di Paola Mussoni.
Un viaggio attraverso 3000 anni di storia e la incredibile cordialità e fratellanza di un popolo gentile.
Più di 3.000 anni di storia e una lunga serie di imperi hanno reso l’Iran un paese carico di fascino, donandogli un ricco patrimonio architettonico che comprende sontuosi palazzi, moschee, città di mattoni, torri e cupole maestose.
Dagli elamiti ai sasanidi passando per gli achemenidi, l’Iran ha ospitato alcune tra le più grandi civiltà del mondo antico, testimoniate dai resti di siti che rivelano una grande abilità costruttiva, tanto da essere stati inseriti nel Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Le numerose vestigia risalenti all’epoca in cui la Persia era una grande potenza sono senz’altro le ragioni principali per visitare questo paese, ma pensare all’Iran solo in termini di “cose da vedere”non è del tutto realistico, infatti se vi piacciano le persone vi piacerà l’Iran, perché è qui la differenza, in un popolo ospitale, accogliente, aperto e curioso, disposto a lasciar conoscere l’antica e raffinata cultura iraniana, e proprio gli incontri con la gente saranno le esperienze che rimarranno più impresse.
E’ un popolo diverso dal nostro, con religione e abitudini differenti, ma con i nostri stessi problemi quotidiani. La religione gli impone rigide regole e questo si nota nello svolgersi della loro vita e influisce anche in quella di noi visitatori che, per godere delle bellezze del paese, dobbiamo sottostare a varie restrizioni, specialmente le donne che hanno l’obbligo di indossare l’Hejab (il velo) e abbigliarsi in modo da dissimulare le forme del corpo coprendo anche braccia e gambe.
Molte donne iraniane indossano ancora il chador, ma non è obbligatorio, infatti ormai soprattutto le ragazze sfoggiano vestiti leggermente succinti e molto colorati.
Le famiglie sono molto unite e numerose e la gente è vivace, ama trascorrere il tempo insieme, visitare i monumenti e gli splendidi giardini, dove imbandiscono ricchi picnic.
E’ nella loro cultura avere cura delle aree verdi, infatti le città sono adorne di aiuole fiorite e di parchi curati minuziosamente.
La stessa TEHERAN, capitale del paese, pur essendo vastissima e super popolata, è molto verde e ben tenuta.In uno dei suoi magnifici parchi sorge il Complesso Museale Sa’d Abad che fu la residenza reale estiva all’epoca della dinastia pahlavi.
Consta di 18 edifici adibiti a musei adorni di mobili lussuosi, quadri e immensi tappeti fatti su misura. In quell’epoca, negli anni ’30, 40’, rappresentava il massimo dell’opulenza per lo scià che li abitava.
Un altro monumento alle glorie ed agli eccessi della dinastia qagiara è il complesso del Palazzo Golestan “Palazzo dei Fiori” della seconda metà dell’800, costituito da 7 maestosi edifici, ricoperti da piastrelle di maiolica magnificamente decorate e colorate, disposti intorno ad uno splendido giardino.
Le sfolgoranti sale custodiscono molti tesori, fra diverse collezioni d’arte e doni di altre nazioni.
Per comprendere la storia di questo paese è interessante anche visitare alcuni dei musei che la città ospita, fra cui il Museo Nazionale dell’Iran che conserva numerosi reperti archeologici.
Si possono ammirare ceramiche, terrecotte, sculture e incisioni in pietra, rinvenute negli scavi dei principali siti archeologici. Nel museo è anche esposta una copia della stele di diorite su cui è inciso il Codice di Hammurabi.
Il Museo del Vetro e della Ceramica è ospitato in un bell’edificio d’epoca qagiara ed è, come molti degli oggetti in mostra, piccolo ma di grande pregio.
Dopo aver ammirato uno dei simboli della città, la Torre Azadi (Torre della Libertà), che si staglia nel cielo con la sua particolare forma a Y rovesciata, costruita nel 1971 per commemorare i 2500 anni dell’impero persiano, si lascia Teheran e ci si trasferisce a sud trasvolando vasti altopiani desertici racchiusi da imponenti catene di vette innevate, villaggi montani che contrastano con le oasi in cui crescono migliaia di palme.
E si giunge a SHIRAZ, una delle più importanti città del monto islamico medievale, nonché la capitale dell’Iran durante la dinastia zand (1747-79 d.C.).
Ma la nostra prima visita è per il noto sito archeologico di PERSEPOLI, a circa 60 km. da Shiraz, magnifico sito Patrimonio dell’Umanità che incarna la grandezza e il crollo di uno degli imperi più potenti del mondo antico, quello degli Achemenidi.
Le scalinate monumentali, i raffinati rilievi, i grandiosi colonnati e le porte imponenti non lasciano dubbi sullo splendore raggiunto da questo regno, così come gli edifici in rovina attestano il rapido ed inarrestabile declino dell’impero.
Si ritiene che il sito sarebbe stato scelto da Cambise II, figlio di Ciro il Grande, ma i lavori di costruzione non iniziarono fino all’ascesa al trono di Dario I il Grande nel 520 a.C..
La città fu poi ampliata da diversi sovrani successivi, tra cui SerseI, Serse II e Antaserse I, II e III nell’arco di un periodo di circa 150 anni.
Le vestigia più sorprendenti e meglio conservate sono la monumentale Grande Scalinata d’accesso alla città, sui cui gradini sembra vedere ancora frusciare le lunghe vesti dei persiani, e la magnifica ed imponente Porta di Serse sorvegliata da due figure di tori-guardiani dai tratti marcatamente assiri.
Più avanti il Palazzo e la Scalinata dell’Apadama con i loro splendidi bassorilievi raffigurano in modo evocativo le scene dei fasti che accompagnavano l’arrivo delle delegazioni in visita al sovrano.
Si tratta di un documento di grande valore storico, che registra iconograficamente le nazioni dell’epoca, dagli etiopi agli elamiti, dagli egizi ai medi, dagli arabi ai traci, ai kashmiriani, ai parti e ai cappadociani.
Ogni popolo rappresentato con le particolarità delle proprie vesti, copricapo e acconciature, di una raffinatezza unica.
Altri resti di notevole interesse sono i palazzi privati edificati durante i regni di Dario e Serse, come il Tachara, probabilmente il più maestoso, che conserva ancora molte delle sue porte monolitiche coperte di bassorilievi e iscrizioni cuneiformi e le scale ornate da rilievi di notevole bellezza.
Il secondo edificio per dimensioni di Persepoli è il Palazzo delle 100 colonne, costruito durante il regno di Serse I e Antaserse I, del quale rimane una suggestiva serie di colonne spezzate e rilievi sulle cornici delle porte, come resta poco anche della Sala delle 32 colonne, situata di fronte e risalente alla fine del periodo achemenide.
Il Tesoro di Dario è una delle più antiche strutture di Persepoli, dove gli archeologi hanno rinvenuto tavolette di pietra in lingua elamita e acadica con l’elenco dei salari versati a migliaia di operai.
Si dice che quando Alessandro Magno saccheggiò il Tesoro ebbe bisogno di 3.000 cammelli per poterne trasportare il contenuto. Sulla collina che sovrasta il Tesoro si trovano le Tombe rupestri di Artaserse II e Artaserse III con belle decorazioni e da lì si ha un bel colpo d’occhio su tutto il vasto complesso archeologico ed i bei paesaggi che lo circondano.
Per completare l’escursione a Persepoli sono assolutamente da visitare le Tombe rupestri di Naqsh-e Rostam.Scavate in una parete rocciosa in posizione elevata le quattro tombe sono attribuite a Dario II, Antaserse I, Dario I e Serse I.
Il luogo è di una suggestione stupefacente inserito com’è in un pendio montuoso dalle forme sinuose e dai caldi colori. I rilievi particolareggiati poi impreziosiscono le tombe e il tutto regala una profonda sensazione di armonia.
SHIRAZ ci accoglie con i suoi splendidi giardini, incantevoli moschee e numerose testimonianze dell’antica eleganza. Celebrata come la culla della cultura persiana per oltre duemila anni, Shiraz è nota principalmente per il suo sapere, la poesia e il vino.
La poesia è tenuta molto in considerazione ed uno dei più famosi poeti è Hafez, una figura addirittura mitica in Iran, quasi tutti gli iraniani sono in grado di citare i suoi versi.
E non c’è posto migliore dove cercare di capire l’immortale ascendente di Hafez sull’Iran che il luogo in cui riposano le sue spoglie mortali.
La tomba è situata in un bel giardino con due specchi d’acqua, sulla pietra tombale di marmo è inciso un lungo verso tratto da una sua opera e tutto il luogo emana un senso di pace e tranquillità.
Tranquillità che ritroviamo nel magnifico giardino Naranjestan adorno di palme, aranci e fiori profumati e impreziosito da un padiglione sontuosamente decorato da dipinti e maioliche colorate, ma soprattutto di specchi e specchietti a mosaico che rendono il tutto sfavillante.
Monocroma e severa invece si erge la cittadella, Arg-e Karim Khan, imponente struttura costruita durante i primi anni della dinastia zand che domina il centro della città.
Le possenti mura, con sezioni di mattoni ornamentali, sono intervallate da quattro splendide torri circolari alte 14 m..
L’antico quartiere commerciale della città ospita numerosi bazar che risalgono a epoche diverse.
Il più bello e famoso è il Bazar-e Vakil, con struttura a forma di croce.
Gli ampi passaggi con soffitti di mattoni a volta sono un capolavoro dell’architettura dell’epoca zand, progettati per assicurare un clima fresco d’estate e caldo d’inverno.
Gli innumerevoli negozi spaziano dalla vendita di tappeti, all’artigianato, alle spezie e il miglior modo per curiosarvi è girovagare senza meta e senza darsi un tempo, immergendosi nell’atmosfera suggestiva del dedalo di vicoli che si aprono in cortili fioriti adorni di fontane.
Un’altra fantastica esperienza da ricordare è la visita all’Aramgah-e Shah-e Cheragh, il Mausoleo del Re della Luce, fatta di sera con le luci che ne sottolineavano la bellezza.
Vi sono entrate separate per gli uomini e per le donne, e le donne faranno anche la singolare esperienza di indossare il chador.
Dal grande cortile, dove si riuniscono i fedeli della comunità sciita, si può ammirare la cupola a forma di cipolla decorata con piastrelle di maiolica azzurre e i minareti dalla cuspide dorata.
All’interno del santuario, i riflessi multicolori degli innumerevoli specchietti che rivestono le pareti sono quasi abbaglianti.
Come il perenne bagliore del sole, che ci accompagna lungo tutto il nostro itinerario, implacabile soprattutto nelle aree archeologiche, che ritroviamo spostandoci a nord di Shiraz nella città di Pasargade, iniziata durante il regno di Ciro il Grande, attorno al 546 a.C..
Le sue rovine sono permeate da una bellezza solitaria, soggetta agli elementi, infatti ben poco resta degli antichi splendori dei palazzi di Ciro.
L’elemento più imponente rimane l’austera e semplice Tomba di Ciro che si erge fiera nella Pianura di Morghab. Il suo schema architettonico è basato su sei piani di pietra con una modesta camera funeraria rettangolare sulla sommità.
Lungo il nostro tragitto verso nord facciamo una breve ma doverosa sosta ad Abarkouh dove abbiamo la possibilità di vedere una costruzione veramente particolare, la Casa del Ghiaccio.
E’ un edificio conico in mattoni con dentro un’ampia camera scavata dove conservare appunto il ghiaccio, singolare per un luogo desertico!
Incastonata tra due deserti, ecco YAZD.
La città vecchia secondo l’Unesco è una delle più antiche del mondo, caratterizzata da incantevoli edifici costruiti con mattoni di argilla, sabbia e paglia,vicoli tortuosi, passaggi coperti, cupole, semplici cortili, porte lignee decorate, ma soprattutto dai particolari alti “badgir” (torri del vento), che si innalzano da quasi tutti i tetti e ne delineano lo skyline.
Sono antichi condizionatori naturali, progettati per catturare anche la più leggera brezza e incanalarla verso gli ambienti sottostanti.
Ai margini meridionali di Yazd si trova il sito collinare di Dakhmeh-ye Zartoshtiyun, costituito dalle suggestive Torri del Silenzio zoroastriane, utilizzate fino agli anni ’60, situate su due colline, solitarie e spoglie, dove venivano esposti i defunti e lasciati agli avvoltoi, come dettavano le credenze zoroastriane.
Ai piedi delle alture sorgono diversi edifici zoroastriani abbandonati, formando un complesso che emana arcaiche sensazioni.
Yazd ospita infatti tuttora una numerosa comunità di zoroastriani e possiede quindi diversi edifici a loro dedicati, come l’Ateshkadeh, il Tempio del Fuoco, dove i seguaci di Zoroastro vengono da ogni parte del mondo per visitarlo. Al suo interno pare che il fuoco sacro arda ininterrottamente dal 470 d.C..
In una città nel deserto, particolare è il Museo dell’acqua, con all’interno un bel cortile, una cisterna e vari ambienti con attrezzi e suppellettili che riconducono all’uso dell’acqua.
Non da ultime sono da ammirare le stupende moschee, come la Moschea del Jameh che domina la città vecchia.
Il suo portale d’ingresso, rivestito di piastrelle di maiolica, uno dei più alti di tutto l’Iran, è affiancato da due splendidi minareti alti 48 m. e ornato da un’iscrizione del XV secolo.
Di particolare pregio sono gli squisiti mosaici del mihrab (nicchia che indica la direzione della Mecca e quindi dove rivolgersi a pregare) e della cupola che lasciano incantati.
Riprendiamo il nostro viaggio attraverso i sempre diversi deserti iraniani dove troviamo i resti di un antico caravanserraglio (posto di sosta per le carovane), e facciamo sosta poi nella piccola località di NA’IN, importante crocevia lungo le rotte commerciali fin dall’epoca sasanide (200-600 d.C.).
E’ una sonnolenta cittadina dagli antichi edifici in mattoni di fango essiccati al sole, ma con un’imperdibile moschea costruita fra il X e l’XI secolo, uno dei primi luoghi di culto islamico a essere realizzato in Iran.
La facciata e il minareto sono caratterizzati da una bellezza austera e molti elementi al suo interno, come il mihrab, sono decorati con stucchi di finissima fattura.
Camminando nei vicoli di Na’in che sanno d’antico è sorprendente scoprire ancora le antiche porte decorate, e caratterizzate dai due batacchi di diversa foggia, uno lungo e sottile per gli uomini e l’altro tondo e massiccio per le donne, che producevano un suono diverso per far capire chi bussasse e di conseguenza decidere chi dovesse andare ad aprire.
Un accorgimento fondamentale in una società in cui era in vigore la pratica che vietava agli uomini di vedere le donne, che vivevano recluse o nascoste sotto il burqa.
Riprendiamo il viaggio e giungiamo finalmente a ISFAHAN, dove ci accoglie un bellissimo hotel ricavato in un antico caravanserraglio ricco d’atmosfera, con magnifici dipinti e decorazioni ed uno splendido giardino centrale.
Sono molti i motivi che rendono Isfahan la principale destinazione turistica dell’Iran: gli stupendi palazzi, i giardini persiani e gli importanti edifici islamici infatti le conferiscono un fascino del tutto particolare.
Il primo impatto con la città è nella favolosa Piazza Naqsh-e Jahan, che significa “modello del mondo”, un mondo ideale che deve molto alla visione dello scià Abbas il Grande.
Questa vasta piazza, iniziata nel 1602 come elemento centrale della nuova capitale di Abbas, fu concepita per ospitare i più raffinati gioielli architettonici dell’impero safavide: l’incomparabile Moschea Reale, la Moschea dello Sceicco Lotfollah dalla suprema eleganza, e il Palazzo di Ali Qapu e la Porta di Qeysarieh, sontuosi e riccamente ornati.
Con i suoi 512 m. di lunghezza e 163 m. di larghezza, questo immenso spazio aperto è la seconda piazza più grande del mondo e nel 1979 è stata inserita dall’Unesco nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità. Anticamente veniva usata per le partite di polo, infatti alle sue estremità si possono ancora vedere i pali delle porte di marmo. Ma l’occhio è catturato dalla magnificenza della Moschea Reale.
La ricchezza dei mosaici, creati utilizzando tessere di maiolica azzurra, e le perfette proporzioni dell’edificio, nel più puro stile safavide, ne fanno un vero gioiello.
Il portale d’ingresso, alto circa 30 m. e dominato da due minareti turchesi, è decorato con stupendi mosaici raffiguranti motivi geometrici, floreali e calligrafici.
Il soffitto a nido d’ape è formato da splendide nicchie decorate con elaborate modanature a stalattiti e da magnifici pannelli con complessi motivi ornamentali.
Il tutto è sormontato dalla cupola splendidamente rivestita di piastrelle di maiolica colorate in ogni possibile tonalità di turchese.
Mirabile esercizio di armoniosa sobrietà, la Moschea dello Sceicco Lotfollah è perfettamente complementare alla sovrabbondante ricchezza della più grande Moschea Reale.
La sua cupola è rivestita di piastrelle di maiolica dalle sfumature tenui, dominate dalle tinte crema, soltanto sulla sommità sono usate piastrelle bianche e turchesi di Isfahan.
Le pallide tonalità della cupola contribuiscono a far risaltare i mosaici azzurri che ornano la facciata del portale. I pannelli esterni presentano splendidi arabeschi e altri elaborati motivi floreali.
La moschea è insolita in quanto non possiede né un minareto né un cortile e l’entrata si trova alla sommità di una scalinata.
Probabilmente queste anomalie costruttive si spiegano in quanto non era destinata a uso pubblico, ma esclusivamente alle donne dell’harem dello scià.
Si attraversa un tortuoso e semibuio corridoio che alla fine svela la sala di preghiera dove si può ammirare la complessità dei mosaici che adornano le pareti e il soffitto.
Quest’ultimo è di una bellezza fuori dal comune grazie all’intensità dei motivi decorativi gialli che, rimpicciolendo progressivamente, guidano lo sguardo verso lo squisito disegno centrale, mentre i raggi di luce che filtrano attraverso le grate delle poche finestre generano un gioco continuo di luci e ombre estremamente suggestivo.
Il mihrab, senza dubbio uno dei più belli dell’Iran, è caratterizzato da una nicchia insolitamente alta.
Di fronte a questa moschea sorge il Palazzo Ali Qapu, costruito alla fine del XVI secolo come residenza per lo scià Abbas I. Fu eretto per destare stupore, scopo che raggiunge perfettamente grazie ai suoi sei piani e a 38 m. d’altezza.
La parte più interessante del palazzo è senza dubbio la terrazza sopraelevata, con le sue 18 slanciate colonne in legno, che offre una magnifica prospettiva sulla piazza e tutti i suoi monumenti. Il pregevole soffitto ligneo è caratterizzato da complessi motivi decorativi intarsiati e travi a vista.
Sulla terrazza si apre la sala del trono dove si possono ancora ammirare alcuni dei preziosi affreschi e dei mosaici scampati alle distruzioni del periodo qagiaro e della rivoluzione del 1979.
Al piano superiore si trova un vero gioiello: la sala della musica.
Il soffitto è decorato a stucchi raffiguranti vasi e altri oggetti di uso domestico che dovrebbero contribuire a migliorare l’acustica della sala.
Questi stucchi così particolari, che si ripetono anche sulle pareti, sono considerati tra i migliori esempi di arte persiana secolare e creano un susseguirsi di pieno-vuoto molto suggestivo.
L’ultimo lato della piazza è ornato dalla Porta di Qeysarieh, decorata con splendide piastrelle di maiolica e affreschi.
Da questa porta si accede al grande Bazar-e Bozorg, uno dei più antichi e affascinanti dell’Iran.
Gli innumerevoli corridoi ad arco che si intersecano sono coperti da una serie di piccole cupole, ognuna con un’apertura alla sommità da cui filtrano i raggi di luce che illuminano le contrattazioni.
Le mercanzie esposte danno un saggio dell’artigianato persiano, tra sete, stoffe, metalli lavorati a sbalzo, ceramiche, oggetti in osso di cammello minuziosamente dipinti, gioielli e gli immancabili tappeti persiani.
Il tutto pervaso dall’odore pungente delle spezie multicolori stipate ordinatamente in sacchi di iuta.
Riusciti alla luce nell’immensa piazza dove corrono carrozzelle trainate da cavalli intorno alle fontane zampillanti e alle variopinte aiuole, il nostro sguardo è catturato da scolaresche in gita che danno un tocco d’allegria con le loro uniformi colorate e gli altrettanto coloratissimi costumi tradizionali dei bimbi più piccoli.
Passando da una meraviglia all’altra visitiamo il Palazzo Chehel Sotun, l’unico palazzo sopravvissuto nel complesso reale di epoca safavide, fu costruito come padiglione di svago e salone dei ricevimenti.
Si entra nel palazzo dall’elegante terrazza che funge da perfetto punto di contatto fra l’amore per i giardini tipico dei persiani e lo splendore degli interni.
Venti colonne di legno, sottili e scanalate, sostengono un superbo soffitto a cassettoni decorato con raffinati intarsi.
Chehel Sotun significa “40 colonne”, numero che deriva dalla somma delle 20 colonne che sostengono il soffitto e delle loro immagini riflesse nella lunga vasca d’acqua situata di fronte al palazzo.
Il Grande Salone è impreziosito da una ricca serie di affreschi dai vividi colori, miniature e ceramiche.
La parte superiore delle pareti è decorata da affreschi di soggetto storico di grandi dimensioni, che raffigurano la sontuosa vita di corte all’epoca safavide e alcune delle grandi battaglie combattute in quel periodo.
Altri affreschi si possono ammirare anche all’esterno dell’edificio che è circondato da uno stupendo giardino persiano, non per niente inserito nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2011.
Progettato per simboleggiare il paradiso, il giardino persiano è diviso in quattro settori che rappresentano gli elementi zoroastriani del cielo, della terra, dell’acqua e della flora.
Anche il Palazzo degli Hasht Behesht è degno di nota.
Risalente al XVII secolo era considerato l’edificio secolare con le più belle decorazioni di tutta Isfahan, infatti le pareti ed i soffitti a cupola sono ricoperti da superbe decorazioni, solo alcuni affreschi hanno risentito del passare del tempo, ma hanno mantenuto ugualmente fervidi colori e un fascino delicato.
In tutto il palazzo si respira un’aria di affascinante tranquillità, con le svettanti colonne di legno della terrazza aperta sui lati che sembrano confondersi con gli alberi che crescono nel giardino che circonda l’edificio.
Un’attrattiva particolare di Isfahan sono i suoi Ponti sul fiume Zayandeh, oggi purtroppo in secca, ma rimane il fascino dei lunghi ponti dalle grandi arcate.
Sono un richiamo per gli iraniani che vi vengono piacevolmente a passeggiare ed a ritrovarsi, come accade tutti i pomeriggi, per intonare versi delle poesie di Hafez e cantare melodie tradizionali, creando momenti di grande emozione.
In una zona lontana dal centro islamico della città, sorge il quartiere armeno che risale all’epoca dello scià Abbas I. Qui si può ammirare la Cattedrale di Vank, costruita tra il 1648 e il 1655, dalle linee semplici che contrastano col ricco interno, decorato da piastrelle di maiolica e stupendi affreschi dai vivaci colori. Accanto si può visitare anche il ben allestito museo.
Lasciamo a malincuore Isfahan per raggiungere l’ultima meta del nostro viaggio, KASHAN, una deliziosa città-oasi ai margini del deserto.
Dietro le alte mura di mattoni di fango, si annidano centinaia di case tradizionali, in passato ricche residenze di mercanti, che testimoniano il ruolo di rilievo ricoperto da questa località in epoca qagiara come fiorente centro di commerci.
Un bell’esempio ne è la Residenza Tabatabei costruita da un ricco mercante di tappeti intorno al 1880. Questa casa è celebre per gli elaborati motivi in rilievo scolpiti nella pietra, i raffinati stucchi e le belle vetrate istoriate che impreziosiscono gli edifici principali che si fronteggiano, separati da un grande cortile adorno di vasche ornamentali.
Altro pregevole edificio storico della città è l’Hammam-e Sultan Mir Ahmad risalente a 500 anni fa.
Questo hammam è un superbo esempio di tipico complesso termale iraniano, costituito da un susseguirsi di ambienti, con vasca centrale, tutti ricoperti da piastrelle di maiolica dai colori vivaci e dai soffitti decorati.
Salendo sul tetto, caratterizzato da varie cupolette, si può ammirare uno splendido panorama sui tetti, sui minareti e sui “badgir” della città; fra cui i minareti ricoperti di piastrelle di maiolica e i “badgir” insolitamente alti e slanciati che svettano sulla Moschea e Madrasa di Agha Bozorg. Questo complesso del XIX secolo è famoso per la sua perfetta simmetria.
Disposto su quattro piani, comprende un grande cortile incassato con vasca per le abluzioni ed è sormontato da un’austera cupola.
Le pareti in mattoni di fango sono ricoperte da iscrizioni coraniche e mosaici in maiolica dai più diversi disegni, come il pregevole mihrab che si può ammirare all’interno.
Non ci resta che percorrere l’ultimo tratto desertico, caratterizzato da montagne dalle striature multicolori e da un esteso lago salato, per tornare a Teheran da dove riprendere il volo per casa, portando con noi i ricordi di tutte le meraviglie viste, ma soprattutto del calore della gente.
L’affabilità, la socievolezza e la cortesia di questo popolo ci ha accompagnato per tutto il viaggio, esempio ne è la nostra guida che ogni giorno chi ha coccolato con piccole, ma gradite attenzioni, quali il prepararci il caffè su fornelli da campeggio accompagnato da dolci delizie, sempre diverse, per farci gustare anche le dolcezze delle varie località che sono una vera specialità.
Ma anche le pietanze che abbiamo assaporato ci hanno fatto apprezzare i particolari sapori della cucina locale, basata su strane commistioni a cui non siamo abituati, ma che è risultata piacevole al nostro palato.
E’ una piacevolezza complessiva che ha permeato il nostro viaggio e che ci siamo riportati nel cuore, di un paese così distante da noi, ma che ci ha saputo catturare arricchendoci nel profondo e lasciandoci sensazioni di armonia e fratellanza, indimenticabili.