di Luciano Riella
La creazione di un Convention Bureau Nazionale e la riforma del titolo V della Costituzione, che consenta di portare al centro il coordinamento delle materie turistiche e un intervento sulla fiscalità sono indispensabile per il rilancio della meeting industry in Italia. Lo ha sostenuto anche il Ministro per i Beni Culturali e il Turismo Dario Franceschini alla tavola rotonda conclusiva della settima Convention nazionale di Federcongressi&eventi, tenutasi a Venezia. “Sono convinto di essere stato chiamato alla guida del principale ministero economico del paese e il Presidente del Consiglio ha indicato a sua volta questa come una priorità. Ora ragioneremo sull’orizzonte di quattro anni per fare un lavoro profondo.
C’è l’esigenza di rivitalizzare le imprese, che patiscono la disintermediazione con cui oggi si prenotano i viaggi. Inoltre c’è il problema di incentivare i flussi dai paesi emergenti. E dentro questo settore non c’è dubbio che il congressuale è una miniera. Ho apprezzato molto il progetto di Convention bureau nazionale fatto dai privati, perché rompe un altro tabù che non ha più ragione d’essere e che ha impedito sino a ora una giusta integrazione tra pubblico e privato. Condivido anche la necessità di riformare il titolo V, uno dei punti centrali del programma di governo, non solo sul turismo. Non possiamo però aspettare che questa riforma arrivi però, perché richiede anni. Dobbiamo anticipare il percorso, e a questo proposito sto cercando di approfondire il ruolo dell’Enit, per quanto possibile secondo la normativa vigente”.
“L’Italia si muova o perderà molte opportunità di far crescere il business congressuale, il convention bureau nazionale è un tassello fondamentale” è l’appello del Presidente del Comitato Turismo dell’OCSE Armando Peres, giunto al termine di una lucida analisi sul turismo business nel mondo e sul posizionamento dell’Italia nel ramo congressuale. Il presidente Federcongressi Mario Buscema si è soffermato sul grandissimo contributo allo sviluppo, alla ripresa economica e all’occupazione che il comparto congressuale italiano può fornire: “partiamo da un patrimonio ineguagliabile di bellezze culturali, ma dobbiamo in parallelo offrire ai nostri interlocutori mondiali garanzie di affidabilità e sicurezza. Dobbiamo impegnare tutte le nostre energie per sfruttare le tecnologie, investire sui giovani e allearci per puntare, insieme, su tutti i mercati, maturi ed emergenti. Dobbiamo valorizzare le nostre eccellenze nello stile e nel food, favorire gli accessi ai nostri musei e siti archeologici. E dobbiamo riscoprire l’accoglienza, che è uno dei nostri valori fondamentali”.
L’oggetto è stato il rilancio della meeting industry italiana, con riferimento al progetto presentato da tutte le associazioni di categoria al Tavolo di Coordinamento MICE che vede Federcongressi&eventi compartecipe con Enit, Regioni e Province Autonome, Confturismo-Confcommercio, Federturismo-Confindustria, Confesercenti-Assoturismo con Enit, Regioni e Province Autonome, Confturismo-Confcommercio, Federturismo-Confindustria, Confesercenti-Assoturismo.
Gli scenari del mercato
Da uno studio OCSE emerge: il turismo internazionale sta attraversando un trend di crescita deciso, costante e di lungo periodo. Questa evidenza, in atto già a partire dal 1980 e ci si attende che sia sostenuta anche nel prossimo ventennio e si prevede che nel 2020 si arriverà a 1,4 miliardi e nel 2030 a 1,8 miliardi. Dal 2000 al 2012 gli arrivi turistici internazionali a livello mondiale sono cresciuti del 53%. In Italia nello stesso periodo la crescita è stata solo del 12%. Da qui al 2030 l’UNTWO (l’Organizzazione mondiale per il turismo) prevede che gli arrivi internazionali nel mondo continueranno ad aumentare a un tasso annuo del 3,3%. Per l’Italia però si prospetta di beneficiare di questa importante crescita in maniera assai modesta.
Il turismo business è un settore molto particolare, che da solo assorbe il 24% di tutto il turismo (fonte: World Travel & Tourist Council, 2013). E’ un segmento dai contorni sfumati e di difficile quantificazione a causa delle diverse tipologie che lo compongono (viaggi d’affari, convegni, congressi, eventi corporate, incentive). Moltissimi piccoli eventi sfuggono alle rilevazioni. Le statistiche internazionali si limitano a rilevare gli eventi congressuali di grandi dimensioni. I grandi eventi internazionali (oltre mille persone) sono cresciuti negli ultimi anni di oltre il 5%, mentre il settore dei piccoli eventi è in crisi, soprattutto in Italia.
Il Prof. Armando Peres specifica: “Il turismo business vale, a livello internazionale, 993 miliardi di dollari (2012). Il turismo congressuale di grande dimensioni è la parte più interessante e strutturata del turismo business e pesa all’incirca un terzo dell’intero comparto. Nell’ultimo decennio la domanda congressuale globale ha evidenziato un andamento particolarmente positivo. Nel 2012 nel mondo ci sono stati 11.156 grandi eventi di dimensione internazionale (fonte ICCA, International Congress & Association). Le previsioni per il triennio 2014-2016 sono di ulteriore crescita (5- 5,5% all’anno), soprattutto in Europa con l’ingresso progressivo nello scenario internazionale di destinazioni Far East. Ci si aspetta che la metà di questigrandi numeri tenda a essere consumata in Europa, specie nel bacino mediterraneo.
Un certo numero di congressi invece si sposteranno verso destinazioni dell’estremo oriente. In riguardo alla situazione italiana: nelle classifiche ICCA Roma è la prima città italiana e si posiziona al 21mo posto con 98 eventi di dimensione internazionale nel 2012. L’Italia è al sesto posto nella classifica per nazioni, con 390 eventi. Secondo i principali TO internazionali, una destinazione congressuale viene scelta in base a: accessibilità, qualità dei servizi congressuali, presenza di un convention bureau territoriale, livello dei prezzi, accoglienza (qualità, dimensione, dislocazione), attrattività (clima, bellezze naturali e culturali).
Come Paese dobbiamo dunque muoverci e varare al più presto un Conventin bureau nazionale: mentre noi continuiamo a discutere nei nostri tavoli di concertazione, gli altri Paesi semplicemente fanno i congressi! Voi imprenditori fate tutto il possibile, ma vi occorre ovviamente l’appoggio delle istituzioni. L’Italia è fortemente limitata da molteplici criticità di ordine strategico e organizzativo e fatica a trovare un posizionamento chiaro. Il risultato conseguito viene ottenuto soprattutto grazie all’attrattività del patrimonio storico artistico epaesaggistico, e del Made in Italy.
Tutto ciò ha finora sopperito alle difficoltà logistiche e strutturali del settore. Se nel mondo il turismo business pesa all’incirca un quarto del totale del turismo, in Italia pesa “solo” il 19,5% (dati WTTC 2013). Sel’Italia ottenesse risultati allineati a quelli degli altri paesi potremmo recuperare all’incirca mezzo punto di PIL, un impatto (diretto, indiretto e indotto) corrispondente a circa 7 miliardi di valore aggiunto e un forte incrementodell’occupazione. Nei prossimi anni sono solo due le città di cui ci si attende una forte crescita dell’incoming Mice: Milano e Torino. Questo perché sono quelle che maggiormente investono nel congressuale.
Le prospettive per il settore e l’occupazione
Il sistema congressuale italiano è fortemente limitato da criticità interne, a partire da un sistema di governance ancora molto fragile, con uno scarso coordinamento tra le destinazioni e una scarsa collaborazione pubblico-privata, fino ad arrivare alle strutture congressuali, non conformi ai parametri richiesti dal mercato internazionale e a sedi non idonee ad accogliere eventi di grandi dimensioni. Le alterne vicende del Convention bureau Italia hanno privato di un punto di riferimento importante il mercato internazionale, evidenziando le difficoltà di coordinamento delle destinazioni congressuali italiane.
I servizi offerti e il quadro normativo non sono in linea con la domanda congressuale internazionale. Il Convention bureau della destinazione è un tassello fondamentale per lo sviluppo del congressuale. Tutte le città che ottengono i migliori risultati del settore ne sono dotate. Importate è infine rimettere in piedi un sistema di monitoraggio statistico del settore per poter disporre di uno strumento di lavoro indispensabile per gli operatori.”