di Liliana Comandè.
Un paese ricco di fascino e di incomparabili bellezze storiche e architettoniche. La sorpresa più bella è nella gentilezza della popolazione.
Raramente torno nei luoghi che ho già visitato. Il timore di trovare cambiato ciò che mi è piaciuto, e ha lasciato un ricordo indelebile nella mia mente, mi impedisce di vederli altre volte. Ma l’Iran, così come pochi altri Paesi, ha fugato i miei timori. Non solo mi offre itinerari sempre nuovi e affascinanti, ma qui ho scoperto anche una società che cambia e si evolve positivamente.
Mi ci sono recata in più occasioni ed ogni volta ho scoperto, con entusiasmo e soddisfazione, piccoli ma significativi cambiamenti che avvenivano a distanza di poco tempo. Devo ammettere che la “mia prima volta” in Iran fu un avvenimento eccezionale per la popolazione locale.
Ero con un gruppo di 44 persone, mai così tante insieme nel Paese dopo la riapertura al turismo, e venne persino la televisione locale ad intervistarci.
Ma la cosa che mi rimase più impressa, oltre alle indiscusse bellezze della città e dei siti archeologi, fu la cordialità e il genuino senso di accoglienza della gente. Certo, mi fece un po’ impressione vedere le donne indossare lo spolverino e il foulard o il chador, ma dopo aver parlato con alcune di esse, mi ero resa conto che coloro che indossavano il chador lo facevano per esprimere la propria religiosità.
Il ritorno in Iran, dopo averla visitata quando era governata da 3 Presidenti, mi ha messa nella condizione di osservare se con Kathami, guardato con molta simpatia e con molte speranze dal mondo occidentale, era cambiata qualcosa. Dopo il periodo in cui il mondo guardava con poca simpatia il paese, “grazie” all’ex Presidente Mahmud Ahmadinejad, ora, con Hassan Rohani, si avverte concretamente che qualcosa sta muovendosi all’interno del paese.
Innanzi tutto i ragazzi non indossano più quelle camicie un po’ larghe, così come i pantaloni per noi poco eleganti e fuori moda. Oggi portano con grande disinvoltura T-shirt colorate e con disegni sopra i blue jeans. Le ragazze, che indossavano uno spolverino che copriva il loro corpo sino alle caviglie, ora vanno in giro con jeans – anche aderenti – e delle casacche lunghe sino al ginocchio e non tanto larghe da nascondere le loro “forme femminili” (la gioventù irariana è molto bella, soprattutto le ragazze).
Le signore di una certa età, hanno tolto il chador per indossare uno spolverino che le copre sotto il ginocchio.
E’ d’obbligo, comunque – che portino il foulard, ma non più nascondendo tutti i capelli o la frangia. Le donne molto religiose continuano, come prima, ad indossare il chador, ma questa è una loro scelta. Già all’arrivo all’aeroporto di Tehran era visibile un certo “allentamento” e snellimento nei controlli. Durante il tragitto che mi separava dall’aeroporto all’albergo, rimasi con il viso incollato al finestrino dell’automobile pronta a cogliere qualsiasi altra novità, che non si fece attendere.
Rimasi stupita, infatti, nel constatare che alcune ragazze indossavano calze trasparenti e che dai loro foulard spuntavano “impertinenti” frangette brune o bionde. Inoltre, vidi alcune coppie che camminavano mano nella mano.
Sì, indubbiamente qualcosa era cambiato, e queste piccole ma importante cose mi confortarono molto. Avevo sempre saputo che sotto quell’abbigliamento per noi castigante e troppo austero c’erano donne come me, con gli stessi sentimenti, le medesime passioni, le gelosie, gli amori e le insofferenze alle imposizioni che, in ogni luogo del mondo, regolano la nostra vita.
Queste piccole affermazioni della propria libertà personale mi riempirono ulteriormente di gioia, anche se le avevo già incominciate a notare ai tempi di Khatami.
Questa volta, a differenza delle altre, non ho indossato il mio spolverino nero ed i foulard colorati, ma avevo comprato casacche sopra i pantaloni e neppure tanto larghe. I miei capelli lunghi uscivano dal copricapo e la mia frangetta era a bella vista sulla mia fronte. Non che volessi non rispettare le loro usanze, ma già dalla penultima volta che c’ero stata mi ero resa conto di essere un po’ troppo “castigata” e un po’ simile ad una suora.
Ma ho sempre ritenuto che il rispetto per la popolazione che ci ospita è fondamentale, siamo noi che dobbiamo adeguarci alle loro regole e vestita così mi sentivo più a mio agio perché ero simile alle donne locali. Nessuno mi aveva obbligata a recarmi in Iran, pertanto ho sempre accettato e fatte mie le regole per rispetto nei confronti delle iraniane.
E mi erano sembrate fuori luogo e prive di riguardo alcune turiste italiane, incontrate più di una volta nei vari aeroporti e nel museo di Tehran, che andavano in giro con il collo scoperto e con un fazzoletto per copricapo.
La loro accompagnatrice, piuttosto giovane, aveva dato il cattivo esempio e, di conseguenza, tutte le signore del gruppo si erano adeguate allo “stile” piuttosto disinvolto della tour leader. Più volte ho assistito agli inviti delle donne iraniane, addette ai controlli negli aeroporti, di coprirsi e più volte mi sono vergognata per la loro mancanza di rispetto, immaturità e anche… stupidità.
Mashad, città santa
Il mio ritorno in Iran era dettato anche dalla curiosità di vedere città che non avevo ancora visitato. Fra queste la città santa di Mashad, luogo di pellegrinaggio di milioni di musulmani, situata nel nord est del Paese.
Dopo la Mecca e Karbaia, in Iraq, Mashad è il luogo di culto più importante per gli Sciiti perché nel santuario chiamato Astane Ghods–e Razavi vi è sepolto il loro ottavo Imam, l’Imam Reza. Mashad significa letteralmente “luogo del martirio” perché vi fu ucciso nell’817.
Così, quello che precedentemente era un piccolo villaggio di nome Sanabad, dopo la morte dell’imam Reza ha preso il nome attuale ed è divenuta una grande città e luogo di culto.
L’imponente moschea, costituita da un insieme di più edifici, è una costruzione straordinaria che affascina per la ricchezza delle cupole e dei minareti, completamente ricoperti d’oro, e per la bellezza dei suoi colori.
È definita, non a torto, una delle meraviglie del mondo islamico e la sua imponenza è pari alla spiritualità che riesce a trasmettere ai fedeli.
Gli interni sono decorati con mosaici di specchi e le porte sono rivestite d’oro e d’argento. All’interno delle costruzioni, che compongono il maestoso mausoleo, si trova un interessante museo nel quale sono esposti antichi Corani e manoscritti d’importanza storica, oltre ad oggetti di notevole pregio. Il museo ospita anche una ricca biblioteca. Fanno parte inoltre di questo insieme la Grande Moschea di Ghoharshad, risalente all’epoca mongola, e il mausoleo di Cheykh Bahai con la Scuola Parizad.
Le donne, anche straniere, per entrare nelle moschee devono indossare obbligatoriamente un chador che alle turiste viene consegnato gratuitamente prima di accedere ai luoghi di preghiera. Ricordo di essere rimasta colpita dal grande silenzio, nonostante il gran numero di persone presenti. Gente proveniente non solo dalle varie regioni dell’Iran, ma anche da altri stati.
Il Mausoleo, infatti, rappresenta per gli islamici ciò che la Basilica Vaticana è per i cattolici. Gente di ogni ceto sociale è unita nella preghiera: gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Tra queste spiccano quelle provenienti dalle campagne perché indossano abiti colorati e un po’ più corti ed hanno gli avanbracci scoperti. Al di fuori di questo grande e suggestivo insieme di edifici, la città offre altri interessanti luoghi da visitare, quali il Giardino Nazionale e la tomba di Nadir Shah.
A 25 km da Mashad si trova la città di Tus nella quale è morto e sepolto il grande poeta epico Ferdusi. A lui il popolo iraniano deve la conservazione della lingua persiana. Le invasioni arabe nel loro territorio, infatti, apportarono sia il cambiamento della lingua ufficiale che della religione. I persiani divennero seguaci dell’Islam, però, grazie a Ferdusi, si riappropriarono della loro antica lingua, quella parlata ancora oggi. All’interno del mausoleo un piccolo museo conserva antichi ed interessanti reperti storici.
Shiraz, cuore della storia iraniana
Non poteva mancare in questo mio ritorno in Iran una nuova visita a Shiraz, definita la città giardino. Le sue origini risalgono all’epoca degli achemenidi (500 a.C.) e deve la sua fama ai più grandi poeti dell’Iran: Sa’di e Hafez ai quali sono stati dedicati due mausolei, mete di visita di iraniani e stranieri.
A Shiraz numerosi monumenti testimoniano una gloria e una cultura millenaria. La città è ricca di splendide moschee, tra le quali mi piace ricordare la Moschea del Venerdì, di Nassir, Chah Tcheragh, o Moschea degli Specchi, una delle più belle e suggestive di Shiraz.
Ancora una volta un mio incontro con alcune donne in preghiera all’interno di questa moschea, come era già avvenuto nel mio primo viaggio, ha riconfermato la volontà universale del cosiddetto “sesso debole” di vivere in pace. A 60 km a nord–est di Shiraz si trova Persepoli, l’antica capitale fondata da Dario il Grande nel 512 a.C.. La città rasa al suolo da Alessandro Magno, conserva i resti dei palazzi dei re achemenidi.
Splendidi bassorilievi, perfettamente conservati, raffiguranti scene di vita militare e di corte, colonne, ampi portali e scalinate, testimoniano un passato glorioso e ricco.
Poco distante da Persepoli c’è Naghsh–e–Rostam, località nella quale sono state scolpite nel pendio di un monte le tombe dei quattro re Achemenidi e il tempio dedicato al dio Zoroastro. Vicino a questo affascinante luogo sorge Pasargad dove è situata la tomba di Ciro il Grande.
Isfahan, l’altra metà del cielo o del mondo
Chiunque abbia avuto la possibilità di visitarla ne è rimasto affascinato perché è sicuramente una delle più belle città del mondo. È qui che si avverte un senso di spiritualità raramente riscontrabile in altre, ed è qui che si è catapultati in pieno Islam.
Suggestive moschee dalle cupole e minareti rivestiti con piastrelle color turchese, azzurro e bianco, sono il patrimonio più importante della città definita, non a torto, l’altra metà del cielo o del mondo.
Ad Isfahan è tutto ordinato e pulito. Un gran senso di serenità viene trasmesso dai suoi giardini curati, dagli splendidi ed antichi ponti che sovrastano il fiume Zayandeh Roud che la divide in due, e dai ritmi di vita non frenetici dei suoi abitanti.
La città sembra ruotare attorno alla grande piazza Naghsh–e–Jaham, chiamata comunamente piazza Imam, sulla quale si affacciano, oltre a 200 negozi, le più belle moschee di Isfahan, prima fra tutte quella dell’Imam, decorata con finissime piastrelle.
Il Palazzo Ali–Ghapoo, invece, riporta le pitture dei famosi maestri dell’epoca safavide mentre quella di Sheikh Lotfollah ha le pareti interne rivestite con piastrelle di impareggiabile bellezza.
Il più importante monumento storico di Isfahan è la Moschea Jamè o Moschea del Venerdì, la cui architettura risale ai primi secoli islamici ed è eccezionale la varietà dei suoi soffitti.
Il Palazzo Chehel Sotun o Palazzo delle 40 colonne, è situato in un meraviglioso giardino ed è affrescato con mirabili pitture. Oltre alle Moschee, però, nel quartiere abitato dagli armeni ci sono alcune chiese. La più nota è quella di Vank che vanta anche affreschi di pittori italiani.
Kerman e la distrutta Bam, la città–fortezza
Kerman, famosa per i suoi tappeti, è la città che ancora ospita gli antichi iraniani, ossia gli zoroastriani, che possiedono propri templi per il culto della loro religione. Situata in una regione montuosa e desertica, è ricca di monumenti storici che ne testimoniano l’antichità.
Un tempo Kerman era la base di partenza per raggiungere l’antica “città di fango”, ovvero Bam, distrutta da un forte terremoto nel 2003 ed era stata il set che rappresentava la Fortezza Bastiani nel film “Il deserto dei Tartari” .
Attraverso una strada costellata da piccoli villaggi e da una vegetazione tipica delle zone aride, si arrivava nell’antica fortezza, nota per le rovine di una città medievale, ancora molto ben conservate.
La cittadella, costruita con mattoni di fango e paglia, si confondeva con il paesaggio circostante proprio per il suo colore dovuto ai materiali impiegati nella costruzione. Vi si accedeva attraverso una piccola porta d’ingresso ed era impressionante l’estensione di tutto il complesso che, visto dall’alto, mostrava stradine e vicoli che conducevano a resti di palazzi, moschee e caravanserragli. Ma ora sono soltanto rovine e niente più.
Tehran, una grande metropoli
Solitamente Tehran viene visitata molto frettolosamente dai turisti perché è una città frenetica e moderna che, a prima vista, non suscita entusiasmo. Però ci sono tanti luoghi da visitare, primo fra tutti il Museo Archeologico Nazionale, ricco di testimonianze risalenti all’epoca di Dario, poi l’interessante ed unico Museo del Tappeto, nel quale sono esposti rari e preziosissimi tappeti persiani. Inoltre, da non perdere: la residenza estiva dello Scià Reza Pahlavi, la Moschea dell’Imam Khomeini; il Museo del vetro e della ceramica; il Museo e Palazzo Golestan.
Per gustare la visita di tutta la città, si può andare in funivia fino alla vetta di Tochal e da lì ammirare lo splendido panorama offerto dalla vastità della capitale.
Sempre un piacere leggerti, soprattutto nei report di viaggio. Ti va se lo aggiungiamo ai tuoi già presenti nella nostra piattaforma? Ciao Andrea
Anche questo è un altro regalo che ci fai cara Liliana. Quando leggiamo le notizie sul turismo in ogni giornale del trade ci sembra di leggere sempre lo stesso giornale. Tu, almeno, fra gli editoriali che scrivi , a proposito, ci mancano quelli graffianti soliti tuoi . Grazie anche per farci conoscere i paesi che noi non abbiamo mai visitato. Io la considero una ricchezza professionale. Grazie e un caro saluto.
Bello anche questo w anche questo da far leggere ai clienti quando ci chiedono informazioni. Grazie buoan giornata.
Cosa dire? Dovresti essere sempre all’estero e farci vedere con i tuoi occhi quello che vedi. Sei Brava (con la B maiuscola) come poche giornaliste del settore e non solo del settore. Ciao e grazie
Grazie Carlo, sei troppo buono.
Grazie Annamaria, sono contenta, potrebbe essere uno stimolo in più.