL BUONSENSO !!!!!!!! Sparito letteralmente da tutti i vocabolari!!