Il problema dell’operatore romano è venuto a galla nel mese di aprile. Alcuni passeggeri in procinto di partire per le vacanze nel Mar Rosso, infatti, all’imbarco erano stati invitati dalla compagnia aerea, che effettuava il trasporto charter per conto del T.O., a ripagare il volo direttamente in aeroporto altrimenti non li avrebbe fatti partire. La ragione? Maxitraveland doveva al vettore un bel po’ di soldi arretrati e la compagnia li voleva recuperare nella maniera più sbagliata possibile: dalle persone che non c’entravano niente. Ora, a parte il fatto che non si deve arrivare ad un’azione del genere nei confronti di chi ha saldato il suo viaggio ed è in aeroporto felice di iniziare la sua vacanza, ritengo che le compagnie aeree, se vogliono stare tranquille, non dovrebbero fare tanto credito ai T.O., a maggior ragione quando si saltano dei pagamenti. È talmente normale che quando si accumula un forte debito con un fornitore vuol dire che non ci sono le corrispondenti entrate per saldare i debiti, che mi sembra ovvio che i vettori o albergatori debbano pretendere i pagamenti con una certa regolarità. Troppi charter e mercato insufficiente per coprire i costi dei posti acquistati – spesso svenduti o ‘bucati’ – sono un rischio enorme per tutti e bisogna stare con le ‘antennine’ vigili nei confronti degli operatori insolventi. Perché, dunque, i vettori o gli albergatori devono arrivare a situazioni così estreme, e politicamente scorrette, per avere i loro soldi?

L’inizio ad aprile…

Comunque, dopo l’episodio di aprile sembrava che tutto fosse rientrato ma, come sappiamo, le cose sono andate diversamente. Un mese dopo, in una breve lettera inviata alle agenzie di viaggio da Maxitraveland, l’operatore avvertiva dell’interruzione della sua programmazione charter.

Chiaramente la notizia ha creato non pochi problemi a chi è rimasto a gestire situazioni sicuramente poco chiare e a dir poco spiacevoli. Agenzie che avevano già saldato le prenotazioni dei propri clienti si sono trovati con un pugno di mosche in mano e con l’impossibilità di riprendere i soldi versati.

Dipendenti, tanti, che da un giorno all’altro si sono trovati a cercare un nuovo lavoro in un momento non propriamente felice per il turismo. Ma la domanda che mi pongo è la seguente: possibile mai che nessuno all’interno dell’azienda si sia mai accorto che le uscite superavano le entrate? Ma chi teneva la contabilità o si occupava dei pagamenti ai fornitori, possibile che non si sia mai reso conto dell’accumulo di debiti? Un fallimento non avviene da un giorno all’altro… ci sono sempre le avvisaglie, per chi le vuole vedere, ben inteso!

Falliscono e lasciano nei guai le ADV…

Ed è mai possibile che nessuno si sia mai posto il problema che se si ‘bucavano’ alcune partenze voleva significare che si erano acquistati troppi posti rispetto a quelli che si riusciva a vendere? Non so cosa pensare in queste situazioni. Non è la prima volta, infatti, che nel giro di pochi giorni – o da un giorno all’altro addirittura – aziende considerate solide e ‘di nome’ chiudano i battenti. È successo un paio di anni fa anche a Merzouga, altro T.O. rampante romano, che di punto in bianco ha chiuso gli uffici e nessuno ha saputo più che fine avessero fatto i titolari, e a chi rivolgersi per riprendere i soldi che erano stati versati loro. A distanza di 2 anni nessuno sa niente, neppure quei dettaglianti che avrebbero il diritto di sapere perché si trovano a subire dai propri clienti delle cause legali, nelle quali hanno come unica colpa quella di aver prenotato con il T.O. sbagliato, magari su espressa indicazione dei propri clienti. Anche qui, nei fallimenti degli operatori, chi ci rimette è sempre la figura (sempre meno tutelata) dell’ADV. Come la giri, la giri, è sempre l’ADV quello che per primo ne fa le spese!