Malgrado le tariffe aeree siano decisamente ribassate, le autorità antitrust indagano sull’applicazione di cartelli…
“Soltanto una industria bizzarra e arcana come quella aerea poteva ricorrere a siffatte trovate; la tariffa base rimane 100, o addirittura in taluni casi viene abbassata, però il prezzo di vendita aumenta tramite “sovrapprezzi” aggiuntivi”.
Sul numero di novembre scorso pubblicavamo queste note in merito alla pessima politica adottata dalle aerolinee circa le surcharges. (Esattori di tasse o venditori di biglietteria aerea? – Travelling Interline International; Novembre 2005).
Purtroppo, siamo stati facili profeti.
Per quanto i nostri appunti critici trattavano essenzialmente le motivazioni che potevano spingere le aerolinee a preferire questi ammennicoli piuttosto che apportare ritocchi direttamente alla tariffa, vi sono stati ulteriori, “scottanti” sviluppi sull’argomento che confermano quanto sia stato errato un tal modo di procedere.
Bene, tutti sapete che il cartello tariffario una volta in vigore per la Iata, e relativi vettori aderenti, è stato abolito. Le compagnie che operavano su una determinata rotta non potevano applicare le stesse tariffe, bensì le dovevano differenziare in modo tale che al passeggero fosse fornito un ventaglio di prezzi e servizi fra cui scegliere.
Oggi, come è noto, ogni compagnia applica una sua tariffa la quale è differente da quella del concorrente ma ad essa, come avevamo evidenziato nel nostro precedente articolo, vanno poi aggiunte le surcharges delle aerolinee, alle quali poi si sommano quelle aeroportuali…. il biglietto aereo insomma è divenuto un gran campo di battaglia, in quanto fonte di revenue per più soggetti: aerolinee, aeroporti e autorità governative.
La novità che nel frattempo è sorta consiste nel fatto che i regulators dell’antitrust -i quali evidentemente hanno “un debole” per le aerolinee- hanno messo in atto varie ispezioni a sorpresa negli uffici delle compagnie aeree per vagliare se le surcharges applicate da quest’ultime abbiano violato le norme sulla concorrenza.
Non ci possiamo esimere dall’esternare una “doglianza” preliminare: è davvero assurdo che i passeggeri vengano chiamati a pagare tasse aeroportuali e governative sempre più esose (l’ultima trovata in ordine di tempo è costituita dalla “poverty tax”) senza che ciò induca le autorità preposte ad effettuare alcuna indagine in tal senso, mentre quando sono le aerolinee ad aumentare le surcharges scattano puntuali le indagini.
Inutile dire che se le aerolinee anziché applicare sovrapprezzi aggiuntivi, come è ad esempio la fuel surcharge, avessero semplicemente provveduto ad aumentare le loro tariffe, oggi questa indagine non avrebbe avuto ragione d’essere. Inoltre è davvero sconcertante leggere che molte aerolinee hanno chiuso bilanci in rosso a causa dell’aumentato costo del carburante, fattore quest’ultimo che si è andato ad aggiungere al perenne stato di crisi attraversato dall’industria aerea, e poi apprendere circa le indagini avviate contro i vettori sul sovrapprezzo da loro applicato.
La notizia sulle investigation in corso, è stata resa pubblica a metà dello scorso febbraio, e per la verità riguardava due filoni ben distinti.
La prima operazione congiunta, condotta su entrambi i versanti atlantici dall’antitrust europeo e americano vede coinvolte fra i tanti, British Airways, Lufthansa, Air France-Klm, Japan Airlines, American e United. Nel mirino degli ispettori i sovrapprezzi fissati dalle compagnie aeree per sopperire agli aumentati costi del carburante.
Le indagini sono state avviate poiché i rincari, secondo alcune denuncie pervenute, sembrava fossero sostanzialmente uniformi, cioè non differivano fra loro, indipendentemente dal vettore che li praticava. Essi inoltre sarebbero rimasti in vigore anche a fronte di periodi nei quali si era registrato il calo dei prezzi energetici.
Un peso e due misure…
Queste motivazioni ci fanno venire in mente qualcosa…. Tutto ciò che abbiamo descritto, non è per caso quello che esattamente accade non da anni, ma da decenni, sul prezzo della benzina e del gas? E avete mai sentito parlare di blitz condotti nelle sedi delle compagnie petrolifere o delle società che erogano il gas? E non è forse vero che i prezzi di questi due servizi, incidono sulle nostre tasche in maniera decisamente più rilevante che non quanto possa invece incidere l’acquisto di un biglietto aereo che di certo non è una transazione che si effettua tutti i giorni?
Ancora, non è forse il caso di ricordare alle autorità antitrust che i comuni cittadini, la gran moltitudine di tutti noi, sarebbe molto più interessata a veder calare il prezzo della bolletta del gas o il prezzo del carburante auto piuttosto che quello di un biglietto aereo allorché -come ricorda la nota- si verifica un calo dei prezzi dei prodotti energetici?
Ecco se c’è un particolare che sa tanto di presa in giro in questo odierno mondo, è che si tende a spacciare per altamente meritoria una indagine la quale non sappiamo sinceramente valutare a quante persone possa interessare, mentre si tralascia di agire su aspetti concreti che riguardano realmente la vita quotidiana di milioni di utenti, quali tutti noi siamo, ad esempio, nei confronti del carburante o del gas.
Il secondo filone sul quale è scattata l’indagine è quello relativo alle tariffe cargo. In questo caso il blitz ha visto gli ispettori recarsi agli uffici di British, Lufthansa, Air France-Klm ed anche presso la più grande compagnia tutto merci europea, la lussemburghese Cargolux.
I motivi in questa fattispecie sono nuovamente discutibili: si trattava di appurare se esiste un mega-cartello internazionale per l’applicazione delle tariffe delle spedizioni merci.
Chi è minimamente addentro all’ambiente, sa benissimo che le tariffe sono da tempo ridotte all’osso; è da anni ormai che tutti i vettori applicano prezzi cosiddetti “confidenziali” i quali sono lontani anni-luce da quelle che una volta erano le tariffe ufficiali ed è altrettanto indubitabile che ogni compagnia “spia” quanto applicato dal concorrente per eventualmente rendere più competitiva la sua tariffa. Quindi anche in questo settore è presente una accesa concorrenzialità.
Andrew Traill, responsabile della FTA (Freight Transport Association) intervistato sulle ispezioni alle sedi dei vettori ha dichiarato che gli spedizionieri sanno perfettamente che le aerolinee sono sotto pressione per i costi, “but he doesn’t understand why surcharges can’t be built into freight prices. Security (surcharges) stick around year after year. Why not just include it in the price?” (AirCargo World, Marzo 2006).
Quindi, come si vede, non siamo i soli a ritenere errata la politica condotta dalle aerolinee.
Ci sia inoltre permesso ricordare, che il settore aereo è quello che ha inventato, primo fra tutti i comparti commerciali, la formula “low cost”, tramite la quale la gente si è potuta muovere con il mezzo aereo a prezzi decisamente irrisori. Il motto “low cost-no frills” è stato lanciato per primo dall’industria aerea commerciale, ed ha squassato un sistema anchilosato da anni di protezionismo. Solo il prendere atto di questo particolare avrebbe dovuto convincere che ben altri erano i settori su cui si sarebbe dovuta accentrare l’attenzione degli ispettori antitrust.
Caso ha voluto che proprio negli stessi giorni in cui sulla stampa mondiale si poteva leggere dei blitz dell’antitrust negli uffici delle compagnie aeree, la IATA tramite il suo direttore generale, Giovanni Bisignani, lanciava un appello contro il caro aeroporti avanzando alla Commissione UE la richiesta di una Authority in grado di vagliare e monitorare le tariffe aeroportuali. In risposta il commissario europeo ai trasporti, Jacques Barrot, ha annunciato che si sta vagliando la possibilità di una normativa per rafforzare i controlli sulle tariffe chieste dai gestori aeroportuali alle compagnie aeree.
L’Assaereo, associazione dei vettori italiani, ha pienamente condiviso l’iniziativa della Iata e in una intervista concessa al Sole-24Ore Francesco Festa, vice presidente dell’associazione, ha dichiarato fra l’altro: “sarebbe utile arrivare a una posizione di reale partnership fra le compagnie aeree e gli aeroporti, perché questi ultimi sono per noi una vera e propria materia prima come il carburante, i servizi di bordo e la manutenzione. Il business è lo stesso e non c’è alcuna contrapposizione di interessi. Dobbiamo lavorare insieme per un maggiore equilibrio dei costi” (Il Sole 24 ore – 17 febbraio 2006).
Ma è proprio sull’equilibrio dei costi che si scontrano le opposte tesi, prova ne sia che il recente provvedimento sui requisiti di sistema ha visto le associazioni degli aeroporti fare un immediato ricorso a Bruxelles, affinché non vi sia alcun taglio nelle tariffe che gli aeroporti addebitano alle aerolinee. (sull’argomento, vedi il numero di dicembre 2005).
In chiusura, proponiamo quanto apparso sui quotidiani datati 23 marzo 2006: “scattano le tariffe di luce e gas; rincari dal 1° aprile per effetto della crisi metano”; e pochi giorni dopo sullo stesso giornale appare mezza pagina di pubblicità di Ryanair che annunciava voli da Ciampino per Milano Orio al Serio a partire da 1 euro e 99 centesimi, per Londra Luton/Stansted a partire da 2 euro e 99 centesimi, ed altre “folli” tariffe…. Così va il mondo: si avviano inchieste sui biglietti aerei, ma nel frattempo le bollette di luce e gas continuano a salire indisturbate!
Antonio Bordoni