di Antonio Bordoni.
Grandi manovre nei cieli di Europa in previsione dell’uscita del Regno Unito dalla UE il prossimo marzo. Per comprendere come si stanno muovendo le compagnie aeree è necessario aver presente che per operare collegamenti intra-UE un vettore aereo deve avere un azionariato di maggioranza UE. Quindi in prima battuta le compagnie che dovrebbero preoccuparsi sono quelle britanniche.
Ma quali sono oggi i vettori del Regno Unito che sono interessati a svolgere collegamenti fra paesi della Unione Europea? I due principali – da tutti conosciuti – sono British Airways e EasyJet ma alquanto stranamente sulla stampa non si parla tanto di loro quanto invece e sempre della solita Ryanair.
Tuttavia dal momento che Ryanair batte bandiera irlandese, ovvero di un paese UE, la compagnia di O’Leary non dovrebbe essere preoccupata del problema ma, come osservato, si continua a parlare con insistenza delle manovre di Ryanair in vista del dopo-Brexit fatto che crediamo abbiano sollevato non pochi interrogativi fra il pubblico.
Per svelare l’apparente contraddizione bisogna aver presente che dal momento dell’uscita dalla UE, per svolgere un servizio fra Londra e un Paese UE sarà necessario uno specifico accordo; non solo, ma stessa formalità sarà richiesta se una compagnia britannica vorrà svolgere un collegamento intra-UE. Poiché British Airways ha un network costruito essenzialmente su rotte a lungo raggio per lei il problema riveste minore importanza, ma così non è per una easyjet la quale, come noto, oltre a svolgere collegamenti Gran Bretagna-Paesi UE, effettua anche numerosi collegamenti all’interno di Paesi comunitari.
Tutto sarà più chiaro avvertendo che le rotte più lucrose per Ryanair non originano “da casa sua”, ovvero Dublino o Cork o Shannon, bensì dal Regno Unito. Se Ryanair, compagnia irlandese, vuole mantenere i collegamenti di cui attualmente gode da e nel Regno Unito, il secondo mercato più grande della compagnia aerea dopo l’Italia e poco prima della Spagna con oltre 25 milioni di posti nel 2017, la compagnia di O’Leary deve potersi assicurare le seguenti due libertà dell’aria:
Settima libertà – il diritto di volare tra due paesi stranieri senza offrire voli per il proprio paese (ad esempio un volo dal Regno Unito in Italia;
Nona libertà – il diritto di volare all’interno di un paese straniero senza continuare nel proprio paese, ad esempio un volo tra Londra ed Edimburgo. Da notare per quanto riguarda la nona libertà che, quale vettore UE, Ryanair non avrà problemi a continuare a volare nei servizi domestici italiani o all’interno di altri paesi comunitari, mentre se non avesse un accordo specifico con la Gran Bretagna non potrebbe più assicurare i collegamenti fra Londra e tutte le altre città della Unione Europea.
Ebbene proprio in apertura del nuovo anno si è appreso che Ryanair che di fatto è il vettore numero uno nel continente per numero passeggeri trasportati (139.2 milioni nel 2018), ha registrato il suo primo aeromobile (1) nel Registro Aeronautico del Regno Unito ottenendo in tal modo il certificato di operatore aereo (COA) di quella nazione. Ora con quel velivolo ed altri che seguiranno nella registrazione potranno venir svolti voli sia all’interno del Regno Unito e dal Regno Unito verso altre destinazioni europee.
Se viceversa l’intera flotta di Ryanair fosse rimasta registrata in Irlanda i collegamenti come quelli sopra evidenziati non avrebbero potuto essere attivati.
Il tutto ovviamente presuppone che fra il Regno Unito e Bruxelles venga attivato un accordo ad hoc per i collegamenti aerei in clima di post-Brexit.
Non casualmente il comunicato emesso da Ryanair il 3 gennaio scorso avverte che il certificato rilasciato dalla UK Civil Aviation Authority consentirà al vettore irlandese “di operare nel Regno Unito domestico e nel Regno Unito verso rotte extra UE in un ambiente post Brexit, se necessario… in modo che qualsiasi interruzione dei voli e delle vacanze estive dei consumatori britannici nel 2019 possa essere evitata “.
Ipotizzando che l’accordo con le autorità comunitarie dovesse tardare sia British Airways come Easyjet stanno comunque già mettendo in atto strategie di copertura.
Il gruppo International Airlines (IAG) del quale fanno parte British Airways, Aer Lingus, Iberia, Level e Vueling sta adottando misure per dimostrare alla Commissione Europea che il gruppo andrebbe comunque considerato una società maggioritaria di proprietà UE e ciò in quanto la IAG è una società iberica registrata con azioni negoziate sulle borse valori di Londra e Spagna e con sede centrale a Londra.
In aggiunta, secondo quanto riportato dai media spagnoli, l’Iberia sta cercando di dimostrare alla Commissione Europea di essere controllata dalla maggioranza dal gruppo spagnolo di vendita al dettaglio El Corte Inglés.
Le perplessità sulla IAG derivano anche dal particolare che la partecipazione azionaria del gruppo comprende diverse nazionalità”, fra cui anche Qatar Airways che detiene circa il 20% delle azioni. Altro 10% è detenuto da investitori britannici. e almeno il 15% è di proprietà di entità non europee e non risulta pubblicata alcuna informazione circa la proprietà del rimanente 40% del patrimonio netto di IAG.Comunque a Londra sono ottimisti e in effetti non dovrebbe essere difficile all’occorrenza far confluire parte ‘del patrimonio netto di Iberia in una trust company.
La EasyJet, compagnia britannica a tutti gli effetti, aveva già provveduto varando sue affiliate in Austria e Svizzera con lo scopo di poter mantenere i collegamenti sia tra il Regno Unito e l’Europa, sia all’interno dell’Europa.
Anche la multinazionale ungherese Wizz Air ha provveduto a registrare otto Airbus 320 nel Regno Unito e aveva già ricevuto il COA britannico dal maggio 2018.
Oltre all’accordo siglato con l’Irlanda le autorità britanniche hanno anche firmato un nuovo bilaterale sui servizi aerei con la Svizzera anch’esso finalizzato a garantire il proseguimento dei voli tra i due paesi dopo la Brexit. Il nuovo bilaterale garantisce che i termini dell’attuale accordo sui servizi aerei della Svizzera (UE) – Svizzera continueranno ad applicarsi al Regno Unito quando lascerà l’UE il 29 marzo 2019.Il segretario al trasporto britannico Chris Grayling ha firmato l’agreement il 17 dicembre durante una visita in Svizzera.
È il decimo accordo di questo tipo che è stato annunciato dal governo del Regno Unito in vista della programmata uscita dalla UE.“Questi accordi garantiranno che la Gran Bretagna continui a prosperare mentre lasciamo l’UE e sono fiducioso che il Regno Unito raggiungerà un accordo reciprocamente vantaggioso, mentre continuiamo a prepararci per tutte le eventualità“, ha affermato Grayling. Un voto parlamentare del Regno Unito posticipato sulla proposta di legge di ritiro dell’UE è previsto per il corrente mese di gennaio. L’Associazione delle compagnie aeree europee (ERA) ha affermato il 4 dicembre di aver scritto alla Commissione europea, esortandola a “raggiungere al più presto una soluzione che consenta alle compagnie aeree di continuare a operare come fanno oggi” dopo la Brexit.
L’ERA ha avvertito di “conseguenze disastrose per l’industria aeronautica” se il Regno Unito e l’UE non fossero in grado di finalizzare un accordo di ritiro prima della prevista uscita del Regno Unito dal blocco.Tirando le somme, l’evento Brexit sta causando le maggiori difficoltà a quei vettori che in aggiunta alla tradizionale rotta su Londra dalle loro principali basi, si pensi ad esempio alla Londra-Roma o Londra-Milano di Alitalia, operavano (ed operano) dagli scali inglesi collegamenti “trasversali” su terze destinazioni, come era appunto il caso di Ryanair, non certo l’unico esempio che potremmo citare, che collega Londra con molteplici destinazioni di paesi terzi.
Tanto per fare le cose più complicate di quelle che sono, la Commissione europea ha confermato che i cittadini del Regno Unito dovranno pagare per garantire l’autorizzazione prima del viaggio per visitare i paesi dell’UE dopo la Brexit. Mentre ora i titolari di passaporto del Regno Unito possono viaggiare liberamente all’interno dell’UE, in un mondo post-Brexit dovranno pagare per l’autorizzazione ai sensi del Sistema europeo di informazione e autorizzazione di viaggio (ETIAS).
Decisamente multe, sanzioni, ripicche e burocrazia esasperante sembrano fatte apposta per scoraggiare il pur legittimo ripensamento che un Paese potrebbe avere sulla uscita da quella che qualcuno definì “fortress Brussels”. (2)
(1) EI-FEF è stato nuovamente registrato a Ryanair UK come G-RUKA
(2) Così il mensile di settore “Airline Business” nella sua copertina del mese di Maggio 1991
Tratto da www.aviation-industry-news.com