I progetti di Acanthus che sorgerà a Civitavecchia
Il Turismo termale, al pari degli altri comparti del settore, negli ultimi tre anni ha registrato segnali di sofferenza e le speranze che possa esserci un’inversione di tendenza per l’anno in corso sono timide. Questo il quadro esposto da Costanzo Jannotti Pecci presidente di FederTerme sull’andamento del comparto termale italiano in occasione di “Thermalia” il Salone del Turismo Termale di Rimini.
Il 2010 e il 2011, si legge nel report, non sono stati all’altezza delle aspettative e il 2012 non è stato esaltante chiudendo con un totale di 719,3 milioni di euro di ricavi. I primi nove mesi del 2013, sempre secondo FederTerme, sarebbero in linea con i numeri dell’anno precedente. La crisi, l’eccessiva tassazione e la conseguente riduzione del potere di acquisto delle famiglie tra le principali cause degli indici negativi di questi ultimi anni.
“A fronte di questi dati poco felici è necessario che gli operatori del settore ripensino in una nuova chiave il concetto di termalismo, questo perché oggi appare sempre più necessario essere in grado di soddisfare anche altre necessità del turista, lasciando ovviamente come elemento principale di attrazione la fruizione delle acque curative”, a parlare è Giuseppe Anelli, architetto e project manager di Acanthus, il Polo Termale in procinto di essere realizzato a Civitavecchia, in un’area di 250 ettari a nord di Roma e che prevede un investimento di 120 milioni di euro.
“Il turismo termale si è trasformato. Accanto alle terme, che rimangono il principale elemento di attrazione, è necessario portare campi da golf, centri di equitazione, occasioni di svago e possibilità di intrattenimento. Un modo questo per intercettare nuovi segmenti di mercato, Acanthus ha sposato questa idea di nuovo termalismo e siamo certi che una volta a regime potrà contribuire a rilanciare il turismo termale oltre a creare occupazione nell’area dell’Alto Lazio che da anni aspetta un investimento serio e concreto in questo settore”, prosegue la nota dell’architetto.
“In Italia abbiamo tutte le carte in regola per ridisegnare il comparto termale: grandi professionalità, acque termali le cui proprietà organolettiche sono uniche, realtà enogastronomiche apprezzate da tutto il mondo e una creatività che il mondo ci invidia. Il futuro del comparto termale è quindi nelle nostre mani”.