di Gianfranco Leonardi
Niente di meglio che la Tunisia del nord per un viaggio tra siti archeologici nel Paese “miglior luogo in cui passare la notte” come pare significhi il suo nome – Tūnus – nella lingua berbera. Tra i luoghi più frequentati dai visitatori sono Hammamet, Monastir, Sousse, dove si trovano molti villaggi turistici. Il deserto del Sahara a sud e i siti archeologici di Cartagine, El Djem, Boulla Regia e Dougga sono senza dubbio le attrattive culturali più interessanti, come emerge dal press tour organizzato da Frej Seikh dell’Ente del Turismo Tunisino in Italia a Milano, in collaborazione con la compagnia di bandiera Tunisair.
Molti i bus diretti ai principali hotel della città e vasta la scelta di alloggi: almeno una ventina tra 3 e 4 stelle sono raccomandabili per rapporto “servizi qualità prezzo” prenotabili tramite le agenzie di viaggio italiane e la vasta offerta dei tour operator. Fuori città, a una ventina di chilometri dall’aeroporto c’è il Regency, hotel a 5 stelle che offre camere e suite anche da 119,00 euro.
L’atmosfera è quella dei grandi alberghi di lusso, ottimo per utenti business (sala conferenze fino a 700 persone, audio di alta tecnologia e apparecchiature audiovisive, WIFI e accesso a Internet ad alta velocità) ottimo anche per intrattenersi a tavola (ristoranti tunisini e italiani) e per rilassarsi nelle piscine, coperta ed esterne (di cui una riscaldata) nella Jacuzzi o nell’hammam (con sauna, massaggi e idromassaggio, sala fitness, centro bellezza) e, ovviamente, nella spiaggia privata davanti al mare del canale di Sicilia. Ampie e belle le “room” in stile neoclassico, con vista su spiaggia e mare o sul parco. All’interno del Regency due ristoranti, il White Elephant (autentica cucina tailandese) e l’Halfaouine nella cui sala in stile medievale, con tavoli tondi e tovagliato di pregio, c’è un ricco buffet con molte portate scaldate a vapore, per restare sempre a temperatura ottimale: per antipasto, gustosi finger food in perfetta mise in place, per i primi piatti, melanzane alla tunisina, cuscus di pesce e chakchuka, poi abbacchio “chorba bel aluch” e polpettine di pesce, insalate Méchouia, ai polpi e alla Felfel Mssayer; per i dolci ci vorrebbe un capitolo a parte (anticipiamo solo la Makroud, la ciambella alle nocciole e il budino alla vaniglia aromatizzato….) così come per il vino: tra le bottiglie disponibili, un bianco – Magon 2005 Mornag – e un rosso – Magnifique 2010 di d’Istinto – notevoli. Alla mattina, petit déjeuner veramente internazionale e si può subito soddisfare la vocazione turistica: giro libero alla Medina di Tunisi e per le stradine del centro, tra i bazar di artigiani, di souvenir (e cianfrusaglie) tra chioschetti di cibo da strada come il brick. Molte le botteghe dei fabbricanti di tappeti, veri artisti che si esibiscono in diretta. Al centro della Medina è visitabile la moschea Jamaa ez-Zitouna, ossia la “Moschea dell’Ulivo” tra le più grandi e antiche d’Africa.
Il fascino eterno di Cartagine
Dopo aver vissuto l’atmosfera del centro, a una mezz’ora di taxi (o di louage, taxi collettivi molto economici la cui stazione si trova a Baesadoon) è possibile visitare le aree archeologiche presenti a Cartagine – sito Unesco dal 1979 – si paga l’ingresso 9 DT (dinari) più un dinaro per fare foto e ci si può letteralmente immergere nella storia visitando le rovine, il relativo museo e fare un’escursione alle terme d’Antonino. Collocata sul lato orientale del lago di Tunisi, Carthage (il nome sta per “città nuova”) fu fondata nell’814 a.C. da Didone, regina fenicia in fuga dal suo paese. Da piccolo centro diventò, nei secoli successivi, una delle più grandi città del Mediterraneo. All’apice della sua potenza, si scontrò con l’espansione inarrestabile dell’impero romano. Così si combatterono le guerre puniche per oltre un secolo e nel 44 a.C. sotto Giulio Cesare, Cartagine divenne colonia romana. I romani dopo averla rasa al suolo la ricostruirono, facendone un grande punto di cultura e civiltà secondo solo a Roma.
Oggi ne rimangono solo le rovine, in uno splendido parco archeologico attraversato da strade ortogonali, che seguono in parte il tracciato delle vie della Carthage romana che si estende dall’acropoli punica dove si notano nella stratificazione delle macerie di epoche diverse i resti di case romane, l’anfiteatro, i mosaici di epoca bizantina, i resti di basiliche, battisteri e di colonne emergenti dal terreno, fino alla necropoli punica nella parte alta del parco e fin sulla collina di Byrsa, da dove si gode un bellissimo panorama e dove sono collocati il museo e le imponenti terme romane di Antonino – le più importanti di tutta l’Africa – direttamente sul mare.
Dopo Cartagine, provenendo da Bou Salem si prende la strada per Tibersouk e 5, 6 chilometri dopo la cittadina arabo-andalusa di Testour si trovano le indicazioni per le rovine di Dougga. Thugga, il nome originario di origine berbera, si estende su 45 ettari di cui solo una piccola parte dei suoi monumenti punici, numidi e romani é stata finora scoperta. Alle dipendenze di Cartagine fino alla battaglia di Zama (seconda guerra punica) quando venne acquisita da Massinissa e nel primo secolo a.C. Thugga passò sotto il controllo di Roma che durò diversi secoli. Fu inoltre sede di una guarnigione legionaria sotto Augusto, fino a quando la “legio III Augusta” fu trasferita ad Ammaedara (oggi Haidra). Addentrandovisi si vede subito il tempio Capitolino col timpano ancora integro eretto al tempo dell’imperatore romano Marco Aurelio nel 166-167 d.C. E’ di tipo prostilo, con colonne solo sul fronte e tetrastilo, con la facciata, sormontata da un frontone, contenente un bassorilievo dedicato all’imperatore Antonino Pio, sostenuto da quattro colonne con fusti scanalati e capitelli corinzi, dedicato alla Triade Capitolina, cioè Giove, Giunone e Minerva che, senza dubbio, è uno dei più pregevoli monumenti romani dell’intera Africa settentrionale. Lì, di fronte al Capitolium, c’era una piazza fatta costruire da Commodo e più sotto, il mercato, le terme, l’arco di Alessandro Severo ed un teatro in perfette condizioni, praticamente scavato nella collina, con, di fronte, un’ampissima area dove i veri padroni, oggi, sono pecore, capre e asini…
Al contrario del sud, da dove ci si inoltra nel deserto del Sahara, il nord della Repubblica tunisina è collegato da lunghe strade, spesso dritte anche se non proprio in ottimo stato, delimitate da campi di lussureggiante vegetazione, coltivati a grano, mais, frumento, avena e sui lievi declivi, tanti alberi di ulivo, di arance e palme da datteri. Mentre si viaggia si attraversano diversi piccoli centri abitati che praticamente vivono sulla stessa strada: taniche di benzina e gasolio, a mo’ di distributori di carburante, assembramenti di gente intorno a camioncini con frutta e verdura e tra i “grossisti” di alimentari e stoffe, tutta la vita lì si svolge… sulla via.
Verso Tabarka a contatto con la storia
All’imbrunire, ci si ritrova a Tabarka. L’alloggio consigliato in zona è l’Hotel Itropika. Il programma può continuare con la visita di Tabarka, al porto, al suo mercato del pesce, al forte genovese, passando per gli “Aghi” (sorta di macigni appuntiti che ricordano i “camini delle fate” in Cappadocia). Bellissimo il panorama che si gode dal forte, pare voluto e realizzato dalla famiglia genovese Lomellini, ricca e prospera grazie alla pesca del corallo. In cima alla fortezza si trova il faro e lì sotto, tutto intorno, sottofondo di belati e ragli, ormai familiari. Visita al sito archeologico di Bulla Regia (dal IV secolo a.C. fino al VII secolo d.C.) situato ai piedi della catena del Tell a nord del fiume Megerda e sulla strada che va da Cartagine a Ippona (Hippo Regius) a 10 km. circa dalle cave di marmo “giallo” numidico di Simitthus (presso Chemtou). Grazie agli scavi di gruppi di ricerca franco-tunisini oggi si possono ammirare il quartiere del foro, con il campidoglio e il tempio di Apollo (il più importante santuario della città) un teatro, interamente edificato in laterizio ancora ben conservato, un mercato, il tempio di Iside, un piccolo complesso termale e altri edifici minori.
Bulla è passata alla storia perché sant’Agostino lì vi fece tappa (nel 399) e vi pronunciò un sermone indignato contro la passione per gli spettacoli teatrali, ma anche per le sue antiche ville patrizie organizzate su due livelli, servizi (con doccia) e cucina a monte (con fognature coperte collegate alla strada) e locali interrati sotto la casa classica a peristilio, per trascorrervi le giornate estive, dotati di (pseudo) aria condizionata: recipienti di terracotta contenenti acqua, collegati a canne “annegate” nell’intonaco dei muri, che seguendo il profilo delle volte degli alti soffitti, portavano aria fresca nelle stanze, abbellite con stupendi mosaici che pare non abbiano risentito del passare dei secoli. Le più note sono quelle della “pesca”, della “caccia” e di Amphitrite. Questo insediamento si pensa sia stato voluto da Scipione l’africano, che fece Bulla capitale della Numidia, regno satellite di Massinissa (il quale lì riunì i territori degli avi) e secondo un’iscrizione, conferì alla città il titolo di “Regia”. C’è anche una cappella cristiana dell’epoca bizantina, la cui sacrestia racchiudeva ancora suppellettili (pare volutamente fatte a pezzi) e un anfiteatro che è rimasto quasi intatto: all’ingresso vi si trova una statua a cui si poteva cambiare testa e mano a seconda dello spettacolo rappresentato e degli ospiti presenti. Deve essere stato un terremoto a mettere fine all’esistenza di Bulla Regia che rimase coperta dalla sabbia fino ai primi anni del XX secolo.
La vasta offerta firmata Tunisair
Sono almeno due i voli quotidiani che collegano Milano Malpensa con Tunis-Carthage anche da 129,00 € altri voli da Bologna, Roma, Napoli, Brindisi, Palermo e Alghero. La compagnia di bandiera della Tunisia,partecipata da Air France per il 5,58%, emembro della Arab Air Carriers Organization (Organizzazione araba dei trasporti aerei) nonché compagnia che opera principalmente dall’aeroporto internazionale di Tunisi-Cartagine conta sui suoi 32 aeromobili (a gennaio 2014) 23 Airbus A300/319/320 e 9 Boeing 737 per collegarsi con tutto il mondo (almeno 180 rotte) e altre 30 quelle da e per l’Italia da dove in un paio d’ore massimo si arriva all’airport Tunis Carthage .
Colori e sapori della gastronomia tunisina
I ristoranti variano dalla “gargotte” piccola trattoria popolare di aspetto non molto curato, ma dove si mangia bene a prezzi convenienti, ai ristoranti lusso 3 forchette con tanto di orchestra a prezzi poco meno che italiani. Il menù base è di carne di ovini e pesce, in genere tutto viene cotto con molte spezie, peperoncino, cumino e altro, cosa che spesso non corrisponde al gusto italiano. La carne in genere non viene fatta frollare, quindi risulta spesso piuttosto dura (i tunisini non gradiscono la carne tenera che considerano guasta). I piatti principali della gastronomia tunisina sono il cuscus o cùscusu sia col pesce che con l’agnello, il tajine, la mulukhiyya, la meshweyya, il brick, l’osbane, le kefta, il makluba, la chorba, il mlawi; si trova anche la carne di maiale anche se non spesso.
Molto accattivanti i dolci, tra i quali le Samsa, le Adlia, la Baklawa, i Kaak Anbar, i Kaak Tressé, i Mlabes, i Machmoum, i Miniardise Jiljlane e i Makroud (ma i nomi dicono molto meno delle immagini…). Relativamente alle bevande, la Tunisia produce sia vini bianchi che rossi. Tra i rossi: Tyna, Thibar, Magon (noi abbiamo molto apprezzato il Magnifique 2010 d’Istinto). Tra i bianchi: Coteaux de Carthage, Muscat sec de Kelibia e ancora il Magon. I liquori sono prodotti localmente: il Thibarine ed il Boukha; esiste poi una bevanda chiamata Laghmi che consiste in linfa di palma estratta e servita senza alcun trattamento in quasi tutti i “café” dove si può gustare l’analcolico tradizionale the verde e una canonica fumatina col narghilè.