Quanto tempo è, quanti anni sono passati da quando ci hanno annunciato che nel mondo era scoppiata la crisi finanziaria per cui era indispensabile fare sacrifici i quali però –così era stato detto- avrebbero dovuto essere accompagnati da provvedimenti per la ripresa? E quale è stato lo scontato evolversi di questa crisi? I provvedimenti che riguardavano i sacrifici sono andati in vigore dal giorno prima della loro promulgazione, quelli che dovevano assicurare la ripresa li stiamo ancora aspettando e a questo punto nutriamo seri dubbi che mai arriveranno.
D’altra parte qualcuno ci deve spiegare come si possano conciliare misure che sottraggono soldi dalle tasche già vuote dei cittadini e immaginare che in un tale scenario l’economia nazionale si riprenda. “La crisi preme e il fisco ci spreme” era questo il messaggio altamente significativo che appariva su un cartello che un manifestante aveva attaccato al collo giorni orsono in una manifestazione.
In Italia lo stato di crisi globale si è venuto a sovrapporre ad uno sfondo sociale critico, nel quale già da anni si moltiplicavano le denunce di come ad esempio i salari dei lavoratori italiani erano fra i più bassi e i più tartassati dell’Europa intera, di come il potere d’acquisto era precipitato, ma malgrado ciò, malgrado questa “anomalia” tutta nostrana, sapete invece quale è uno dei primi provvedimenti che il nuovo esecutivo si è sentito in dovere di adottare subito? Ma perbacco l’imposizione dell’ICI sulla prima casa! Era questa “l’anomalia tutta italiana” (parole del Presidente Mario Monti) che prima di ogni altra andava “chiarita” e guarda caso è una anomalia che procurava un qualche sollievo finanziario agli italiani.
E allo stesso modo non è stata considerata una anomalia tutta italiana l’introduzione nel nostro bel paese della pazzesca norma (art. 29 DL 78/2010e DL 138/2011) la quale prevede che il solo atto di accertamento (che per oltre la metà dei casi risultano poi infondati) darà luogo a riscossione immediata di un terzo della maggior imposta richiesta, e questo pur in pendenza di ricorso. Con questa folle legge è inevitabile che una situazione economica già compromessa verrà ulteriormente aggravata.
Prese in giro e vessazioni a getto continuo, no-stop: il tutto a causa di una guerra finanziaria mondiale che è scoppiata perché un bel giorno, in un fulmineo attimo, ci si è accorti che i debiti pubblici, quelli con cui gli Stati convivevano da decenni, dovevano venir immediatamente risolti, di corsa e senza esitazione alcuna anche a costo di mettere in mutande interi popoli.
Ora, appare evidente che una siffatta crisi a tutti può essere ascritta tranne che al comune mortale che si alza alle 6 del mattino e lavora fino alla sera per portare a casa, se gli va bene, 1000 euro al mese con cui sopravvivere. Ma anche se i motivi della crisi non possono essere imputabili alla classe lavoratrice alla quale da tempo è stato tolto l’adeguamento della contingenza, la quale percepisce salari ben al di sotto della media europea, ha costi sociali sugli stessi fra i più elevati del mondo, vede allontanarsi l’età della pensione, ha dovuto dirottare le liquidazioni sui fondi pensione….eccetera, anch’essa ora viene chiamata a partecipare ai sacrifici, mentre delle tanto annunciate misure per la ripresa non vi è traccia.
Nel nostro settore il 2012 si è aperto con la notizia che un’altra compagnia aerea internazionale lascerà il mercato italiano in quanto le rotte su di esso esercite non erano remunerative. Altri colleghi a spasso quindi, un collegamento intercontinentale in meno dai nostri aeroporti i quali assomigliano sempre più a scali di carattere continentale.
E tutto ciò mentre l’Europa ostinatamente vuol portare avanti l’introduzione di una nuova tassa sull’aviazione civile questa volta coperta da finalità ecologiche. A proposito di questo ennesimo balzello il Washington Times nella sua edizione del 2 gennaio scorso così commentava: “la nuova tassa sul CO2 rappresenta un chiaro esempio del perché l’economia del Vecchio Mondo sta morendo. La politica socialista portata avanti nel ventesimo secolo ha abituato gli Europei a generosi esborsi da parte dei governi, con poca preoccupazione per ciò che essi potevano comportare in termini di costo. Ora mettete insieme una grossa spesa congiuntamente ad bassa produttività e a una tassazione elevata e avrete Nazioni una volta dalle forti economie ora ridotte sull’orlo della bancarotta.”
Il nuovo balzello significherà più costi per qualche miliardo di dollari che puntualmente le compagnie aeree riverseranno sul costo del biglietto facendo così lievitare quelle famigerate tasse accessorie, ormai divenute un pozzo senza fine. Quindi a loro volta i passeggeri troveranno quanto sia “caro” viaggiare in aereo e verosimilmente ciò non potrà non contribuire a incrementare la crisi di un settore, quello dei viaggi e turismo, che non fornisce certo alti margini di guadagno agli operatori del settore.
Quest’ultimi si trovano a comunicare al passeggero tasse sul biglietto aereo sempre più pesanti sulle quali però loro non percepiscono una lira di percentuale di commissione. Ma queste sono solo nostre considerazioni, parole gettate al vento: quanta attenzione potrà mai richiamare un problema “settoriale” come quello appena descritto di fronte a uno scenario di crisi globale che vede la stessa moneta unica europea a rischio sopravvivenza?
Mettiamoci l’anima in pace, siamo in pieno clima da torre di Babele, è tutto normale, tutto procede nella più assoluta coerenza, basta aver fede nella ri-presa….. in giro.
Antonio Bordoni